domenica 9 agosto 2020

Chi è don Luigi Villa?



Un monumento massonico a Paolo VI


Non era la prima volta che la Massoneria usava tutto il peso dell’Autorità di un Papa per calpestare delle verità “dimostrate” e per imporre un corso forzato, o per vincere l’ostilità di un’intera popolazione.
Questo accadde anche nel 1984, quando il segretario personale di Paolo VI, il massone mons. Pasquale Macchi decise di erigere un monumento a Paolo VI, nella piazzetta del Santuario della Beata Vergine Incoronata, sul Sacro Monte di Varese. La popolazione non ne voleva sapere di questo monumento, ma la visita di Giovanni Paolo II del 1984 fu determinante nel mettere a tacere questa opposizione.
Il monumento, noto per la stranezza di avere una pecora con 5 zampe, fu inaugurato il 24 maggio 1986, alla presenza del massone onorevole Giulio Andreotti, del massone Segretario di Stato, card. Agostino Casaroli e del massone mons. Pasquale Macchi, segretario personale di Paolo VI, il cui nome compare nella “Lista Pecorelli” insieme a quello del card. Casaroli.

Nel novembre 2000, pubblicai il libro: “A Paolo VI un monumento massonico”, col quale dimostrai che la Massoneria, in questa scultura, aveva esaltato l’uomo Paolo VI come “Capo Supremo della Massoneria” e come “Pontefice Ebreo”, e lo aveva glorificato per i suoi “tre atti di Giustizia” massonica, e cioè di aver tradito Cristo, la Chiesa e la Storia dei popoli cristiani.
Il libro di don Villa, “Paolo VI beato?”, uscito dodici anni dopo l’inaugurazione di questo monumento, termina con questa frase: «Un Paolo VI, cioè, che ha tradito Cristo, la Chiesa, la Storia». La Massoneria aveva “scolpito” questi “tradimenti” nel bronzo di questo lugubre monumento; don Villa, invece, li aveva “scolpiti” in un trattato storico-teologico di 284 pagine.

Ma il discorso su Paolo VI non era ancora concluso, e così, il 31 gennaio 2003, uscì il terzo libro di don Villa:

“La ‘nuova chiesa’ di Paolo VI”, di ben 380 pagine, e sempre inviato ai vertici della Chiesa e ad una parte del clero italiano. Il contenuto del libro era devastante e la reazione fu… un silenzio di tomba!
Il tipico silenzio che sigilla la politica del “mettere tutto a tacere”!
Ma non tutti tacquero.
Un giorno, don Villa mi disse: «Ieri sera ho ricevuto una telefonata anonima. Una voce mi ha detto: “Quando lei sarà morto, noi metteremo sugli altari Paolo VI”». Ci ridemmo sopra, chiedendoci se questa era una manifestazione di potenza, oppure proprio l’opposto.

a cura dell’Ing. Franco Adessa




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