sabato 5 dicembre 2020

VIGANÒ: COME IL VATICANO II SERVE AL NUOVO ORDINE MONDIALE.



 Il moderatismo strumentale alla Rivoluzione

Qualcuno potrebbe osservare che i Padri conciliari e i Papi che presiedettero quell’assise non si resero conto delle implicazioni che la loro approvazione dei documenti del Vaticano II avrebbe comportato per il futuro della Chiesa. Se così fosse – se cioè vi fosse stata una qualche resipiscenza nella loro precipitosa approvazione di testi eretici o prossimi all’eresia – non si comprende per quale oscuro motivo essi non abbiano saputo porre immediatamente un freno agli abusi, correggere gli errori, esplicitare gli equivoci e i silenzi. E soprattutto non si comprende per quale ragione l’Autorità ecclesiastica si sia accanita con tanta spietatezza nei confronti di chi difendeva la Verità cattolica, ed allo stesso tempo sia stata tanto indulgente e ignava verso i ribelli e gli eretici. In ogni caso, la responsabilità della crisi conciliare va individuata nelle colpe di un’Autorità che, pur tra mille appelli alla collegialità e alla pastoralità, ha gelosamente custodito le proprie prerogative, esercitandole solo in una direzione, ossia contro il pusillus grex e mai contro i nemici di Dio e della Chiesa. Le rarissime eccezioni in cui qualche teologo eretico o qualche religioso rivoluzionario sono stati colpiti dalle censure del Sant’Uffizio sono la triste conferma di una regola invalsa da decenni; e va ricordato che molti di questi, in tempi recenti, sono stati riabilitati senza alcuna abiura dei propri errori e addirittura promossi a incarichi istituzionali nella Curia Romana o negli Atenei Pontifici.

Questa è la realtà dei fatti, così come penso emerga dalla mia analisi. Sappiamo tuttavia che, oltre all’ala progressista conciliare e a quella tradizionalista cattolica vi è una parte dell’episcopato, del clero e del popolo che cerca di mantenersi ad uguale distanza da quelli che considera due estremi: parlo dei cosiddetti “conservatori”, ossia di quella frangia sedicente centrista del corpo ecclesiale che finisce con l’essere strumentale alla Rivoluzione perché, pur rifiutandone gli eccessi, ne fa propri i principi. L’errore dei conservatori risiede nel dare una connotazione negativa al tradizionalismo e nel collocarlo sull’opposto versante del progressismo. La loro aurea mediocritas consiste nel volersi arbitrariamente porre in medio non tra due vizi, ma tra la virtù e il vizio. Sono coloro che criticano gli eccessi della pachamama o certe esternazioni di Bergoglio, ma che non tollerano si metta in discussione il Concilio e men che meno che si evidenzi il nesso intrinseco tra il cancro conciliare e la metastasi attuale. La corrispondenza speculare tra conservatorismo politico e conservatorismo religioso consiste nell’adottare la sintesi “di centro” tra la tesi “di destra” e l’antitesi “di sinistra”, secondo l’impostazione hegeliana cara ai fautori del moderatismo conciliare.

[Come in ambito civile il deep state ha saputo gestire il dissenso politico e sociale tramite il ricorso ad organizzazioni e movimenti solo apparentemente di opposizione, ma che in realtà sono strumentali al mantenimento del potere; così in ambito ecclesiale la deep church si avvale del moderatismo dei conservatori per dare un’apparenza di libertà alla vita religiosa dei fedeli. Lo stesso Motu Proprio Summorum Pontificum, pur concedendo la celebrazione nella forma straordinaria, chiede saltem impliciter di accettare il Concilio e di riconoscere la liceità della liturgia riformata: questo escamotage impedisce a chi fruisce del Motu Proprio qualsiasi forma di dissenso, sotto pena di commissariamento o di scioglimento delle comunità Ecclesia Dei. E insinua nel popolo cristiano il pericoloso concetto che una cosa buona, per avere legittimazione nella Chiesa e nella società, debba per forza accompagnarsi ad una cosa cattiva o meno buona: solo una mente traviata può riconoscere parità di diritti a bene e male, e poco importa se si proclama personalmente a favore del bene, quando riconosce che altri possano essere favorevoli al male. In questo senso, la “libertà di scelta” di ricorrere all’aborto teorizzata dai politici democratici trova il proprio contraltare nella non meno aberrante libertà religiosa teorizzata dal Concilio ed oggi pervicacemente propagandata dall’anti-chiesa. Se non è lecito al Cattolico appoggiare il politico favorevole all’uccisione di una creatura innocente, non è ammesso approvare nemmeno il Prelato che procura la morte di un’anima incoraggiandola a rimanere in peccato mortale.]

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