« Dopo il peccato, il mistero dell' Incarnazione fu creduto con una fede esplicita, non solamente quanto all' Incarnazione del Verbo, ma ancora quanto alla passione ed alla resurrezione, che doveano liberare l'uomo
dal peccato e dalla morte. Altrimenti gli uomini non
avrebbero anticipatamente figurata la passione di Gesù Cristo mediante sacrifìci, tanto innanzi che dopo Mosè.
I più istruiti conoscevano perfettamente il significato
di questi sacrifizi. Gli altri credendo questi sacrifizi
istituiti dallo stesso Dio, aveano per mezzo loro una
conoscenza velata del futuro Redentore. Questa conoscenza più oscura nei remoti tempi, divenne più chiara
via via che il Messia si avvicinava.
« Se si tratta dei pagani, la rivelazione del mistero
dell' Incarnazione fu fatta ad un gran numero. Testimone fra gli altri, Giobbe, che dice: Io so che il mio
Redentore è vivo. Testimone la Sibilla citata da sant'Agostino. Testimone quell’ antica tomba romana, scoperta sotto il regno di Costantino e dell'Imperatrice
Irene, in cui trovossi un uomo che aveva una lamina
d'oro sul petto con questa iscrizione: Cristo nascerà
da una vergine, ed io credo in lui. 0 sole, tu mi rivedrai sotto il regno di Costantino e $ Irene. Se vi
ebbero di quelli che furono salvati senza questa rivelazione, non lo furono però senza la fede del mediatore.
Certo, essi non ebbero la fede esplicita, ma ebbero quella
implicita nella divina Provvidenza, credendo che Dio
fosse il liberatore degli uomini, con mezzi ad esso noti
e manifesti a coloro, che il di lui spirito avea degnato
ammaestrarne.1 »
Trovasi inoltre in tutte le epoche e sotto tutti i climi,
l’uso dei sacrifizi, delle purificazioni, delle adorazioni,
delle preghiere conservate presso i popoli pagani come
presso gli Ebrei. Chi potrebbe affermare che ognuno di
questi atti, manifestazione di una fede qualunque, non
avesse in ogni circostanza una relazione più o meno compresa, tra l’espiazione del peccato in generale e il peccato originale in particolare? Non trovasi egli scritto del
centurione Cornelio tuttora pagano, che le di lui preghiere e le sue elemosine erano accette a Dio? Parlando ai pagani del tempo suo, sepolti nella più rozza
idolatria, Tertulliano non dice ad essi: « Nella prosperità voi fissate i vostri sguardi al Campidoglio, ma nell’avversità, voi gli alzate al cielo, dove sapete che risiede il vero Dio? »
Sarebb’egli pure di una necessità invariabilmente assoluta, che il fanciullo fosse nato per trar benefìcio dalla
fede dei suoi genitori? « È vero, risponde un gran teologo, che in nessun luogo si legge che tali sacrifizi siano stati-offerti o ricevuti per i bambini tuttora nel seno
materno. Cosi in virtù di un ordine provvidenziale,
legalmente stabilito, nessun bambino prima di nascere,
non ha mai ottenuto con sacrifizi esteriori, la remissione del peccato originale. Parecchi hanno ricevuto
questa grazia per uno special privilegio, come Geremia
e san Giovan Batista. Tuttavia non dobbiamo disapprovare nè le preghiere, nè i voti, nè le buone opere esterne
dei genitori, per i loro figli nati o da nascere, e che
si trovano in pericolo di morte. Imperocché Iddio non
ha incatenato la sua onnipotenza ai sacramenti.
« Possono essi dunque pregare, affinchè egli si degni
nell’infinita sua misericordia condurli al battesimo, o
rimetter loro il peccalo originale. Allora Iddio che è
infinitamente buono, potrà salvarli. Ciò sarà non in
virtù di una legge, ma unicamente per grazia. Perciò,
senza una rivelazione, non bisogna affermare eh’ essi
sieno salvi, e il corpo loro non deve essere sepolto in
terreno sacro,1 »
Fin dove si estendeva e fin dove si estende ancora
questa possibilità della salute per gli infanti sopraccitati,
come per gli altri, mediante le preghiere, le opere buone,
i sacrifizi, la fede, insomma, de’genitori tuttora idolatri? Chi può ancora qui rispondere? Tutti questi dubbi e altri pure che possono, senza offendere l'insegnamento
cattolico, essere risoluti nel senso della misericordia,
permettono di diminuire, forse infinitamente più che
non si creda, il numero dei soggetti, e soprattutto delle
vittime eterne dello Spirito maligno. Se ella ne avesse
bisogno, questo solo basterebbe per giustificare, agli
occhi di ogni uomo imparziale, l'infinita sapienza, e
l'infinita bontà dell'eterno amatore delle anime, specialmente di quelle dei bambini.1
Monsignor GAUME
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