domenica 6 settembre 2020

CHIAMAMI PADRE



NELL'UNICO FIGLIO DIVENTIAMO TUTTI FRATELLI

Nell'unico Figlio diventiamo, dunque, tutti fratelli.
Tutti: cioè gli uomini che, senza alcuna distinzione, liberamente accettano di diventare partecipi dell'unica natura divina.
E diventando figli, diventano fratelli, perché acquistano la generazione dal Padre e la comunione col suo unico Figlio.
È dunque questo l'autentico fondamento della cristiana fraternità: la comune dignità di figli.
Siamo tutti fratelli perché diciamo "Padre" alla stessa Persona, e perché il Primogenito, Gesù, ci unisce in Lui in un unico Corpo, in un'unica realtà divina.



"CIO’ CHE SAREMO NON È ANCORA RIVELATO"

Ma non tutto è ancora stato rivelato, e quindi non tutto è ancora evidente.
Occorre fare un arduo passaggio da ciò che è visibile a ciò che è invisibile.
Ogni realtà sensibile è segno di una realtà sopra-sensibile. Occorre fare un balzo nella fede per riuscire a immaginare ciò che è ancora nascosto.
Il Regno di Dio sulla terra, la Chiesa, racchiude realtà divine, ma agli occhi terreni, queste realtà sono ben poca cosa~ Basta pensare all'Eucaristia: che cosa c'è di più umile di quella piccola ostia? Eppure è segno e presenza del Corpo di Gesù!
Noi siamo una realtà fragile e mortale, ma già possediamo una tale dignità che ci farà esplodere di gioia nel momento nel quale essa ci sarà pienamente e definitivamente rivelata. È celebre la frase di J. H. Newman: «Grace is glory in exile. Glory is grace at home» (La grazia è la gloria in esilio. La gloria è la grazia giunta a casa).



"GIÀ" E "NON ANCORA"

Il Padre fa di noi dei figli.
Nati da un padre e da una madre che ci hanno trasmesso le realtà terrene, nel Battesimo siamo rinati a figli delle realtà celesti.
Ora siamo come un feto immaturo, a mezza strada:
-     fra il passato e il futuro,
-     fra le cose che vediamo e quelle che non vediamo,
-     fra il bene e il male,
-     fra il rischio di accogliere il dono divino o di rifiutarlo,
in una lotta perenne con le nostre cattive tendenze e con l'azione di Satana che ci ostacola, con ogni mezzo, nel nostro cammino incontro alla piena e perfetta figliolanza divina.
Non siamo in una posizione né facile né comoda, e per questo soffriamo:
- di incompletezza, perché non abbiamo ancora la maturità definitiva;
di cecità, perché siamo chiusi nelle cose, non vediamo ancora con chiarezza;
di nostalgia, perché abbiamo già nelle vene il sangue di Dio e siamo costretti a sopportare il sangue turbolento e malato di uomini.'


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