TESTIMONIANZE DI EBREI...
Tutto il mondo ebraico riconobbe a Pio XII i Suoi altissimi meriti e Gli tributò le attestazioni più commosse.
- Pihas Lapid, poco prima di essere al Ministero degli Affari esteri di Israele, af fermò che Pio XII salvò, personalmente, o per mezzo di ecclesiastici, non meno di 150.000 ebrei, e, forse, più del doppio. - Il Rabbino di Roma, Israele Zolli, ringraziò Pio XII per la Sua opera in favore degli ebrei, a nome di tutti i suoi correligionari. - Il Capo Rabbino Elio Toaff, scrisse: «Più degli altri abbiamo avuto occasione di sperimentare la grande compassionevole bontà e magnanimità del Papa, negli anni infelici della persecuzione e del terrore, quando sembrava che per noi non ci fosse più alcuno scampo». - La Comunità israelitica di Roma (dove è sempre vivissimo il senso di gratitudine per quello che la Santa Sede ha sempre fatto in favore degli Ebrei romani) ci ha autorizzato a riferire, nella maniera più esplicita, la convinzione che quanto è stato fatto dal Clero, dagli Istituti religiosi e dalle Associazioni cattoliche, per proteggere i perseguitati, non può essere avvenuto che con l’espressa approvazione di Pio XII. - Il Ministro degli Affari esteri, Golda Meir, alla morte di Pio XII, esternò la sua gratitudine e quella di tutto il popolo ebraico a Colui che aveva alzato la voce e tanto operato in favore dei perseguitati. - Il Gran Maestro dei B’nai B’rith, dott. J.L. Lichten, scrisse: «Nessuno di coloro che conoscono il complesso dell’opera di soccorso espletata da Pio XII, può ritenere giusta codesta accusa (di Hochhuth). L’opera di Pio XII fu di un valore incalcolabile». - Il dott. Marcus Melchior, Rabbino-capo della Comunità ebraica di Danimarca, scrisse: «È veramente triste quello che noi dobbiamo vedere oggi: che si of fenda la memoria di un morto che non ha alcuna possibilità di difendersi. Ritengo che solo un errore di intelligenza possa suggerire a qualcuno l’idea che Pio XII avrebbe potuto esercitare un qualche influsso sul cervello di un uomo tarato (Hitler). Se solamente il Papa avesse aperto la bocca (e sappiamo che l’ha aperta sovente, a suo tempo!), Hitler avrebbe, forse ucciso molto di più che sei milioni di ebrei trucidati; forse avrebbe ucciso altrettanti cattolici, solo se si fosse convinto di guadagnarci qualcosa»1.
- Pinhas Lapile, Console d’Israele a Milano durante il pontificato di Pio XII, in seguito alto funzionario del Ministero degli Esteri, afferma: «... Dallo stesso comandante del campo (di Ferramonti-T rasia) appresi con commozione quanto aveva fatto il Papa Pio XII, intervenendo, personalmente, a favore dei 3.200 ebrei ivi internati. Questi sentimenti trovarono una toccante espressione nella lettera di ringraziamento consegnata allo stesso Pontefice, il 29 ottobre 1944, dallo Stesso direttore del campo, Giovanni Herrmann, e dal rappresentante di questa comunità israelitica, dott. Max Perels, con altri superstiti, il 29 ottobre 1944». «Quando nel 1942 eravamo minacciati di deportazione in Polonia, la Santità Vostra ha steso protettrice e paterna la Sua mano, impedendo la deportazione degli Ebrei internati in Italia e salvandoci da morte quasi sicura». - Nell’inverno 1944-45 tre Delegazioni ebraiche vennero a Roma, per ringraziare il Pontefice. - Il 29 novembre 1945, un gruppo di 12 ebrei, ex internati in Germania, presentarono a Pio XII, in segno di riconoscenza, albi, scritti biblici e altre piccole cose che avevano potuto salvare nella catastrofe. - Nella primavera seguente, un altro folto gruppo di ebrei Lo ringraziò «per la Sua generosità d’animo nel periodo della persecuzione». Pio XII rispose, commosso, che la Chiesa «può elevarsi al di sopra di ogni barriera stretta, dispotica, formata dall’egoismo umano e da odio di razza». - Nel giornale da campo della “Brigata ebraica”, combattente con la VIII armata, si legge: «... A perenne onore del popolo di Roma e della Chiesa Cattolica Romana, la sorte degli ebrei è stata mitigata, grazie alla loro of ferta, veramente cristiana, di aiuto e di ricovero... Per evidenti motivi non può essere ancora raccontata tutta la storia degli aiuti concessi dalla Chiesa cattolica al nostro popolo...».
- Lo storico Leone Poliakov, nella sua opera “Harvest of Hate”, afferma: «... contro il terrore hitleriano, la Chiesa ha svolto un’attività instancabile ed indimenticabile sul campo dell’azione umanitaria diretta, con l’approvazione e sulle insistenze del Vaticano». Leone Poliakov, storico imparziale dell’antisemitismo, evocando quello che Pio XII fece in favore degli ebrei d’Italia, scrisse: «Questo aiuto accordato dal Papa, nella Sua qualità di Vescovo di Roma, agli ebrei perseguitati, non era che l’espressione simbolica di una attività che si estendeva all’Europa tutta intera, incoraggiando e stimolando gli sforzi spiegati dalle Chiese cattoliche nella maggior parte dei Paesi. È certo che delle istruzioni segrete pervenivano dal Vaticano, raccomandando alle Chiese Nazionali di intervenire a favore degli ebrei» 2. - Al Presidente delle Associazioni ebraiche di Baltimora, Harry Greenstein, che Gli portava i ringraziamenti del suo amico, il grande rabbino Herzog di Gerusalemme, per tutti gli sforzi da Lui fatti per salvare e aiutare gli ebrei, Pio XII rispose: «Il mio unico rammarico è di non essere stato capace di salvare un numero più grande di ebrei»! - Uno degli ebrei salvati dall’intervento di Pio XII in Ungheria, Leone Kubowitzki, rifugiato in Israele, mutato il suo nome in quello di Kubowi, il 21 settembre 1945, ricevuto da Pio XII nella sua qualità di Segretario Generale del Congresso Ebraico Mondiale, offrì al Papa, per le opere di assistenza della Santa Sede, la somma di due milioni di lire, in segno di “riconoscenza” per l’opera compiuta da Pio XII a favore degli ebrei. - La Comunità israelitica di Roma «ha autorizzato a riferire, nella maniera più esplicita, la convinzione che quanto è stato fatto dal Clero, dagli Istituti Religiosi e dalle Associazioni Cattoliche per proteggere i perseguitati, non può essere avvenuto che con la espressa approvazione di Pio XII». - È ancora il Console Pinhas Lapide che, al giornale parigino “Le Monde” del 13 dicembre 1963, scriveva: «Posso affermare che il Papa personalmente, la Santa Sede, i Nunzi e tutta la Chiesa Cattolica hanno salvato da 150. 000 a 400. 000 Ebrei da morte sicura. Quando, a Venezia, fu ricevuto dal Cardinal Roncalli, che sarebbe divenuto Giovanni XXIII, e gli dissi la riconoscenza del mio Paese per quanto aveva fatto, allorché era Nunzio in Turchia, m’interruppe più volte per ricordarmi che ogni volta aveva agito su ordini precisi di Pio XII»3.
- Alla fine del novembre 1945, Pio XII ricevette ottanta rappresentanti degli ebrei profughi dai campi di Germania, venuti per “ringraziarlo” della «generosità mostrata loro durante la persecuzione». Il Papa parlò del carattere anticristiano delle ideologie dalle quali era partita quella persecuzione, condannata dalla legge del Sinai e dal “Discorso della Montagna”, e condannata dalla Santa Sede, insorta, fin dall’inizio di quelle concezioni, «le quali, nella storia della civiltà, saranno annoverate tra i più deplorevoli e disonorevoli traviamenti del pensiero e del sentimento umano». - Nel 1946, il 2 marzo, Raffaele Cantoni, presidente della giunta dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, faceva questa dichiarazione all’Indipendente: «La gratitudine imperitura degli ebrei, per quanti si sono adoperati in favore della comunità israelitica italiana, è stata solennemente dichiarata dal Congresso. In primo luogo, nei riguardi di Pio XII, per le prove di umana fratellanza fornite dalla Chiesa cattolica durante gli anni delle persecuzioni; e, poi, in ricordo dei sacerdoti che patirono il carcere e i campi di concentramento, e immolarono la loro vita per assistere, in ogni modo, gli ebrei». - In una circolare alle comunità ebraiche, si legge una analoga dichiarazione di riconoscenza, primamente «al Sommo Pontefice, ai religiosi e religiose, che, attuando le direttive del Santo Padre Pio XII, non hanno veduto, nei perseguitati, che dei fratelli»4. - Il Ministero israelitico della Quinta Armata, dopo la liberazione, così dichiarò alla Sinagoga di Roma: «Se non fosse stato per il soccorso veramente reale e sostanziale e l’aiuto dato ad essi dal Vaticano e dalle autorità ecclesiastiche di Roma, centinaia di rifugiati e migliaia di ricercati ebrei sarebbero, indubbiamente, periti molto prima che Roma fosse liberata» 5.
- Il Capo-Rabbino della comunità ebraica di Romania, dott. Safrau, ringraziò, uf ficialmente, il Nunzio Apostolico, Mons. Cassulo, «per aver fatto cessare le deportazioni degli ebrei e fatto affluire soccorsi nei loro campi di concentramento»6.
- Nel giugno 1955, un complesso orchestrale, composto da 95 artisti ebrei di 14 nazionalità, componenti l’Orchestra filarmonica d’Israele, eseguiva una sinfonia di Beethoven davanti al Santo Padre, in segno «di riconoscenza e di gratitudine per la immensa opera di assistenza umana, prodigata da Sua Santità, per salvare un gran numero di ebrei durante la seconda guerra mondiale». - Al dott. Irvin M. Engel, presidente della “American Jewish Committee” di New York, venuto (28 giugno 1957) con alcuni membri a ringraziarlo per quanto aveva fatto a favore degli ebrei, Pio XII ricordò la difesa di quegli infelici «assoggettati alla violazione dei diritti fondamentali, inerenti alla persona umana». E aggiunse: «Ad ogni occasione... abbiamo dichiarato, ener gicamente, che i principi fondamentali di giustizia e di carità, e la pratica, da lungo tempo seguita, di offrire asilo a coloro che non sono dei criminali, debba essere norma di governi, ai nostri giorni».
L’opera silenziosa, ma attiva, pratica intelligente, accorta, benefica e caritatevole di Pio XII, servì ad avvicinare alla Chiesa cattolica anche tanti spiriti che, poi, passarono dall’ebraismo al cattolicesimo; come un Bergson, uno Scholem, un Asch Franz Werfel, un Israel Zolli, Rabbino di Roma7, e tanti altri. Sono patrimonio storico, ormai, le innumerevoli “Lettere” e “documenti”, pervenuti al Vaticano, attestanti la riconoscenza verso la Chiesa cattolica per l’opera Sua verso gli ebrei.
- Dopo la morte di Pio XII, William Zukermann, direttore del “Jewish Newsletter”, ne scrisse l’elogio. Parlò della “commozione generale” degli ebrei di tutta l’America; disse che “nessuno statista” aveva dato agli ebrei un più poderoso aiuto; e che quanto fatto dal Vaticano fu una delle maggiori manifestazioni di “umanitarismo” del secolo XX! - Il Procuratore Generale israeliano, Gideon Hausner, nell’illustrare l’atto di accusa contro Eichmann, a Gerusalemme, il 18 aprile 1961, disse che a Roma, durante il rastrellamento degli ebrei del 16 ottobre 1943, «il clero italiano aiutò numerosi israeliti e li nascose nei monasteri, e il Papa Pio XII intervenne, personalmente, a favore di quelli arrestati dai nazisti». - L’ex Rabbino di Roma ha lasciato scritto: «Nessun eroe della storia ha mai comandato un esercito più combattivo ed eroico di quello guidato da Pio XII nella battaglia della Carità cristiana»! - All’inaugurazione del cippo marmoreo, (27 giugno 1948), in Roma, ricordante la visita di Pio XII alle rovine fumanti di San Lorenzo, c’era anche il Rabbino-capo di Roma, David Prato.
Forse, Hochhuth non ha mai visitato l’urna di Pio XII, così perennemente adorna di fiori, a riconoscenza per la sua diuturna fatica e sollecitudine pastorale verso i perseguitati e gli oppressi di qualsiasi nazionalità e opinione politica. Il suo libello, anche per questo, è un insulto all’anima cristiana. É ancora vivo il ricordo del 14 giugno 1945, quando la piazza S. Pietro brulicava, non solo di cattolici, ma anche e, soprattutto, di israeliti, di protestanti e di comunisti. Mai si videro tante bandiere rosse, in piazza S. Pietro, come quel giorno! E tutti erano lì, venuti da ogni dove, in quel giorno della liberazione (e, allora, la memoria di quanto aveva fatto Pio XII era fresca, e nessuno la poteva contraf fare!), per acclamare il “Padre”, e per ringraziare Pio XII, il Pastore angelico che custodì, difese, intrepidamente, Roma, l’Italia e tutta l’umanità, nell’ora del più bestiale conflitto! L’Abate Toulat direbbe: «Gli Ebrei hanno compreso molto meglio di Hochhuth (e dei comunisti!) i sentimenti profondi del Vicario di Cristo»!
sac. Luigi Villa
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