MICHELA
La mia lotta per scappare dall'Inferno
Un impegno al sabato sera
Un giovedì di giugno del 1995 mi ha telefonato per dirmi che, se mi faceva piacere, avrei potuto trascorrere con lei il fine settimana: «In questi giorni sono libera, però mi sento molto stanca e non mi va di uscire».
A me non pareva vero. Ho chiesto al proprietario del ristorante due giorni di ferie e lui non mi ha fatto problemi. Il venerdì la Dottoressa mi sottopose a terapia ipnotica sia al mattino sia al pomeriggio, dopodiché avemmo anche un rapporto sessuale. La medesima cosa avvenne il sabato. Verso le undici di sera mi disse:
«Io ho un impegno. Vuoi venire con me?» e io ovviamente accettai. Senza spiegarmi nulla, si limitò ad aggiungere: «L'unica condizione è che tu non puoi vedere dove andiamo. Perciò ho bisogno di bendarti gli occhi». Io non mi posi alcun problema: in auto mi lasciai mettere una benda e non vidi assolutamente nulla durante il tragitto.
Quando la macchina si fermò, lei mi intimò di mantenere gli occhi bendati e mi mise un cappuccio sulla testa. Tenendomi per mano, mi aiutò a scendere una scalinata ed entrammo in una specie di grotta, forse una cripta, dove mi fece togliere la benda dagli occhi. I muri erano grezzi e dal soffitto gocciolava dell'acqua. La cosa strana era che avevo la sensazione che in quel luogo c'ero già stata. Lei aveva una tunica e un cappuccio rossi e stava salutando un'altra persona vestita allo stesso modo. Gli altri presenti avevano tutti sia la tunica che il cappuccio neri.
Ho compreso subito che si trattava di una setta satanica, senza bisogno di porre domande o di ricevere spiegazioni. Oggi sono convinta che tutte le informazioni necessarie mi erano già state inculcate attraverso l'ipnosi. In effetti anche in seguito, quando agli appuntamenti arrivavo in automobile da sola, non avevo mai difficoltà a trovare posti sperduti, senza alcuna indicazione stradale. E pensare che, in tante volte, non ricordo di essere mai tornata in un medesimo posto. Probabilmente nella quarta terapia settimanale, che si era intanto aggiunta ogni sabato ricevevo le opportune istruzioni: funzionava meglio del navigatore satellitare!
Per terra erano sparse piccole candele rosse e nere, mentre un diffusore di essenze spargeva nell'aria una sorta di incenso, che dava una sensazione di ebbrezza. Forse era un oppiaceo. Più recentemente ho letto che vengono utilizzati stramonio e belladonna, nei quali ci sono alcaloidi che inducono eccitazione. E poi io avevo ingerito sia cocaina sia alcol, e così penso che avessero fatto anche gli altri, tranne forse il Sacerdote e la Dottoressa, che mi sembravano sempre capaci di tenere sotto controllo la situazione. ,La persona che presiedeva la messa nera era generalmente un maschio. Si poneva dall'altro lato dell'altare, mentre noi eravamo a semicerchio dinanzi a lui. Tutto si avviava con una specie di canto, "nel quale ciascuno intonava qualcosa che si potrebbe definire una litania, con bestemmie e maledizioni contro Dio, la Madonna, i Santi, il Papa. Era un crescendo, che esplodeva e poi tornava a scendere, fino a quando il Sacerdote dava avvio alla messa nera. Lui cominciava a pronunciare alcune frasi in latino, alle quali noi rispondevamo leggendo su un libretto che ci era stato dato all'ingresso e che poi dovevamo restituire all'uscita (non ho mai imparato niente a memoria, né ho mai portato via qualcosa da lì: entravo a mani vuote e col portafoglio pieno e uscivo a mani vuote e col portafoglio vuoto!).
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