APPARIZIONI DI SAN GIUSEPPE
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Nel 1847 alcune suore della Congregazione di san Giuseppe dell’Apparizione, fondata da santa Emilia da Vialar, stavano viaggiando dalla Francia alla Birmania. Siccome a quell’epoca non esisteva ancora il canale di Suez, dovettero sbarcare ad Alessandria ed andare a Suez attraverso il deserto. Dice una delle protagoniste, suor Cipriana: La strada si percorreva su pessimi carri condotti dagli arabi. Le nostre sei sorelle erano tutte giovani e senza esperienza di viaggi; e in più portavano ventimila franchi nelle loro borse per i costi del percorso, che non era certo sicuro... Durante il viaggio da Alessandria d’Egitto a Suez un uomo anziano si presentava davanti alle nostre consorelle ogni volta che il carro si fermava e diceva loro: “Sono io, figlie mie, non temete, ci sono io”. L’anziano aveva una lunga barba ed un bastone in mano. Prendeva i loro piccoli pacchi e le aiutava a scendere dal carro. Questo durò finché le nostre care sorelle s’imbarcarono a Suez. Dopo averle accompagnate fino alla nave l’uomo disse ancora: “Addio, figlie mie, buon viaggio, non temete nulla, ci sono io con voi”. E sparì. Le nostre suore si guardarono l’un l’altra mentre la nave iniziava a muoversi e come i discepoli di Emmaus, i loro occhi si aprirono in quell’istante 47 . E riconobbero in quell’anziano san Giuseppe, ormai scomparso senza lasciare traccia.
Precisamente, il nome della Congregazione San Giuseppe dell’Apparizione, si deve probabilmente ad un’apparizione che ebbe la fondatrice, come raccontava una sua nipote, la signora Camille Brusley, in una lettera all’abate Brunet: Io non so se Lei è a conoscenza dell’apparizione di san Giuseppe a mia zia nel 1880. Ella non ne parlò mai, ma mia madre (Rosina de Bermond), con la quale mia zia si era confidata, mi raccontò che, all’inizio della sua vocazione, disperata per l’opposizione assoluta da parte di suo padre, si prostrò in ginocchio e pregò con tutto il suo cuore. San Giuseppe le apparve e le disse: “Non scoraggiarti, figlia mia, troverai degli ostacoli, dovrai soffrire molto e sopportare tante amarezze, ma la tua opera prospererà” 48 .
Dice il famoso apostolo e mistico francese padre Lamy (1853-1941): Cominciai a sentire il desiderio di essere sacerdote il giorno della mia prima comunione a 11 anni. Io studiavo, quando potevo, cioè solo di notte, non riuscivo a capire come sarei potuto diventare sacerdote. Non avevo i mezzi e mi sentivo incapace. Ero disperato. Fu allora che mi apparve san Giuseppe e mi confermò nella vocazione. Mi disse: Sarai sacerdote e un buon sacerdote. Da quel momento feci tutti gli sforzi possibili per esserlo. San Giuseppe mi parlò in modo imperativo, stendendo la sua mano in avanti, come per giurare 49 .
La seconda volta che mi apparve fu alla Courneuve. Mi parlò di cose personali. Egli è molto buono e ha la voce tanto dolce quanto la Madonna. Ha l’accento della sua terra e la voce un po’ roca come quella degli orientali.
La terza volta fu pure alla Courneuve, nella sala del giardino, non in chiesa. Avevo sistemato là l’immagine di san Giuseppe. Era il 3 luglio del 1917. Le dame della parrocchia l’avevano pulita e io la vidi tre o quattro giorni dopo. Quando entrai nella sala, egli era lì sorridente. Io gli chiesi: Sei san Giuseppe?
Egli mi parlò di cose personali 50 .
Dice san Luigi Orione: Eravamo nel marzo del 1900. Erano tempi in cui non avevamo nulla, non avevamo pane e san Giuseppe venne in nostro aiuto... avevamo molto bisogno di soldi e ci raccomandammo a san Giuseppe, che viene invocato come amministratore, o meglio, come provveditore delle case religiose come lo fu per la Sacra Famiglia... Un giorno, non avevamo proprio niente ed esattamente durante la novena di san Giuseppe, l’antivigilia della sua festa, sembrava che egli non ci volesse aiutare. Ma ecco che si presenta alla porta un signore che domanda:
Dov’è il superiore?
Il portinaio viene a dirmi: Un signore vuole parlarle.
È un creditore?
Non lo conosco.
Non è il lattaio o il macellaio?
Non so.
Erano tempi in cui dopo un creditore ne arrivava un altro e non mi lasciavano in pace. Scesi in fretta le scale e vidi un signore vestito modestamente e con la barba. E mi dice:
Lei è il superiore? Qui c’è del denaro.
E lasciò una grossa busta piena di soldi. Questo lo ricordo come se fosse stamattina. Io gli chiesi se dovevamo celebrare delle messe secondo le sue intenzioni. Mi rispose di no e che dovevamo continuare a pregare. Io non l’avevo mai visto. Lui mi guardò un attimo, s’inchinò e se ne andò in fretta. Avrei voluto trattenerlo, ma non ne ebbi il coraggio. Tuttavia, la sua presenza e le sue parole mi lasciarono meravigliato. E mentre usciva, mi riferirono quelli che erano stati presenti all’incontro, il suo volto aveva un che di celestiale. Allora c i mettemmo tutti a seguirlo per vedere dove andava. Ma quell’uomo uscì dalla porta, fece alcuni passi scendendo le scale esterne e non lo si vide più né a destra né a sinistra, né in cortile né in chiesa. Mandai due persone a cercarlo ma non lo trovarono. Appena uscito era subito scomparso.
Venne mons. Novelli, gli raccontammo quanto ci era accaduto ed egli disse: Era san Giuseppe, era veramente san Giuseppe.
Io gli feci osservare:
Però era giovane, troppo giovane e con la barba rossiccia...
Egli mi rispose: San Giuseppe non doveva essere vecchio...
Ciò che è certo è che nella busta c’erano soldi abbastanza da pagare tutti i creditori più urgenti e più importanti. E di questo ne fummo sempre grati a san Giuseppe 51 .
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P. ÁNGEL PEÑA O.A.R.
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