Che il fare la volontà di Dio è il sommo bene della vita, è il Cielo, è la beatitudine anticipata.
Da tutto ciò che si è detto, segue che l'adempire la volontà di Dio è una aggregazione di tutti i beni; e però è il sommo bene di questa vita, una beatitudine anticipata, un paradiso in terra, una gloria in questa valle di lacrime, poiché se consideriamo le condizioni della beatitudine, secondo ciò che dicono i filosofi e gli scolastici, le ritroveremo tutte nella perfetta conformità con la volontà divina.
Alcuni definiscono la beatitudine una raccolta e aggregato di tutti i beni. Questo ritroviamo qui; poiché tutti i beni si vengono a ridurre a quelle tre sorta di beni, che sono l'utile, il dilettevole, l'onesto; i quali beni abbiamo veduto come stanno tutti nell'adempimento della volontà di Dio, non essendovi altra cosa per noi più utile, di maggior contento, di maggior cuore, più ragionevole. Onde tutti i beni, cioè tutte le sorta di beni, stanno accumulati in questa occupazione. Altri dichiarano beatitudine quella, alla quale nulla manca. Il che parimente si adempie nella conformità al volere divino; perché, non essendo la mancanza delle cose cagionata dall'esserne privi, ma dal desiderio che di esse abbiamo, e non essendo chi fa perfettamente la volontà di Dio, né avido di altra cosa, né inclinato a cosa alcuna, non manca di nulla, perché nulla desidera. Altri dicono la beatitudine un bene indeficiente, un'allegrezza eterna, senza imitazione e interruzione. Il che è pure di chi adempie la volontà divina; perché il bene, che questi acquista e l'allegrezza che possiede, non gli può mancare, essendo sempre la medesima causa, che è il gusto di Dio e l'adempimento della sua volontà; la qual causa dura in qualsivoglia successo, così prospero come avverso, e riconoscendo sempre che tutte le cose vengono dalla mano di Dio. E siccome Cristo Signor nostro, fra tanti tormenti che patì, non perdé mai la beatitudine dell'anima, così chi sta conformato alla volontà divina, per molti travagli che l'affliggano, non perde mai il suo gusto e contento; perché mentre ha unito il suo volere con quello di Dio, vedendo che tutte le cose vengono da tanto buon cuore e da tanto potente mano, i medesimi travagli gli si convertono in godimento, perché più desidera e ama la volontà di Dio che la sua. Che però quelle cose che gli potrebbero dar pena, gli cagionano contento e consolazione, non avendo cosa che lo possa inquietare, né che interrompa la sua pace. E siccome il santo abbate Deicola sempre rideva per il gran contento che aveva, e gioiendo diceva: Nessuno mi può togliere Cristo; cosi chi va conformando la sua volontà con Dio, può star contentissimo e dire: Nessuno mi può levare il mio gusto; e quello che é più: Nessuno mi può togliere Dio. E non sarà mai interrotta questa contentezza, perché né termina, né s'interrompe con la morte, ma passa da questa vita all'altra, per durare nei secoli dei secoli.
E se la beatitudine, come altri la definisce, é un adempimento di tutti i desideri, che beatitudine é quella di chi non vuole, non desidera altra cosa, se non quello che Dio vuole? Poiché con ciò vede adempito ogni suo desiderio, e tutto quello, che più vuole e può desiderare, e va sempre adempiendo la sua volontà in una maniera stupenda; perché chi, negando la sua volontà, fa che la sua volontà non sia altra che quella di Dio, viene per questa strada a fare che sempre si vada facendo e adempiendo la sua volontà: e questa è una causa di grandissima allegrezza.
Finalmente l'adempire la volontà divina é un possedere Dio con unione strettissima: perché non v'è cosa con la quale più si uniscono due insieme, che la conformità della volontà, per cui si dice, che sono un cuore e un' anima sola, e che si trasformano l'uno nell'altro. Essendo dunque Dio tutti i beni, quello che sta tanto strettamente unito con Dio e lo possiede per titolo d'amore, con ragione si dice che ha tutti i beni: e se ha tutti i beni é chiaro che nulla gli manca: e se nulla gli manca, non gli deve mancare un bene tanto grande, quanto è la sicurezza: di maniera che non gli si possa nulla togliere, se egli non vuole; godendo di quella beatitudine, che può aversi in questa vita, con il possesso di tutti i beni, senza mancanza di alcuno di essi e senza pericolo che mai finiscano, se non per sua colpa.
P. EUSEBIO NIEREMBERG, S. J.
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