domenica 28 febbraio 2021

DELLE CAUSE DEI MALI PRESENTI E DEL TIMORE DE' MALI FUTURI E SUOI RIMEDI AVVISO AL POPOLO CRISTIANO

 


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San Bernardino da Siena, quel singolare Apostolo dell'Italia, parlando in un suo sermone dei peccati, per cui Dio flagella i popoli, annovera tra questi la vanità, la reziosità, e la superfluità degli ornamenti, i quali, dice il Santo (Tom. 2. edit. Veneta 1745. Serm. 18. art. 2 c. 2.), dopo che si sono moltiplicati in una città, se anche scendesse un Angelo dal cielo, o se anche predicassero contro queste superflue vesti un Paolo, e Cristo, credo, che non la vincerebbero, si a motivo dell'avarizia, perchè gli uomini col disfarle, o col venderle, non ne ritrarrebbero il prezzo desiderato; si perchè troppo duro parrebbe alle femmine vane il lasciarle ; sì perchè questo è un peccato, che accieca, e che chiama sopra di se il giudizio di Dio. Onde per rimuovere il lusso, quando è moltiplicato, non si trova altro rimedio, come io stesso ho sperimentato in molte città, se non se il flagello di Dio che purghi la terra da tanta superfluità di ornamenti. Sin qui San Bernardino da Siena. Ora non è questo un passo, che si può applicare con tutta esattezza ai ricchi della Francia, e specialmente della sua capitale? Dio castiga i mercatanti per le frodi, per le usure, e pel pascolo somministrato al lusso, ed alla impudicizia. Imperocchè molto a quest'ora hanno perduto le arti nella Francia, e per la mancanza degli artefici, e per la fuga degli stessi mercatanti, e anche per l'odio, e pel disprezzo in cui sono caduti presso gli stranieri, e molto più è da credere, che perderanno in appresso. Si verifica oggimai, od è vicino ad avverrarsi sopra la capitale del regno ciò, che sta scritto nell'Apocalisse dell'empia Babilonia. E i mercadanti della terra piangeranno e gemeranno sopra di lei, perchè nessuno comprerà più le loro merci... E quelli che di tali cose faceano negozio, e sono stati da essa arricchiti, se ne staranno alla lontana per tema de suoi tormenti, piagnendo e gemendo, e diranno: ahi, ahi, la città grande che era vestita di bisso e di porpora e di cocco, ed era coperta d'oro, e di pietre preziose e di perle: come in un attimo sono state ridotte al nulla tante ricchezze (1)! - Dio castiga il popolo. Dopo che la setta filosofica, come osserva il sig. Audai nel (ivi pag. 26), avea infettato co suoi principii tutte le classi della società; dopo che il dispregio di tutte le religioni conosciute insidiava il trono stesso, ognuno può ben immaginarsi, che cosa fosse divenuto il volgo. Egli era un popolo attaccato da tutti i vizii della viltà, e della corruzione, e dallo scandalo di una dissolutezza di costumi e d'i dee senza esempio: un popolo, che già si allontanava dai tempii, dove entrava colla più profonda indifferenza pel loro culto, e per la sua fede. Che maraviglia adunque, se questo popolo è precipitato nella rete da se medesimo? Inebbriato dalle false lusinghe di una dannosa libertà, abbandonandosi in un momento a tutti i vizii, dopo aver divorate le sostanze degli altri, è vicino a divorare se stesso. Quale disavventura pel popolo francese, diceva il vescovo di is(Testimon. della Chies. di Fran cia ec. edit. Venet. 1791. tom. 2. pag. 25), se fosse destinato a precipitare da se medesimo nell'abisso, che si nasconde ai suoi occhi, e che si scava da lungo tempo sotto i suoi piedi! A me pare, che questa disavventura sia già cominciata, e vada in fretta a compirsi.

Ecco, dice Isaia, ecco il Signore, che toglie da Gerusalemme, e da Giuda i potenti difensori, ed ogni più necessario sostentamento (1). E il popolo andrà con impeto l'un contro l'altro, e ciascuno contro il suo prossimo: s'alzerà il fanciullo con tumulto contro il vecchio, e l'ignobile contro il no bile (2). Va in rovina Gerusalemme, e Giuda precipita, perchè provocarono gli occhi della maestà di Dio col loro parlare, e colle loro invenzioni (5). L'impudenza del loro volto gli ha condannati; e pubblicarono, e non nascosero il lor peccato, come altrettanti sodomiti. Miseri loro, perchè han riscevuto male per male (1). Il mio popolo fu spogliato da suoi esattori, e signoreggiato dalle femmine. O popol mio, coloro che ti chiaman beato, t'ingannano, e pervertono i tuoi passi (2). - Ma insieme per mezzo di questo popolo Dio castiga i suoi medesimi seduttori. Che ignominia sarà per i filosofi, quando si leggerà nelle storie, che questa schiatta illusa, la quale annunziava da per tutto la pace, e avea sempre sulle labbra, come un favo di mele, l'umanità, in pochi mesi ha fatto del regno più fiorito e più potente uno scheletro scarnato, esangue, e mal stabile sui proprii piedi? Intanto essi medesimi si sono veduti, e si vedono tuttodi perseguitati da quel popolo, di cui si chiamavano i benefattori, vicini a dissetare col proprio sangue l' arsura di quelle tigri, a cui essi hanno sciolte con tanta fretta le catene. Simili a quegli antichi filosofi, che conoscendo Iddio non gli resero la gloria a lui dovuta, hanno ricevuta la stessa pena, e gli ha Dio abbandonati alle ignominose loro passioni. Per la qual cosa abbandono gli Iddio ai desiderii del loro cuore.... riportando in se stessi la condegna mercede del proprio errore (1). E siccome non mostrarono di conoscere Iddio, cosi gli ha Dio dati in mano al loro reprobo senso, lasciandoli correre per tutte le strade dell'iniquità. E siccome non si curarono di riconoscer Dio: abbandono gli Iddio a un reprobo senso, onde facciano cose non convenienti, ricolmi di ogni iniquità, di malizia, di fornicazione, di avarizia, di malvagità, pieni d'invidia, di omicidio, di discordia, di frode, di malignità, susurroni, dettrattori, nemici di Dio, oltraggiatori, superbi, millantatori, inventori di male cose... stolti, disordinati, senza amore, senza legge, senza compassione (2).

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DEL CONTE CANONICO ALFONSO MUZZARELLI

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