IL PARROCO DI SALZANO (14 luglio 1867 - 27 novembre 1875)
UNA NOMINA NON BENE ACCOLTA
Don Sarto era giovane: 32 anni!
Era forte: nei suoi occhi lampeggiava il coraggio di un lottatore, nel suo passo fermo e nella sua parola aperta si rivelavano l'energia e la tempra di un indomito lavoratore.
Possedeva una intelligenza pronta e perspicace, cuore grande, una volontà inflessibile ed una eloquenza che gli prorompeva dal cuore ardente per la salvezza delle anime 126.
Ma la sua nomina a Parroco di Salzano suscitò un certo scalpore, accendendo critiche e commenti.
I Salzanesi, abituati ad avere, come Parroci, sacerdoti di valore, i quali ordinariamente finivano per passare alle prime cariche canonicali della Cattedrale di Treviso, nell'udire che il Vescovo mandava a loro, come Parroco, il giovane Cappellano di Tombolo si sentirono punti sul vivo.
— Ma come! ... — si diceva — con tanti Parroci benemeriti, con tanti zelanti Pastori di anime ben conosciuti, mandare in una Parrocchia di tanta importanza, come la nostra, un semplice Cappellano? Ma che cosa è saltato in mente al Vescovo? Accordiamo pure che Don Sarto abbia dei meriti e dei bei numeri, ma promuoverlo di colpo da un posto tanto meschino come è Tombolo, a Salzano, non va .... assolutamente non va! ... Salzano è una Parrocchia che ha sempre avuto una tradizione gloriosa di Arcipreti dotti e maturi, di sacerdoti rinomati!
Così, più o meno, si sussurrava a Salzano.
Il Vescovo Mons. Federico Zinelli — “uomo dotto e ponderato” 127 che sapeva la scelta che aveva fatto — per il momento lasciò dire e non vi badò tanto. Ma non appena ebbe dinanzi a sé i Fabbricieri della Parrocchia, accompagnati dal consigliere comunale più anziano, certo Paolo Bottacin, prima di presentare loro il nuovo Parroco, senza reticenze e senza preamboli, disse loro:
— Nel darvi come Parroco il Cappellano di Tombolo, ho fatto molto per Salzano. Vi ho dato un Parroco d'oro anche se non ha speciali aureole o colori di araldica. Andate, e, alla prova, resterete contenti.
I Fabbricieri non aprirono bocca. Ma quando a fianco del Vescovo videro un pretino magro, pallido e quasi raggomitolato dalla stanchezza del viaggio fatto da Tombolo a Treviso, si guardarono, mogi, mogi, in faccia, facendo del loro meglio per nascondere la loro delusione, mentre il consigliere comunale Paolo Bottacin, colto il momento, in cui il nuovo Parroco parlava con il primo dei Fabbricieri, nel suo dialetto campagnolo sussurrò ali orecchio di quello che gli stava a fianco: “El Vescovo el ga dito ch'el ga fato molto per Salzan. Si po'. ... el ga fato calcossa de belo”! 128.
Ma quei signori dovevano presto mutare opinione, perché se a Tombolo il Servo di Dio era stato il Cappellano dei Cappellani, a Salzano, confermando con i fatti il sentimento del suo Vescovo, doveva essere il Parroco dei Parroci.
Il Beato Pio X, del Padre Girolamo DAL GAL Ofm c.
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