martedì 23 febbraio 2021

I Dieci Comandamenti

 


ALLA LUCE DELLE RIVELAZIONI A MARIA VALTORTA 


Il sesto Comandamento: “Non commettere atti impuri”. 


La prova. 

Quando l'uomo si destò dal suo primo sonno e trovò al suo fianco la compagna, sentì che la sua felicità era stata resa da Dio completa. 

Era già tanto grande anche prima. Tutto in Adamo ed intorno ad Adamo era stato fatto perché egli godesse una felicità completa, sana e santa, e la delizia, ossia l'Eden, non era soltanto intorno ma anche dentro all'Adamo.  

Lo circondava il giardino pieno di bellezze vegetali, animali ed equoree, ma entro di lui un giardino di bellezze spirituali fioriva con virtù d'ogni genere, pronte a maturarsi in frutti di santità perfetta; e vi era l'albero della scienza adatto al suo stato, e quello della vita soprannaturale: la Grazia; né vi mancavano le acque preziose della divina fonte che si divideva in quattro rami e irrorava di sempre nuova onda le virtù dell'uomo, onde crescessero giganti, a farlo sempre più specchio fedele di Dio. 

Come creatura naturale godeva di ciò che vedeva: la bellezza di un mondo vergine, testé uscito dal volere di Dio; godeva di ciò che poteva: la sua signoria sulle creature inferiori. 

Tutto era stato messo da Dio al servizio dell'uomo: dal sole all'insetto, perché tutto gli fosse delizia. 105 

Come creatura soprannaturale godeva — un'estasi ragionante e soavissima — della comprensione della Essenza di Dio: l'Amore; dei rapporti d'amore fra l'Immenso che si donava e la creatura che lo amava adorando.  

La Genesi adombra questa facoltà dell'uomo e questo comunicarsi a lui di Dio, nella frase: " avendo udito la voce di Dio che passeggiava nell'Eden nel fresco della sera 106 ". 

Per quanto il Padre avesse dato ai figli adottivi una scienza proporzionata al loro stato, pure ancora li ammaestrava.  

Perché infinito è l'amore di Dio, e dopo aver dato anela a nuovamente dare, e tanto più da quanto più la creatura gli è figlia.  

Dio si da sempre a chi a Lui si da generosamente. 

Quando, dunque, l'uomo si svegliò e vide la donna sua simile, sentì che la sua felicità di creatura era completa avendo il tutto umano e avendo il Tutto soprumano, essendosi l'Amore dato all'amor dell'uomo. 107 

Unica limitazione messa da Dio all'immenso possedere dello uomo era il divieto di cogliere i frutti dell'Albero della Scienza del bene e del male. Raccolto inutile, ingiustificato, sarebbe stato questo, avendo l'uomo già quella scienza che gli era necessaria, e una misura superiore a quella stabilita da Dio non poteva che causare danno. 

Considerate: Dio non proibisce di cogliere i frutti dell'albero della Vita, perché di essi l'uomo aveva naturale bisogno per vivere una esistenza sana e longeva, sino a che un più vivo desiderio divino di svelarsi totalmente al figlio d'adozione non facesse pronunciare a Dio il: "Figlio, ascendi alla mia dimora e inabissati nel tuo Dio", la chiamata, senza sofferenza di morte, al celeste Paradiso. 108 

L'Albero della Vita che si incontra al principio del Libro della Grande Rivelazione (Genesi c. II v. 9 e c. III v. 22), e che si ritrova nuovamente alla fine del Libro della Grande Rivelazione: la Bibbia (Apocalisse di Giovanni c. XXII v. 2 e v. 14), è figura del Verbo Incarnato — il cui frutto, la Redenzione, pendé dal legno della croce — di quel Gesù Cristo che è Pane di Vita, Fonte d'Acqua Viva, Grazia, e che vi ha reso la Vita con la sua Morte, e sempre potete mangiare e bere di Lui, per vivere la vita dei giusti e giungere alla Vita eterna. 


Dio non proibisce ad Adamo di cogliere i frutti dell'Albero della Vita, ma vieta di cogliere quelli, inutili, dell'Albero della Scienza. Perché un eccesso di sapere avrebbe svegliato la superbia nell'uomo, che si sarebbe creduto uguale a Dio per la nuova scienza acquisita e stoltamente creduto capace di poterla possedere senza pericolo, con il conseguente sorgere di un abusivo diritto di auto-giudizio delle azioni proprie, e dell'agire, di conseguenza, calpestando ogni dovere di filiale ubbidienza verso il suo Creatore — dato che ormai gli era simile in scienza — del suo Creatore che gli aveva amorosamente indicato il lecito e l'illecito, direttamente o per grazia e scienza infuse. 
La misura data da Dio è sempre giusta.  
Chi vuole più di quanto Dio gli ha dato, è concupiscente, imprudente, irriverente. Offende l'amore.  
Chi prende abusivamente è un ladro e un violento. Offende l'amore.  
Chi vuol agire indipendentemente da ogni ossequio alla Legge soprannaturale e naturale è un ribelle. Offende l'amore. 
Davanti al comando divino i Progenitori dovevano ubbidire, senza porsi dei perché che sono sempre il naufragio dell'amore, della fede, della speranza. 
 Quando Dio ordina, o agisce, si deve ubbidire e fare la sua volontà, senza chiedere perché ordina o agisce in quel dato modo.  
Ogni sua azione è buona, anche se non sembra tale alla creatura limitata nel suo sapere. 
Perché non dovevano andare a quell'albero, cogliere quei frutti, mangiare di quei frutti? Inutile saperlo. Ubbidire è utile, e non altro. E accontentarsi del molto avuto. L'ubbidienza è amore e rispetto, ed è misura di amore e rispetto. Tanto più si ama e si venera una persona e tanto più la si ubbidisce. 
Ora qui, essendo Colui che ordinava Dio — l'infinitamente Grande, il Buono, il Benefattore munifico dell'uomo — l'uomo, e per rispetto e per riconoscenza, doveva dare a Dio non "molto"  amore, ma " tutto " l'amore adorante di cui era capace, e perciò tutta l'ubbidienza, senza analizzare le ragioni del divino divieto. 
Le discussioni presuppongono un autogiudizio e una critica all'ordine od azione altrui. Giudicare è difficile cosa e raramente il giudizio è giusto; ma non lo è mai quando giudica inutile, errato, o ingiusto, un ordine divino. 
L'uomo doveva ubbidire. 
La prova di questa sua capacità, che è misura d'amore e rispetto, era nel modo con cui avrebbe o non avrebbe saputo ubbidire. 

a cura del Team Neval 

Riflessioni di Giovanna Busolini 

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