Conchita (1862-1937)
La Trinità: centro della sua vita
«Nell'abisso della mia miseria e contro la mia volontà, il mio spirito rompe i legami che lo trattengono sulla terra del mio nulla, e fugge. Si slancia verso il trono divino della Santissima Trinità come se fosse là il suo centro e la sua vita, là, all'interno della Vita stessa...
Ciò che avviene, mio Dio - ecco che lo capisco -, è che la goccia d'acqua si perde nell'oceano e il nulla nell'Infinità. Cioè: non è solo Dio che entra in me, anche quando vi penetra e prende possesso della mia anima, sono anch'io che entro in lui. Meglio: non sono degna di entrare e mi fermo alla porta, ma egli mi prende fra le sue braccia e m'introduce in quelle regioni sconosciute al mondo materiale. E con quale rapidità l'anima percorre quelle distanze! Essa conosce, vede, capisce, senza conoscere, vedere, capire. Essa si trova tutta concentrata in un punto, ma un punto infinito ed eterno, un punto di amore increato. Solo là respira la vita, è colma e felice, fuori del tempo» (D. 31 maggio 1899).
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