Un Esorcista Racconta
LA CENERENTOLA DEL RITUALE
Dalla fine del Concilio Vaticano II ad oggi di anni ne sono passati parecchi; le varie parti del Rituale sono state rivedute secondo le direttive conciliari; l'unica parte che ancora è sigillata con la scritta "Lavori in corso" è la parte che riguarda gli esorcismi. È vero che c'è tutta la dottrina della Sacra Scrittura, della teologia, del magistero della Chiesa; abbiamo riportato in altra parte alcuni testi del Vaticano II; non sto qui a riportare i tre discorsi di Paolo VI e i diciotto di Giovanni Paolo II. Cito almeno una frase di Paolo VI, tratta dal discorso del 15 novembre 1972: "Esce dal quadro dell'insegnamento biblico ed ecclesiastico chi si rifiuta di riconoscerla esistente la realtà demoniaca; ovvero chi ne fa un principio a sé stante, non avente, essa pure come ogni creatura, origine da Dio; oppure la spiega come una pseudorealtà, una personificazione concettuale e fantastica delle cause ignote dei nostri malanni". E più oltre aggiunge: "Sarebbe questo, sul demonio e sull'influsso che egli può esercitare sulle singole persone, come su comunità, su intere società o su avvenimenti, un capitolo molto importante della dottrina cattolica da ristudiare ".
In pratica, per molti ecclesiastici di oggi, sono tutte parole gettate al vento: quelle della Bibbia, quelle della tradizione, quelle del magistero. Giustamente scrive mons. Balducci: "È bene che il pubblico sappia quale crisi, per lo meno dottrinale, sta oggi attraversando la Chiesa! " (II diavolo, Piemme, pag. 163). Mi si è detto che in molti articoli mi sono dimostrato polemico nei riguardi di certi teologi, di certi vescovi, di certi esorcisti. Non si tratta di polemica; si tratta di mettere in luce la verità. Perché la crisi non è solo dottrinale, ma soprattutto pastorale, ossia coinvolge i vescovi, che non nominano esorcisti, e i sacerdoti che non ci credono più. Non intendo generalizzare, ma oggi il demonio è attivissimo nel tormentare le persone; e quando queste cercano un esorcista si trovano davanti il solito cartello: "Lavori in corso".
Incomincio dai teologi. Cito Luigi Sartori, uno dei più noti e quotati. Scrive: "È probabile che alcune guarigioni operate da Gesù riguardino malati di malattie nervose più che veri indemoniati". Questa insinuazione è pessima e falsa. Il Vangelo distingue sempre nettamente tra guarigioni da malattie e liberazioni dal demonio, tra il potere che Gesù concede di cacciare i demoni e il potere che concede di guarire i malati. Gli evangelisti potranno non indicare le malattie col nome tecnico moderno, ma sanno distinguere benissimo quando si tratta di malattia o quando si tratta di possessione diabolica. Chi non sa fare questa distinzione è Luigi Sartori, non gli evangelisti. E abbiamo visto quale importanza fondamentale ha nell'opera di Cristo la cacciata dei demoni. Quando i settantadue discepoli vollero riassumere i risultati del loro ministero, per il quale Gesù li aveva mandati a predicare a due a due, dissero una cosa sola, pieni di gioia: "Signore, perfino i demoni ci obbediscono, quando invochiamo il tuo nome". E Gesù rispose: "Vedevo Satana precipitare dal CIELO come folgore" Luca 10, 17 18. Non meraviglia se il Sartori conclude il suo articolo affermando: "Gesù taumaturgo esprimeva soprattutto la forza dell'amore, costruiva rapporti di vicendevole simpatia; per questo operava miracoli, e non perché disponesse di forze sacre e segrete, da mago" (Famiglia Cristiana, n. 19, 10 maggio 1989). No, caro teologo; Gesù non cercava la simpatia e non aveva le forze segrete di un mago. Aveva l'onnipotenza di Dio e dimostrava con le sue opere di essere Dio. Ma queste sono sottigliezze a cui certi teologi moderni non badano.
Prendiamo un altro teologo, Luigi Lorenzetti. Egli ammette, bontà sua, che "il credente non può escludere in assoluto l'interpretazione demoniaca di certi fatti"; ma poi si affretta ad aggiungere che "è difficile, anzi impossibile asserire con certezza tale presenza nel caso concreto".
Che tanta gente si faccia imbrogliare è fuori dubbio. Ma certo non è con l'errore che sì insegna la verità. Sono sottigliezze che sfuggono a don Salvatore e a chi ne pubblica le idee, senza accorgersi degli errori plateali che contengono.
Mescolando l'errore con la verità è evidente che poi di esorcisti ce ne sono pochissimi e la gente si rivolge a maghi, fattucchiere e cartomanti, che crescono a dismisura. E il credente non è istruito da nessuno. Ho esorcizzato una suora, ridotta in pessime condizioni da una possessione diabolica, che da dieci anni la faceva progressivamente peggiorare. Ho chiamato la sua superiora generale e le ho detto che non si aspetta per chiamare il medico che uno sia moribondo; lo si chiama ai primi sìntomi del male. Quella superiora mi ha risposto: "Lei ha ragione, ma queste cose non ce le ha mai insegnate nessun sacerdote". Mi ha anche detto da quanti ecclesiastici per non parlare dei medici quella suora era stata sentita, senza che mai a nessuno fosse venuto in mente quale poteva essere la causa vera dei suoi mali, resistenti a qualsiasi cura.
È vero, nei miei articoli me la sono presa anche con alcuni esorcisti. Ho detto che "si è persa la scuola", ossia non c'è più nelle diocesi quella successione per cui l'esorcista pratico istruiva il neo esorcista. E allora capita che ci siano esorcisti che non sappiano neppure le cose più elementari. Me la sono presa con mons. Giuseppe Ruata, canonico della cattedrale e coordinatore degli esorcisti torinesi. Franca Zambonini intervistò per Famiglia Cristiana 30 marzo1988, indirizzata a lui dal card. Ballestrero. Quando uno afferma che "la possessione diabolica è limitata nel tempo e dura poche ore o pochi giorni", vuoi dire che è privo della più elementare esperienza. Infatti afferma, poco dopo, che in tutte le persone che si sono rivolte a lui "non ho mai ravvisato segni tali da dover ricorrere ad un esorcismo". Io, in nove anni di lavoro massacrante tanto che ora sono stato costretto a rallentare il ritmo, ho esorcizzato oltre trentamila persone; tengo notati i nomi dei posseduti: finora novantatre, e tutti in tale stato da decine di anni. Ci sono persone che vengono benedette da dieci, quindici anni e anche di più, e non sono state ancora liberate.
Ho anche fortemente criticato mons. Giuseppe Vignini, penitenziere nel duomo di Firenze ed esorcista, per quattro articoli pubblicati su Toscana oggi ottobre e novembre 1988; gennaio 1989. Quando un esorcista scrive che la magia, le messe nere, le fatture ecc., sono "artifici innocui e frutto di fantasie suggestionate"; quando afferma che l'esorcismo non è un sacramento, ma una semplice invocazione, ignorando che è un sacramentale; quando conclude i suoi sragionamentì affermando che, in pratica, gli esorcismi non si debbono mai fare; c'è proprio da dirgli, con tutto il rispetto possibile: "Caro figliolo, o t'informi o cambi mestiere".
Conosco alcuni esorcisti che non hanno neppure il Rituale; non conoscono né le norme da seguire né le apposite preci da recitare; hanno solo l'esorcismo di Leone XIII, in una traduzione italiana né buona né integrale, e si limitano a recitare quello. Sulla stampa mondiale fece colpo il caso di Anneliese Michel, di Klingenberg Germania, una ragazza di 24 anni, morta nell'estate del 1976 in seguito ad una lunga serie di esorcismi. La notizia destò scalpore anche perché i due sacerdoti che amministrarono gli esorcismi furono denunciati e sottoposti a procedimento penale. I dati che emersero allora dai giornali e da altri stampati come il libro di Kasper e Lehmann, Diavoli demoni possessione, Queriniana 1983, facevano sospettare che con troppa facilità i due sacerdoti avessero pensato di trovarsi davanti a un caso di possessione diabolica. Pareva anche che gli esorcisti, benché avessero sempre agito alla presenza e col consenso dei genitori della ragazza, si fossero un po' lasciati condurre da quello che la ragazza stessa indicava come utile alla liberazione.
In seguito uscì poi un libro in cui quei fatti vennero studiati in profondità: Anneliese Michel, di Raspar Bullinger Ed. Ruhland, Altotting 1983. Si è trattato di uno studio in cui in sostanza si scagionavano interamente i due esorcisti, si dimostrava come era stato serio sia l'impegno del vescovo, che aveva autorizzato gli esorcismi, sia dei due sacerdoti; e si precisavano le cause della morte della ragazza, indipendenti dal sacramentale amministrato. In ogni caso l'episodio contribuì a scoraggiare i sacerdoti ad accettare l'incarico di esorcisti.
Veniamo infine ai vescovi. È vero che me la sono presa anche con loro, perché li amo e desidero la loro salvezza. Il Diritto Canonico non contempla il reato di omissione d'atti d'ufficio; ma la pagina del giudizio universale, come è riportata nel capitolo 25 di Matteo, ci presenta la gravita insanabile del peccato d'omissione.
Ho ancora in mente l'infelicissimo intervento di un noto arcivescovo, il 25 novembre 1988, in un seguitissimo programma della TV, guidato da Zavoli. Pareva che si vantasse di non aver mai fatto esorcismi e di non aver mai nominato esorcisti. Per fortuna era presente Fon. Formigoni, di Comunione e Liberazione, a illustrare il punto di vista cristiano. Ho poi annotato tutta una serie di risposte di vescovi che, senza voler generalizzare, non fanno onore all'episcopato italiano. Mi sono state riferite da persone venute un po' da tutte le parti d'Italia, alle quali avevo detto di rivolgersi al loro vescovo, prima di concedere loro un appuntamento.
Ecco le risposte più ricorrenti:
"Io per principio non nomino esorcisti"; "Io credo solo nella parapsicologia"; "Ma voi credete ancora a queste cose?"; "Non ho trovato nessun sacerdote disposto ad accettare questo incarico. Cercate altrove"; "Non nomino esorcisti e non faccio esorcismi perché ho paura. Se il demonio mi si rivolta contro, che cosa faccio?"; "Vorrei sapere chi vi ha messo in testa queste stupidaggini"... Potrei continuare. Dietro ogni risposta c'è una grande sofferenza da parte di chi la riceve; non so se c'è la stessa sofferenza da parte di chi la da. Nella maggior parte dei casi si è trattato di persone che avvertivano il vescovo di aver ricevuto benedizioni da P. Candido e che era stato lui ad ammonirle che avevano bisogno di altre benedizioni. Per cui, in pratica, la diagnosi del male era già stata fatta da un esorcista molto competente e molto noto.
Certamente non intendo generalizzare. Se io sono esorcista lo debbo alla sensibilità e all'iniziativa del card. Poletti; credo che ogni esorcista debba testimoniare un uguale riconoscimento riguardo al suo vescovo. Ma la scarsità di esorcisti denota chiaramente una scarsità di interessamento in questo settore.
Se poi passo a parlare di altre nazioni europee, la situazione si presenta peggiore che in Italia. Ho esorcizzato persone venute dalla Germania, dall'Austria, dalla Francia, dalla Svizzera, dall'Inghilterra, dalla Spagna. Tutte persone venute appositamente, attirate dalla fama di P. Candido e poi rassegnate a ripiegare sul suo allievo. Ma anche tutte persone che affermavano di non aver trovato un esorcista nella loro nazione. Un professionista svizzero mi assicurava di aver telefonato a tutti i vescovi cattolici e di aver avuto da tutti risposta negativa. Non voglio dire che in queste nazioni non ci siano esorcisti, ma indubbiamente è difficile individuarli. Venire a Roma appositamente per un esorcismo non è un divertimento.
Insisto: all'estero la situazione è peggiore rispetto a quella italiana. Ne do un esempio significativo. I miei confratelli degli Stati Uniti hanno voluto tradurre il libro di Balducci: Il diavolo. Per poter ottenere l'Imprimatur, sono stati costretti dal revisore diocesano ad eliminare i casi in cui si parlava di possessione diabolica. Si noti l'incoerenza di tale disposizione: oltre ad essere fatti storici documentati, si trattava dell'applicazione pratica dei principi esposti nel libro. E il solito errore: non negare la presenza del demonio in assoluto, per non passare da eretici, ma negarla decisamente in ogni caso concreto.
Non stanno così le cose presso certe confessioni protestanti. Anche a Roma ve ne sono di quelle che prendono molto sul serio il problema, che studiano i casi e che, quando col loro discernimento arrivano a scoprire la presenza del maligno, esorcizzano con un'efficacia che talvolta ho toccato con mano. È chiaro che tutti coloro che credono in Cristo, e non solo i cattolici, hanno il potere di cacciare i demoni nel suo nome. Non dobbiamo averne nessuna gelosia, ma guardare al Vangelo. Quando Giovanni disse a Gesù: "Abbiamo incontrato uno che caccia i demoni nel tuo nome e noi glielo abbiamo impedito per che non è dei nostri ", il Signore ha rimproverato gli apostoli Marco 9, 38 40.
È questa la scoperta che hanno fatto i membri del Rinnovamento e che li ha messi sulla strada delle preghiere di liberazione. Preghiere che vanno regolate con precisi criteri, ma che sono efficacissime. Proprio per regolare tali preghiere il card. Suenens ha scritto un libro, Rinnovamento e potenza delle tenebre Edizioni Paoline, 1982, con presentazione del card. Ratzinger. Egli scrive: "Inizialmente tanti cattolici legati al Rinnovamento hanno scoperto la pratica della liberazione fra i cristiani di altre tradizioni, appartenenti per lo più agli ambienti della Free Churches o Pentecostali; e i libri che lesserò, o leggono ancora, provengono in gran parte da tali ambienti. Fra di essi si trova una letteratura strabocchevole sul diavolo e i suoi accoliti, sulla sua strategia e sui suoi mezzi d'azione, e così via. Nella Chiesa cattolica questo campo è rimasto in gran parte incolto e la nostra pastorale specifica non ha fornito direttive adatte ai nostri tempi" pagg. 79 80.
È una lamentela su cui ci soffermeremo nel prossimo capitolo; ma è giusto imparare da chi meglio segue il vangelo. Anche su questo punto, come sullo studio e la divulgazione della Bibbia, noi cattolici siamo rimasti assai indietro rispetto a certe confessioni del protestantesimo. Non mi stanco di ripeterlo: il razionalismo, il materialismo hanno inquinato una parte di teologi con influenze profonde su vescovi e sacerdoti. E chi ne fa le spese è il popolo di Dio. In Italia, di vescovi esorcisti conosco solo l'africano mons. Milingo, combattuto in tutti i modi. E so di almeno due esorcismi fatti dal Papa. Conosco pochi altri casi; sarò lieto se mi verranno segnalati.
Concludo affermando che uno degli scopi che mi sono prefisso con questo mio libro è di contribuire affinché nella Chiesa cattolica si ristabilisca la pastorale esorcistica. È un preciso mandato del Signore ed è una lacuna imperdonabile che non venga osservato. Sarà questo l'argomento del capitolo seguente.
Don Gabriele Amorth
Nessun commento:
Posta un commento