LIBRO DEL PROFETA DANIELE
9 Allora il mistero fu svelato a Daniele in una visione notturna; perciò Daniele benedisse il Dio del cielo:
La preghiera di Daniele e dei suoi compagni viene esaudita. Daniele, in una visione notturna, riceve la rivelazione del sogno che turbava il re.
Allora il mistero fu svelato a Daniele in una visione notturna; perciò Daniele benedisse il Dio del cielo…. La fede diviene preghiera nella comunione.
La preghiera elevata a Dio in comunione diviene esaudimento. Le vie dell’esaudimento solo il Signore le conosce. Esse sono sempre misteriose.
A Daniele il Signore rivela il mistero attraverso una visione notturna. Daniele in questa visione vive lo stesso sogno vissuto dal re.
È questa la differenza tra un mago, un indovino, tutti i maghi e tutti gli indovini e Daniele. I maghi confidano in se stessi. Daniele confida nel Signore.
I maghi vivono di pura immanenza. Daniele vive di altissima trascendenza. I maghi sono dèi essi stessi, perché tali si pensano. Daniele è da Dio sempre.
Daniele sa che tutto deve venire dal suo Dio. Perché tutto venga dal suo Dio, tutto al suo Dio deve essere chiesto con preghiera umile e fiduciosa.
Daniele è umile nella sua preghiera. Sa che lui poco può dinanzi al suo Dio e chiede forza ai suoi compagni. Di questa umiltà il Signore si compiace.
L’umiltà ci rivela la nostra pochezza, ci fa anche avere una grande stima negli altri. Li pensiamo superiori a noi nell’intercessione e nelle virtù.
Questo principio è rivelato dallo Spirito Santo a Paolo e Paolo lo rivela a noi nella Lettera ai Filippesi. È divinamente bello pensare l’altro sopra di noi.
Se dunque c’è qualche consolazione in Cristo, se c’è qualche conforto, frutto della carità, se c’è qualche comunione di spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione, rendete piena la mia gioia con un medesimo sentire e con la stessa carità, rimanendo unanimi e concordi. Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. Ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche quello degli altri.
Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre.
Quindi, miei cari, voi che siete stati sempre obbedienti, non solo quando ero presente ma molto più ora che sono lontano, dedicatevi alla vostra salvezza con rispetto e timore. È Dio infatti che suscita in voi il volere e l’operare secondo il suo disegno d’amore. Fate tutto senza mormorare e senza esitare, per essere irreprensibili e puri, figli di Dio innocenti in mezzo a una generazione malvagia e perversa. In mezzo a loro voi risplendete come astri nel mondo, tenendo salda la parola di vita. Così nel giorno di Cristo io potrò vantarmi di non aver corso invano, né invano aver faticato. Ma, anche se io devo essere versato sul sacrificio e sull’offerta della vostra fede, sono contento e ne godo con tutti voi. Allo stesso modo anche voi godetene e rallegratevi con me.
Spero nel Signore Gesù di mandarvi presto Timòteo, per essere anch’io confortato nel ricevere vostre notizie. Infatti, non ho nessuno che condivida come lui i miei sentimenti e prenda sinceramente a cuore ciò che vi riguarda: tutti in realtà cercano i propri interessi, non quelli di Gesù Cristo. Voi conoscete la buona prova da lui data, poiché ha servito il Vangelo insieme con me, come un figlio con il padre. Spero quindi di mandarvelo presto, appena avrò visto chiaro nella mia situazione. Ma ho la convinzione nel Signore che presto verrò anch’io di persona (Fil 2,1-24).
MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI
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