Dove non arriva lo stregone arriva il missionario
La storia di Maria Tien-Wei, la protagonista, comincia aJ unan, nella provincia cinese di Honan, e termina a Chumatien, nella stessa provincia, nell’ambito della missione cattolica tenuta dai padri verbiti tedeschi. Il nome Maria le fu dato nel battesimo, ma noi la chiamiamo subito così.
Quando essa incontrò i missionari cattolici aveva circa 32 anni.
La sua vita precedente non era stata delle più fortunate e felici. Sposata in giovane età — come si usava un tempo in Cina — era fuggita dal marito, dal quale era stata sempre trattata male, spesse volte picchiata e svergognata in pubblico. Il marito, giocatore impenitente, dedito alla droga dell’oppio, dopo aver dato fondo a tutti i beni della famiglia, era arrivato perfino a vendere un figlio di 6-7 anni per procurarsi la droga. Quest'ultima mascalzonata fu per la povera donna, una donna seria, laboriosa e onesta, la goccia che fece traboccare il vaso. La disperazione che la prese fu tale che arrivò fino a tentare il suicidio.
In casa dei genitori, dove si era rifugiata, trovò un p0’ di pace, ma per poco tempo. Nel 1929 un’incursione di ladroni su Junan — in quegli anni queste incursioni erano piuttosto frequenti in tutta la Cina — aveva obbligato gli abitanti a rifugiarsi all’interno della città che, circondata da robuste mura, poteva meglio difendersi dai predoni. Anche Maria Tien e i genitori si rifugiarono in città, ma non trovando alloggio per il gran numero di rifugiati, si fermarono in una pagoda dove, poco prima, avevano pernottato i soldati. I soldati avevano distrutto le sedici statue di divinità che vi si trovavano.
Le prime manifestazioni diaboliche si avverarono appunto in questo periodo, quando la donna era nel tempio pagano di Junan, e continuarono, sempre peggiorando, dopo che essa tornò coi suoi genitori a casa. La circostanza di luogo non pare del tutto indifferente coi fatti che seguirono. Una voce misteriosa parlava dalla sua bocca: essa doveva adorare Io spirito che parlava in lei, costruire una tenda e bruciare incenso in suo onore, astenersi da certi cibi, specialmente dalla carne di animali e dai latticini. Se avesse fatto ciò avrebbe avuto in premio il dono di guarire i malati e di conoscere il futuro.
La donna si vide costretta ad accettare queste richieste, o meglio queste imposizioni dello spirito. Se qualche volta prendeva cibi proibiti era obbligata al vomito. Diventò così sempre più debole e più macilenta, prendeva poco cibo, e con difficoltà, e presto si trovò in pericolo di vita. I medici non sapevano che cosa fare. Dissero: «Va dai bonzi, qui si tratta di una Sie-bing, di una “malattia del diavolo”». Ma anche i bonzi non poterono far nulla e il male della donna continuò tale e quale, anzi peggiorò sempre più.
Maria Tien aveva già in precedenza avuto contatti coi cattolici. Era stata al convento delle Oblate della Sacra Famiglia, una congregazione religiosa locale, aveva avuto la prima istruzione catechistica e aveva promesso di tornare per completare la sua preparazione, ma poi diverse cause glielo impedirono.
Visto che i bonzi e gli stregoni non potevano nulla e che il pericolo di morte si faceva sempre più vicino e più certo, i genitori della donna, saputo che i cristiani potevano mettere fuori combattimento anche gli spiriti, li invitarono a casa loro. Essi vennero, pregarono, aspersero la casa di acqua benedetta e i fenomeni diabolici cessarono. Maria sembrava tornata a vita nuova, serena, allegra, di buon umore e di buon appetito.
Ma lo spirito del male se n’era andato solo per poco tempo. Quando tornò un’altra volta, furono rinnovate le preghiere e gli scongiuri, e il demonio dovette fuggire anche quella volta. Così per la terza, la quarta e la quinta volta. Si vede che il diavolo stava troppo bene là e voleva restarci a tutti i costi.
Fu allora che i cristiani ne informarono il missionario, padre Domenico Heier, dei verbiti, e gli domandarono di interessarsi del caso.
La prima liberazione di Maria Tién 24 maggio 1930
Anche i genitori di Maria, convinti della potenza della fede cristiana contro i demoni, si erano fatti istruire nella religione cattolica e si erano fatti battezzare. Si sbarazzarono di tutte le statue e immagini di divinità e degli altari che avevano in casa e cominciarono a frequentare con assiduità la cappella della missione. E anche Maria Tien, che nel frattempo era stata ritirata nel reparto femminile della missione, si era preparata al battesimo e alla prima comunione. Il battesimo le fu amministrato il 17 maggio col nome di Maria in onore della Madonna sotto la cui protezione era messa, e la prima comunione le fu amministrata il 19 maggio successivo.
Gli assalti demoniaci non erano del tutto cessati, ma erano sporadici, talvolta più deboli talvolta più forti, talvolta di breve durata, talvolta di più lunga. Nei piccoli assalti bastavano le preghiere delle suore e delle donne e l’aspersione dell’acqua benedetta per riportare alla calma l’ossessa; negli assalti più forti era necessaria la presenza di padre Heier. Questi alti e bassi e il timore di nuovi interventi diabolici tenevano in continua agitazione il padre missionario e tutta la comunità della missione.
Non è possibile riferire tutti i particolari della lunga relazione che ci hanno lasciato gli interessati. Basti dire che, o in un modo o nell’altro, nel periodo che va dal 18 al 24 maggio 1930, si ebbero tutte le manifestazioni diaboliche ricordate nel rituale romano, con lo scopo — come si legge nello stesso rituale — di stancare e scoraggiare l’esorcista e di fargli credere che la persona da esorcizzare non è indemoniata. Nel caso di Maria Tien si ebbero tutti questi trucchi e molti altri ancora.
Dalle interrogazioni dell’esorcista si venne a sapere qualche cosa di più riguardo al demonio che teneva schiava l’ossessa. Il 16 maggio aveva detto:
— Io sono lo spirito della vendetta. In casa della Tien hanno distrutto il mio altare, non mi bruciano più incenso e non mi fanno più il kotu, cioè l’inchino.
Un’altra volta disse:
— Strano, prima (del battesimo) potevo entrare liberamente anche nel suo cuore e adesso non lo posso più. Il battesimo aveva trasformato il cuore di Maria Tien in tempio dello Spirito Santo, ormai inaccessibile al demonio che fino allora vi aveva spadroneggiato senza trovare ostacolo.
La lotta del demonio col padre esorcista si faceva sempre più serrata.
— Perché non te ne vai? — domandava il padre.
— Me ne andrò se mi permetti di far venire via anche lei con me. Essa è mia e voglio la sua anima. — L’anima di Maria appartiene a Dio e tu non l’avrai mai.
— Allora le prenderò la vita, la strangolerò.
L’ossessa si era portata la mano al collo e stava per strozzarsi se non fossero intervenuti prontamente gli astanti per impedirlo.
Altre volte la poveretta era presa da una fame insaziabile — e fame di carne umana — e diceva che avrebbe fatto fuori ora questo ora quello per divorarlo. I pasti di Maria Tien erano in quelle circostanze un grosso problema per i padri e le suore della missione. Essa avrebbe divorato tutto quello che le capitava per mano se non l’avessero impedito con la forza. Quando era nello stato normale era una cara persona, di compagnia, scherzava volentieri, rideva, pregava e si faceva il segno della croce con molta devozione; ma quando era in crisi, sotto l’influsso del maligno, non c’era verso di farla pregare o di farsi il segno della croce. Cominciava a guaire, a battere le mani, a dir parolacce, a insultare i presenti, a cantare. I presenti, malgrado la triste situazione, talvolta non potevano tenersi dal ridere.
Il demonio cercava di ingannare in tutti i modi il padre esorcista. Si era accorto che tutte le volte che usciva dal corpo dell’ossessa, essa sbadigliava come dopo essersi svegliata da un sonno. Lo sbadiglio era generalmente il segno della partenza del demonio. Egli finse più volte lo sbadiglio per ingannare il missionario. Una volta gli disse:
— Tu dici sempre diavolo, diavolo, diavolo. Di quale diavolo parli? Io sono la Tien.
Ma lo diceva con voce da basso profondo che non era certo la voce di Maria Tien. Un’altra volta gli disse:
— Come sono strane le tue mani! Non sono uguali alle mani degli altri uomini.
Il demonio doveva riconoscere il potere misterioso delle mani consacrate del sacerdote cattolico che toccano il corpo del Signore. Le mani del sacerdote, posate sugli occhi dell’indemoniata, facevano lo stesso effetto dei carboni ardenti.
Padre Heier credeva di conoscere tutti i trucchi e gli inganni del demonio, ma si illudeva fortemente. Più tardi riconobbe che il demonio più volte l’aveva preso in giro facendogli credere il falso come vero.
Il 20 maggio la crisi di Maria Tien fu più violenta e mise tutti in allarme. Il demonio aveva detto: — Fate quello che volete. Io la voglio, io la strozzerò.
E difatti il respiro della poveretta venne meno fino a cessare del tutto, la lingua cominciò a balbettare e la gola a emettere suoni come di chi sta per essere strozzato. Un minuto, due minuti, nessun respiro, nessun battito di polso. Il sacerdote si spaventò. E se morisse? E se fosse già morta? Fu aspersa con acqua benedetta, furono iniziate le preghiere dell’esorcismo: «O glorioso principe delle schiere celesti, o arcangelo san Michele, difendici nella lotta..
A poco a poco il polso riprese a battere, ma il respiro non tornava. Finito l’esorcismo Maria riaprì gli occhi:
— Shenfu (padre), il cuore non mi regge più. Lasciami andare a casa.
— Ma tu sei guarita, rispose il padre.
Ed effettivamente credeva che fosse guarita davvero, ma si ingannava ancora una volta.
Il 21 maggio mandò un corriere ai confratelli della stazione missionaria di Chumatien per chiedere il loro aiuto. Nella lunga lettera accompagnatoria riferiva gli ultimi aspetti della vicenda: l’improvviso aumento di peso della donna che normalmente poteva essere portata in chiesa in barella da quattro ragazze, ma in altri casi diventava come un blocco di marmo e otto robuste ragazze non riuscivano a muoverla; la sua doppia personalità per cui si aveva l’impressione che nella stessa persona ce ne fossero due che parlavano con voce diversa e agivano in contrasto; a un certo punto il diavolo era entrato nel corpo del papà di Maria Tien, ma ne era uscito presto perché trovato troppo «coriaceo» e rientrato nel corpo di Maria.
Da Chumatien dopo tre giorni arrivarono a cavallo i due padri verbiti Rosenbaum e Irsigler, col permesso di fare l’esorcismo che era stato dato dal Vicario apostolico Monsignor Frowis.
Dopo un primo esorcismo tenuto da padre Heier il 23 maggio, che non ebbe effetto, ne fu tenuto un secondo il giorno dopo, e questa volta, per intercessione della Madonna di Lourdes a cui la cosa era stata raccomandata, la grazia fu ottenuta con grande gioia di Maria Tien e di tutta la comunità.
Paolo Calliari
Nessun commento:
Posta un commento