venerdì 5 novembre 2021

TRATTATO DI DEMONOLOGIA

 


Dove non arriva lo stregone arriva il missionario


La storia di Maria Tien-Wei, la protagonista, comincia aJ unan, nella provincia cinese di Honan, e  termina a Chumatien, nella stessa provincia, nell’ambito della missione cattolica tenuta dai padri  verbiti tedeschi. Il nome Maria le fu dato nel battesimo, ma noi la chiamiamo subito così.

Quando essa incontrò i missionari cattolici aveva circa 32 anni.

La sua vita precedente non era stata delle più fortunate e felici. Sposata in giovane età — come si  usava un tempo in Cina — era fuggita dal marito, dal quale era stata sempre trattata male, spesse volte picchiata e svergognata in pubblico. Il marito, giocatore impenitente,  dedito alla droga dell’oppio, dopo aver dato fondo a tutti i beni della famiglia, era arrivato perfino a  vendere un figlio di 6-7 anni per procurarsi la droga. Quest'ultima mascalzonata fu per la povera  donna, una donna seria, laboriosa e onesta, la goccia che fece traboccare il vaso. La disperazione  che la prese fu tale che arrivò fino a tentare il suicidio.

In casa dei genitori, dove si era rifugiata, trovò un p0’ di pace, ma per poco tempo. Nel 1929  un’incursione di ladroni su Junan — in quegli anni queste incursioni erano piuttosto frequenti in  tutta la Cina — aveva obbligato gli abitanti a rifugiarsi all’interno della città che, circondata da  robuste mura, poteva meglio difendersi dai predoni. Anche Maria Tien e i genitori si rifugiarono in  città, ma non trovando alloggio per il gran numero di rifugiati, si fermarono in una pagoda dove,  poco prima, avevano pernottato i soldati. I soldati avevano distrutto le sedici statue di divinità che vi si trovavano.

Le prime manifestazioni diaboliche si avverarono appunto in questo periodo, quando la donna era  nel tempio pagano di Junan, e continuarono, sempre peggiorando, dopo che essa tornò coi suoi  genitori a casa. La circostanza di luogo non pare del tutto indifferente coi fatti che seguirono. Una  voce misteriosa parlava dalla sua bocca: essa doveva adorare Io spirito che parlava in lei, costruire  una tenda e bruciare incenso in suo onore, astenersi da certi cibi, specialmente dalla carne di animali e dai latticini. Se avesse fatto ciò avrebbe avuto in premio il dono di guarire i malati e di conoscere  il futuro.

La donna si vide costretta ad accettare queste richieste, o meglio queste imposizioni dello spirito. Se qualche volta prendeva cibi proibiti era obbligata al vomito. Diventò così sempre più debole e più  macilenta, prendeva poco cibo, e con difficoltà, e presto si trovò in pericolo di vita. I medici non  sapevano che cosa fare. Dissero: «Va dai bonzi, qui si tratta di una Sie-bing, di una “malattia del  diavolo”». Ma anche i bonzi non poterono far nulla e il male della donna continuò tale e quale, anzi  peggiorò sempre più.

Maria Tien aveva già in precedenza avuto contatti coi cattolici. Era stata al convento delle Oblate  della Sacra Famiglia, una congregazione religiosa locale, aveva avuto la prima istruzione  catechistica e aveva promesso di tornare per completare la sua preparazione, ma poi diverse cause  glielo impedirono.

Visto che i bonzi e gli stregoni non potevano nulla e che il pericolo di morte si faceva sempre più  vicino e più certo, i genitori della donna, saputo che i cristiani potevano mettere fuori  combattimento anche gli spiriti, li invitarono a casa loro. Essi vennero, pregarono, aspersero la casa  di acqua benedetta e i fenomeni diabolici cessarono. Maria sembrava tornata a vita nuova, serena,  allegra, di buon umore e di buon appetito.

Ma lo spirito del male se n’era andato solo per poco tempo. Quando tornò un’altra volta, furono  rinnovate le preghiere e gli scongiuri, e il demonio dovette fuggire anche quella volta. Così per la  terza, la quarta e la quinta volta. Si vede che il diavolo stava troppo bene là e voleva restarci a tutti i  costi.

Fu allora che i cristiani ne informarono il missionario, padre Domenico Heier, dei verbiti, e gli  domandarono di interessarsi del caso.


La prima liberazione di Maria Tién 24 maggio 1930

Anche i genitori di Maria, convinti della potenza della fede cristiana contro i demoni, si erano fatti  istruire nella religione cattolica e si erano fatti battezzare. Si sbarazzarono di tutte le statue e  immagini di divinità e degli altari che avevano in casa e cominciarono a frequentare con assiduità la cappella della missione. E anche Maria Tien, che nel frattempo era stata ritirata nel reparto  femminile della missione, si era preparata al battesimo e alla prima comunione. Il battesimo le fu  amministrato il 17 maggio col nome di Maria in onore della Madonna sotto la cui protezione era  messa, e la prima comunione le fu amministrata il 19 maggio successivo.

Gli assalti demoniaci non erano del tutto cessati, ma erano sporadici, talvolta più deboli talvolta più  forti, talvolta di breve durata, talvolta di più lunga. Nei piccoli assalti bastavano le preghiere delle  suore e delle donne e l’aspersione dell’acqua benedetta per riportare alla calma l’ossessa; negli  assalti più forti era necessaria la presenza di padre Heier. Questi alti e bassi e il timore di nuovi  interventi diabolici tenevano in continua agitazione il padre missionario e tutta la comunità della  missione.

Non è possibile riferire tutti i particolari della lunga relazione che ci hanno lasciato gli interessati.  Basti dire che, o in un modo o nell’altro, nel periodo che va dal 18 al 24 maggio 1930, si ebbero  tutte le manifestazioni diaboliche ricordate nel rituale romano, con lo scopo — come si legge nello  stesso rituale — di stancare e scoraggiare l’esorcista e di fargli credere che la persona da esorcizzare non è indemoniata. Nel caso di Maria Tien si ebbero tutti questi trucchi e molti altri ancora.

Dalle interrogazioni dell’esorcista si venne a sapere qualche cosa di più riguardo al demonio che  teneva schiava l’ossessa. Il 16 maggio aveva detto:

— Io sono lo spirito della vendetta. In casa della Tien hanno distrutto il mio altare, non mi bruciano  più incenso e non mi fanno più il kotu, cioè l’inchino.

Un’altra volta disse:

— Strano, prima (del battesimo) potevo entrare liberamente anche nel suo cuore e adesso non lo  posso più. Il battesimo aveva trasformato il cuore di Maria Tien in tempio dello Spirito Santo, ormai inaccessibile al demonio che fino allora vi aveva spadroneggiato senza trovare ostacolo.

La lotta del demonio col padre esorcista si faceva sempre più serrata.

— Perché non te ne vai? — domandava il padre.

— Me ne andrò se mi permetti di far venire via anche lei con me. Essa è mia e voglio la sua anima. — L’anima di Maria appartiene a Dio e tu non l’avrai mai.

— Allora le prenderò la vita, la strangolerò.

L’ossessa si era portata la mano al collo e stava per strozzarsi se non fossero intervenuti  prontamente gli astanti per impedirlo.

Altre volte la poveretta era presa da una fame insaziabile — e fame di carne umana — e diceva che  avrebbe fatto fuori ora questo ora quello per divorarlo. I pasti di Maria Tien erano in quelle  circostanze un grosso problema per i padri e le suore della missione. Essa avrebbe divorato tutto  quello che le capitava per mano se non l’avessero impedito con la forza. Quando era nello stato  normale era una cara persona, di compagnia, scherzava volentieri, rideva, pregava e si faceva il  segno della croce con molta devozione; ma quando era in crisi, sotto l’influsso del maligno, non  c’era verso di farla pregare o di farsi il segno della croce. Cominciava a guaire, a battere le mani, a  dir parolacce, a insultare i presenti, a cantare. I presenti, malgrado la triste situazione, talvolta non  potevano tenersi dal ridere.

Il demonio cercava di ingannare in tutti i modi il padre esorcista. Si era accorto che tutte le volte che usciva dal corpo dell’ossessa, essa sbadigliava come dopo essersi svegliata da un sonno. Lo  sbadiglio era generalmente il segno della partenza del demonio. Egli finse più volte lo sbadiglio per  ingannare il missionario. Una volta gli disse:

— Tu dici sempre diavolo, diavolo, diavolo. Di quale diavolo parli? Io sono la Tien.

Ma lo diceva con voce da basso profondo che non era certo la voce di Maria Tien. Un’altra volta gli disse:

— Come sono strane le tue mani! Non sono uguali alle mani degli altri uomini.

Il demonio doveva riconoscere il potere misterioso delle mani consacrate del sacerdote cattolico che toccano il corpo del Signore. Le mani del sacerdote, posate sugli occhi dell’indemoniata, facevano  lo stesso effetto dei carboni ardenti.

Padre Heier credeva di conoscere tutti i trucchi e gli inganni del demonio, ma si illudeva  fortemente. Più tardi riconobbe che il demonio più volte l’aveva preso in giro facendogli credere il  falso come vero.

Il 20 maggio la crisi di Maria Tien fu più violenta e mise tutti in allarme. Il demonio aveva detto: — Fate quello che volete. Io la voglio, io la strozzerò.

E difatti il respiro della poveretta venne meno fino a cessare del tutto, la lingua cominciò a  balbettare e la gola a emettere suoni come di chi sta per essere strozzato. Un minuto, due minuti,  nessun respiro, nessun battito di polso. Il sacerdote si spaventò. E se morisse? E se fosse già morta?  Fu aspersa con acqua benedetta, furono iniziate le preghiere dell’esorcismo: «O glorioso principe  delle schiere celesti, o arcangelo san Michele, difendici nella lotta..

A poco a poco il polso riprese a battere, ma il respiro non tornava. Finito l’esorcismo Maria riaprì  gli occhi:

— Shenfu (padre), il cuore non mi regge più. Lasciami andare a casa.

— Ma tu sei guarita, rispose il padre.

Ed effettivamente credeva che fosse guarita davvero, ma si ingannava ancora una volta.

Il 21 maggio mandò un corriere ai confratelli della stazione missionaria di Chumatien per chiedere  il loro aiuto. Nella lunga lettera accompagnatoria riferiva gli ultimi aspetti della vicenda:  l’improvviso aumento di peso della donna che normalmente poteva essere portata in chiesa in  barella da quattro ragazze, ma in altri casi diventava come un blocco di marmo e otto robuste ragazze non riuscivano a muoverla; la sua doppia personalità per cui si aveva l’impressione che  nella stessa persona ce ne fossero due che parlavano con voce diversa e agivano in contrasto; a un  certo punto il diavolo era entrato nel corpo del papà di Maria Tien, ma ne era uscito presto perché  trovato troppo «coriaceo» e rientrato nel corpo di Maria.

Da Chumatien dopo tre giorni arrivarono a cavallo i due padri verbiti Rosenbaum e Irsigler, col  permesso di fare l’esorcismo che era stato dato dal Vicario apostolico Monsignor Frowis.

Dopo un primo esorcismo tenuto da padre Heier il 23 maggio, che non ebbe effetto, ne fu tenuto un  secondo il giorno dopo, e questa volta, per intercessione della Madonna di Lourdes a cui la cosa era  stata raccomandata, la grazia fu ottenuta con grande gioia di Maria Tien e di tutta la comunità.

Paolo Calliari

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