martedì 7 marzo 2023

I SEGNI DI DIO NELLA VITA DI UN BAMBINO AFRICANO

 


Quali sono i suoi ricordi dell'infanzia a Ourous? Com'era la vita quotidiana?


La mia infanzia è stata senza dubbio felice. Sono cresciuta nella pace e nell'ingenua innocenza di un piccolo villaggio il cui centro era la missione spiritana.
Ho vissuto in una famiglia pia, tranquilla e pacifica, dove Dio era presente e la Vergine Maria era venerata filialmente.
Come molti abitanti del villaggio, i miei genitori erano agricoltori. La loro disciplina e allegria mi hanno dato un immenso rispetto per il lavoro ben fatto. Si alzavano presto per lavorare nei campi e io li accompagnavo dalle sei del mattino. A sette anni ho smesso, perché dopo la messa dovevo andare a scuola. Devo dire che non eravamo ricchi: il prodotto del nostro lavoro ci permetteva di mangiare, vestirci e provvedere all'essenziale. Dei miei genitori mi ha colpito la grandezza d'animo, l'onestà, l'umiltà, la generosità e la nobiltà d'animo, la fede, l'intensa vita di preghiera e, soprattutto, la fiducia in Dio: non li ho mai visti litigare con nessuno.
Ricordo anche le partite di calcio, il nascondino, i canestri e, soprattutto, gli interminabili balli al chiaro di luna. Non dimenticherò mai i momenti che io e i miei amici trascorrevamo con gli anziani, ascoltando le storie e le leggende della cultura Coniagui. Per noi bambini era come una scuola: momenti meravigliosi che ci permettevano di assimilare meglio valori e tradizioni. Le cerimonie festive erano frequenti e colorate. Ho un ricordo particolare delle feste del raccolto. Svuotavamo i granai senza preoccuparci del domani....
Chiunque poteva venire a casa nostra a qualsiasi ora del giorno e della notte. Tutti erano i benvenuti durante i pasti. La più grande felicità dei miei genitori, la loro più grande gioia interiore, era vedere i nostri ospiti felici, accolti nella nostra piccola casa come dei re. Per loro era una benedizione di Dio e una gioia immensa accogliere gli altri; per qualche giorno, la nostra piccola famiglia di tre persone sembrava "numerosa come le stelle del cielo" (Eb 11,12).
L'amore, la generosità e la gioia di aprire le porte della nostra casa ai vicini o agli sconosciuti finiscono sempre per riempire i buchi del nostro cuore: "Il nostro cuore si è allargato", diceva San Paolo ai Corinzi (2 Cor 6,11). Alla base di tutto c'era l'altruismo. Ricordo, ad esempio, che a quel tempo un amico di mio padre veniva ogni anno da lontano per trascorrere il Natale e la Pasqua nella nostra casa. Lui e la sua famiglia si fermavano quanto volevano: mia madre era sempre pronta ad accoglierli, sorridente e piena di dolcezza.

CARDINALE ROBERT SARAH

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