AUTORI CONTEMPORANEI DELLA SS TRINITA’
Conchita (1862-1937)
Dio ha un solo desiderio: far entrare le anime nella sua unità
«Dimorare nel più intimo delle anime: questo è il desiderio di Dio, il bisogno di Dio, dato che la carità del suo essere è avida di comunicare ciò che egli è, Amore infinito. Egli vuole possedere le anime, non solo con la sua presenza ordinaria, che non può mancare di penetrarle, ma secondo una volontà d'amore da parte della creatura, per renderla felice. È questa l'unica ambizione di Dio: trasformarci nella sua unità» (D. 23 aprile 1913). «Il Padre non procede da nessuno, non è stato né concepito né generato, ma esiste da se stesso, e è sempre esistito. Non ha avuto inizio. Eternamente e prima di tutti i tempi, egli era già Dio, eterno e senza inizio. Non ha prodotto se stesso, perché era già Dio, lo è stato da sempre, sarà sempre Dio. Non avendo lui stesso un altro principio, è il Principio di tutti gli esseri creati dal suo essere fecondo che produce tutte le cose: il cielo, la terra, le creature, le anime, il mondo naturale e quello soprannaturale, perché la sua potenza creatrice è eterna e inesauribile. Egli produce in se stesso tutta la felicità di cui è impregnato, felicità di tutto un Dio. Egli produce e insieme è questa stessa Felicità. Non esce da se stesso per essere felice, perché egli è la Felicità stessa, la Bontà e la Santità per essenza. La sua felicità è in se stesso, e tutto il resto non è che irradiazione del suo stesso essere. Egli è l'Amore, e si ama, estasiandosi eternamente in questo amore senza inizio».
E Conchita, secondo il suo carisma, si attarda a trasmettere con fervore e delicatezza quello che Cristo le mostra nella Trinità, in particolare la generazione eterna del Verbo. Ella descrive con stupore la generosità del Padre, la sua felicità, la sua compiacenza nei riguardi del Figlio, e aggiunge: «Se anch'io mi rallegro, mi dice Gesù, non è perché ricordo queste cose, poiché esse mi sono sempre presenti: io, non ho ricordi da richiamare alla mente, tutto è per me realtà presente. Ma mi rallegro di comunicarti un debole raggio di quel Sole che io sono, e che tu possa apprezzare la generosità così santa che il Padre attua senza uscire da sé» (D. 24 gennaio 1931).
Poi - meravigliosa continuità - questa contemplazione si porta, a molti mesi di distanza, sulla processione dello Spirito Santo che procede dal Padre e dal Figlio, non come un frutto o una scheggia che lascia il suo supporto, ma per la necessità dell'essere del Padre e del Figlio: essendo amore perché sono Dio, essi «non potrebbero essere senza lo Spirito Santo» che è l'Amore infinito personificato. «La processione dello Spirito Santo è stata operata dall'amore mutuo tra il Padre e il Figlio, e questo stesso Spirito è quello che lega, che unifica, che è vita, tra il Padre e il Figlio.
Dio prova una gioia tutta speciale nei suoi misteri comprensibili a lui solo. Ciò che egli ne comunica all'uomo è solo un minimo raggio della sua luce... Ma egli ha dato a lui il suo Verbo, e col suo Verbo fatto carne, gli ha dato tutto perché ha dato se stesso come dono. E la Chiesa è la sede della Trinità sulla terra, la porta unica per la quale si può entrare nel possesso eterno di Dio» (D. 9 settembre 1931).
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