Quale riconoscenza, o Dio,
non ti dovremmo?
Di quale amore
non dovrebbe bruciare per te
il nostro cuore!...
Con quel fuoco d'amore
dovremmo riscaldare
quelle tremanti tue tenere membra...
Le tue tenerezze conquidano il mio
cuore e resti preso dal tuo amore,
o celeste Bambino.
Lascia che al contatto del tuo fuoco
l'anima mia si liquefaccia per amore
ed il tuo fuoco mi consumi,
mi bruci,
m'incenerisca qui ai tuoi piedi
e resti liquefatto per amore
e magnifichi la tua bontà
e la tua carità.
(Epist. IV 871-872)
«Il celeste Bambino sia sempre in mezzo ai vostri cuori, li regga, l'illumini, li vivifichi, li trasformi nell'eterna carità. Questo fu l'augurio affettuoso e sincero che inviai di lontano a voi tutti, nella notte felicissima, del santo Natale. Questo pure fu il voto cordialissimo che feci per voi in quella beatissima notte alla grotta del divino Infgante, riprendendo per altre volte nel santo sacrificio della messa. Ma questo voto e questo augurio l'andrò assiduamente ripetendoli innanzi a Gesù in tutte le mie povere e deboli preghiere sì, ma pure assidue, finché io avrò vita. Accettateli dunque questo voto e questo augurio come la più bella espressione del cuore di chi sinceramente vi ama con paterna e fraterna tenerezza nelle viscere amorosissime di nostro Signore Gesù Cristo. Accettate pure questo mio voto e questo mio augurio come una minima parte di compenso di tutto ciò che avete fatto per me.
Vorrei ancora offrirvi di più innanzi a Gesù, ma... non ci ho altro. Pazienza. Gesù vi compenserà di tutto ed a cento doppi».
(Epist. III, 833)
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