Che è colpevole dello stesso crimine colui che pecca con un figlio carnale e un figlio battesimale.
"E che una discussione sulle regole accademiche confonda ancora una volta i sacri o piuttosto esecrabili confessori! Se un sacerdote canonico si mette con una donna, alla quale ha imposto di fare (0168D) penitenza, nessuno dubiterà che debba essere degradato dalla censura di una sentenza sinodale. Se è un religioso a peccare con un altro religioso che, in qualità di giudice, gli ha imposto una penitenza, o da cui ha accettato una penitenza, la giustizia non dichiarerà che deve essere privato dell'onore del suo ordine? Così si parla comunemente del figlio della penitenza (157) come si dice del figlio del battesimo. Ne è testimonianza ciò che l'evangelista scrive del beato Marco: "Perché egli è, per il battesimo, figlio di Pietro". (1 Cor 1) E l'illustre predicatore dice: "Cristo infatti non mi ha mandato a battezzare, ma a evangelizzare". È lo stesso che dice: "Qual è la mia gloria davanti al Signore? Non siete voi? Perché io vi ho generati in Cristo Gesù per mezzo del Vangelo". (1 Cor. 1V) E ancora, (0169A), dice ai Galati: "Figli miei che partorisco di nuovo finché non sia formato Cristo in voi". (Se colui che è stato inviato non per battezzare ma per evangelizzare, e quindi per incoraggiare la penitenza, genera e partorisce, è giusto che anche chi riceve la penitenza sia chiamato figlio e chi la impone sia chiamato padre. Infatti, se riflettiamo un po' sommessamente su quanto detto sopra, risulta chiaro che è colpevole dello stesso crimine chi fornica con una figlia carnale o battezzata, e chi commette un'infamia con un figlio della penitenza. Chi ha rapporti con una persona che ha generato carnalmente, o che ha ricevuto nel battesimo, o a cui ha imposto un giudizio di penitenza, o chi pecca di impurità con il figlio della penitenza, è giusto che sia completamente tagliato fuori dall'ordine di cui è ministro".
di San Pier Damiani
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