martedì 26 dicembre 2023

I FIORETTI DI SAN GASPARE


La culla

Dire che il 26 luglio del 1815 il drappello dei futuri Missionari della nuova Congregazione di Gaspare partì tutto per S. Felice non è esatto. Gaspare sì, volò solo e immediatamente, per precedere di vari giorni i compagni. E c'era anche un perché. Gaspare conosceva già lo stato del vecchio convento e temeva che i compagni, già tanto restii a lasciare Roma, ne sarebbero restati talmente... inorriditi, da non aprire neppure le valige e ripartire immediatamente con lo stesso legno, col quale sarebbero arrivati. Infatti era stato a Giano a predicare il Triduo della festa d'Ognissanti nell'anno precedente ed era andato a dare uno sguardo. Per lui quel vecchio convento era una manna del cielo, ma per gli altri?

S. Felice è in posizione incantevole, come del resto incantevole è tutta l'Umbria per i suoi colli dolcissimi, il suo verde, i suoi campi, i suoi monumenti; sorge fra alberi poderosi, su uno spiazzo abbastanza largo. La costruzione è vasta per ampiezza di locali: cortile monumentale, col pozzo, porticato e loggiato; molte celle, refettorio, l'interno tutto affrescato ad ispirazione dassicheggiante o a sostanzioso barocco: pure barocco e affrescatissimo è l'interno della chiesa. Però... qua e là è tutto sgretolato e cadente! Soffitti sforacchiati, dai quali, in qualche parte, si vedeva il cielo; porte innumerevoli senza battenti, spalancate su stanze alle quali è crollato il pavimento, sicché dalla soglia si possono vedere i locali inferiori. Mucchi di calcinacci e di mattoni ostruiscono i corridoi... Vetrate sporche e rotte, ragnatele in abbondanza. Al minimo rumore svolazzano pipistrelli. Ovunque, diciture latine e pitture chiassose che contrastano col silenzio quasi sepolcrale del tempio, dove da anni non entrava più nessuno. Le panche rigonfie dall'umidità e in disordine, ingombrano il pavimento; fuggono pipistrelli anche dai confessionali e rondini in alto passano da un finestrone all'altro.

Nella mente di Gaspare s'affaccia, con la leggendaria storia di S. Felice martire, chiuso in un sarcofago nella cripta, la schiera di Benedettini, Agostiniani, Passionisti che 1' avevano popolato, molti dei quali giacevano nella cripta o sotto il pavimento della chiesa. Gaspare si trovò come disperso in quella possente rovina! Chiunque sarebbe fuggito, quasi il Cenobio stesse per crollargli addosso, ma egli, in quell'edificio desolato, salutò nel segreto del cuore, la prima Casa, la Culla, il sospirato Nido dell' Istituto dei Missionari, che di li sarebbero partiti per recare nel mondo l'insegna del Sangue di Cristo!

Per il momento l'avv. Paolucci, cui sta tanto a cuore la fondazione, lo ospita in casa sua a Giano. Di li Gaspare scende tutti i giorni a S. Felice e, aiutato da volenterosi contadini, s'improvvisa muratore, falegname e fabbro per i restauri più urgenti onde far trovare ai compagni qualche camera e 1' indispensabile per i primi giorni. Il Papa gli aveva donato un gruzzoletto; la generosità di quei contadini si esprimeva in tutti i modi e le famiglie più abbienti facevano doni e prestiti, garantiti dalla cambiale della... Provvidenza!

La voce dell' arrivo dei Missionari si sparse ovunque! Gaspare non stava in sé dalla gioia e ne scriveva a Mons. Cristaldi e ai compagni per entusiasmarli. Giunse finalmente 1' ora di Dio! D. Gaetano Bonanni, D. Adriano Giampedi, D. Vincenzo Tani - i primi tre congregati con Gaspare nel nome del Sangue di Cristo - giunsero accolti dalla gran folla, che acclamava e benediceva, confondendo la propria voce col festoso suono delle campane. Nella chiesa, ripulita e addobbata a festa, cantarono il Te Deum. «Nella mattina seguente - tiene a scrivere Gaspare al Cristaldi - si mise subito l'esatta osservanza delle Regole». Gaspare si moltiplicava! Dopo un Triduo solenne, il 15 agosto 1815 la novella Congregazione ebbe ufficialmente i suoi Natali!

«La folla è immensa - scriveva Gaspare - e accorre da tutte le parti». Alle funzioni parteciparono il Clero e le Comunità Religiose dei paesi vicini. I preti romani, prima così incerti, quel giorno dimenticarono perfino di prendere cibo. La letizia fu piena e gioconda. Gaspare raggiava! Mai fu più felice e mai lo sarà come quel giorno.

A notte, quando i compagni stanchi cadono in sonno profondo, egli al lumicino d'una candela, scrive una meravigliosa lettera al Cristaldi. La lettera comincia così: «Converrebbe scrivere la presente più con lacrime di tenerezza, che con l'inchiostro» e termina: «Ho affidato 1' Opera alla Madonna, Ella penserà a proteggerla dal Cielo e a benedirla amorosamente».


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