Durante l’Ottocento, la sensibilità esasperatamente sentimentale ed erotica, diffusa prima dal Romanticismo e poi più gravemente dal
decadentismo, contribuì ad un certo risorgere dell’omosessualità, che però sembrava tenuto a freno da una convenzionale «morale laica» e si diffondeva nascondendosi ipocritamente sotto
il velo dell’arte e della moda sensuali. Con l’inizio del nostro secolo, gli argini di questa «morale», ben presto destinati a crollare, cominciarono a cedere sotto il crescente impatto delle passioni
sregolate, che influenzavano sempre più le classi colte e ricche e cominciavano a pretendere una legittimazione pubblica. La Chiesa pertanto ritenne necessario ribadire la condanna dei peccati risorgenti, compreso quello
omosessuale. Segnaliamo al riguardo due fondamentali documenti promossi dal grande Pontefice San Pio X (1835-1914). Nel suo Catechismo del 1910, infatti, il «peccato impuro contro natura» è classificato per gravità come secondo, dopo l’omicidio volontario, fra i peccati che«gridano vendetta al cospetto di Dio». «Questi peccati – spiega il Catechismo – si dicono gridare al cospetto di Dio, perché lo dice lo Spirito Santo e perché la loro iniquità è
così grave e manifesta che provoca Dio a punirli con più severi castighi».
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