domenica 13 settembre 2020

Comunione sulla mano? NO! é sacrilegio!




Sacrileghe  “profanazioni”!
–  “fatti  storici”  –  

Oggi, nessuno può sostenere che non fosse stato possibile prevedere nei particolari i rischi comportati da quell’innovazione liturgica. Lo stesso principale innovatore della Liturgia, A. Bugnini, scriveva: «Non c’è da temere, inoltre, un accentuarsi di profanazioni e di irriverenze da parte di persone male intenzionate o di scarsa fede? Il popolo mal preparato o poco istruito, ricevendo il Pane eucaristico in mano, non finirà per equipararlo al pane ordinario o al pane semplicemente benedetto?»92. Furono queste e altre preoccupazioni che fecero alzare la voce anche agli antichi Padri della Chiesa e che fece determinare i primi Papi ad abolire la Comunione sulle mani! Difatti, fu proprio l’accentuarsi di profanazioni, di irriverenze e di sacrilegi, fin dall’inizio della Chiesa93 che, passati i periodi di persecuzioni, suggerirono alla Gerarchia tutte quelle riforme sull’uso dell’Eucaristia che arrivarono fino all’abolizione definitiva. Lo riconoscono, ormai, anche i più fanatici sostenitori della “nuova prassi” liturgica, che pure non ignoravano anche la “mens” di Paolo VI, nel suo “Memoriale Domini”, dove si legge: «… hac agendi ratione (…) efficacius cavetur (…) ut quodvis paericulum arceatur species eucharisticas profanandi…». Ma tant’è! Le Conferenze episcopali del Nord-Europa, prima, e poi le altre, (la CEI compresa!), con ingenua o perfida volontà hanno obbligato la Santa Sede a ripetere di nuovo le mortificanti esperienze dei primi tempi (intrisi anch’essi di gravi sacrilegi sull’Eucarestia!), per cui la stessa “Rivista liturgica” (62, 1975, p. 272) poteva scrivere: «… gli abusi, infine, cominciano ad essere difficilmente controllabili». Un insuccesso del “nuovo rito”, quindi, che fu documentato anche dallo stesso Giovanni Paolo II in una sua Lettera: “Sul Mistero e il culto della SS. Eucarestia” (del 24 febbraio 1980) in cui dice: «Giungono voci su casi di deplorevoli mancanze di rispetto nei confronti delle Specie eucaristiche; mancanze che gravano non soltanto sulle persone colpevoli di tale comportamento, ma anche sui Pastori della Chiesa che fossero stati meno vigilanti sul contegno dei fedeli verso l’Eucarestia…».


«Avviene pure che, talora, non si è tenuta in conto la libera scelta e volontà di coloro che, anche dove è stata autorizzata la distribuzione della “Comunione sulla mano”, preferiscono attenersi all’uso di riceverla in bocca». E il Papa conclude chiedendo “perdono”, a nome proprio e dell’intero Episcopato, «per tutto ciò che per qualsiasi motivo e per qualsiasi umana debolezza, impazienza, negligenza, in seguito anche all’applicazione talora parziale, unilaterale, erronea delle prescrizioni del Concilio Vaticano II, possa avere suscitato scandalo e disagio circa l’interpretazione della dottrina e la venerazione dovuta a questo grande Sacramento. E prego il Signore Gesù perché nel futuro sia evitato, nel nostro modo di trattare questo sacro Mistero, ciò che può affievolire o disorientare in qualsiasi maniera il senso di riverenza e di amore nei nostri fedeli»94. E nella Lettera “Dominicae Cenae”, ancora Giovanni Paolo II lamenta che, in molti luoghi, dove si dà la “Comunione sulla mano”, succedono “fenomeni dolorosi”, accusando, anche qui, “le responsabilità dei Pastori”! Ora, purtroppo, questi episodi sconcertanti sono andati aumentando smisuratamente, diabolicamente! Ormai, è una vera cateratta di “sacrilegi”! Qui, ne diamo un sufficiente numero di esempi che abbiamo già precedentemente pubblicato sulla nostra Rivista “Chiesa viva” (novembre 1971), dove dicevamo che i “fatti” riportati «si possono controllare presso l’Editore del volantino originale, in lingua tedesca, presso il quale sono state depositate le lettere originali, munite di data, indicazione del luogo e firma dei testimoni a conoscenza dei fatti» (e cioè: Zurigo, CH 9029, C.P. 187). Ed ecco i “fatti”:


– In una trattoria, un giovane tagliuzzò un’ostia con un paio di forbici; voleva constatare se uscisse del sangue; poi, la gettò nel gabinetto. Testimonio: l’oste della trattoria: un protestante. (Nov. 1969, Tovenburg - San Gallo)

– Il parroco H. di S. B. ha confermato che un bambino aveva portato a casa un’Ostia e l’aveva data da mangiare… al cane! D. E. a H. 

– In Olanda, alcuni scolari avevano un’abbondante raccolta di “Ostie consacrate”, ricevute abusivamente per mezzo della “Comunione sulla mano”. Quelle Ostie (circa 200!) furono inchiodate come farfalle a una parete! Testimonio: il Decano della Chiesa. F. E. a G. 

– In un ospedale della Germania del sud furono trovate, in un bagno, tre Ostie quasi decomposte, furto di un ragazzo addetto alla cucina, che le aveva prese “con la mano”. Furono trovate il 22 dicembre 1969. Testimonio: il Primario dell’Ospedale. F. E. a G. 

– In una lavanderia pubblica fu trovata un’Ostia consacrata nei pantaloni di un bambino. Il ragazzo confessò di averla abusivamente ricevuta “in mano” (10 gennaio 1970). Testimonio: il proprietario della lavanderia. F. E. a G.



– «Come sacerdote, fui costretto a distribuire la Santa “Comunione in mano” e vi osservai che dalle Ostie, fatte di pane comune, caddero in terra dei “frammenti” della grandezza di un’unghia di un mignolo, e furono, naturalmente, portati sulla strada dalle scarpe sporche dei comunicandi… Durante la distribuzione della S. Comunione a dei ragazzi, uno scolaro gettò di mano ad un altro il Corpo del Signore ed il sacerdote che distribuiva la Comunione vi pestò sopra, finché non mi riuscì di sottrarre l’Ostia santa da sotto le scarpe di questo signore. Durante un’altra supplenza, cadde in terra un “frammento” considerevole dell’Ostia Consacrata e fu cercata invano tra le piastrelle del pavimento. Certamente, Essa venne portata via dall’acqua, durante pulizia del pavimento. Si potrebbero citare ancora altri fatti del genere. Consulente spirituale parroco». B. K. a S.

 – «Stavo al lato destro dell’altare di San Giuseppe. Davanti a me c’era un signore, il cui contegno rilassato dava nell’occhio. Perciò, lo osservai bene. Quando il sacerdote aveva messo l’ostia nella sua mano, se ne andò. Io mi voltai e vidi che alzò l’ostia in alto, guardandola da ogni parte; poi, ne sbocconcellò un pezzetto e, improvvisamente, mise la mano in tasca, levò qualcosa - penso fosse stato un borsellino - e vi mise la santa Ostia. Anche mio figlio H. K., studente in medicina a Tübingen, osservò questo fatto». L. K. a E.

– Una signora che andava a due sante Messe al giorno, in chiese diverse, osservò un uomo che assisteva, pure in ambedue le chiese, alla S. Messa, comunicandosi con la mano, quindi, due volte al giorno! La signora ne informò il Vicario Generale, che conosceva bene. L’uomo sospetto venne osservato per più giorni dalla polizia. Si scoprì il suo indirizzo. Un giorno venne fermato all’uscita di casa. Gli fu tolto il pacchetto che portava. Conteneva una scatoletta con 17 Ostie! Quando gliene fu chiesta la ragione, nominò il committente che gli garantiva 50 (cinquanta) franchi per ogni Ostia! Testimonio: il Padre domenicano L. P. a N. R. M. a G.


***
del sac. dott. Luigi Villa

Nessun commento:

Posta un commento