Sacrileghe “profanazioni”!
– “fatti storici” –
Oggi, nessuno può sostenere
che non fosse stato possibile prevedere nei particolari
i rischi comportati da quell’innovazione liturgica. Lo stesso principale
innovatore della Liturgia, A. Bugnini, scriveva: «Non c’è da temere, inoltre, un accentuarsi di profanazioni e di irriverenze da parte
di persone male intenzionate o di
scarsa fede? Il popolo mal preparato o poco istruito, ricevendo il
Pane eucaristico in mano, non finirà per equipararlo al pane ordinario o al pane semplicemente benedetto?»92.
Furono queste e altre preoccupazioni che fecero alzare la voce anche agli antichi Padri della Chiesa e
che fece determinare i primi Papi
ad abolire la Comunione sulle mani!
Difatti, fu proprio l’accentuarsi di
profanazioni, di irriverenze e di sacrilegi, fin dall’inizio della Chiesa93
che, passati i periodi di persecuzioni, suggerirono alla Gerarchia tutte
quelle riforme sull’uso dell’Eucaristia che arrivarono fino all’abolizione definitiva. Lo riconoscono, ormai, anche i più fanatici sostenitori
della “nuova prassi” liturgica, che
pure non ignoravano anche la
“mens” di Paolo VI, nel suo “Memoriale Domini”, dove si legge:
«… hac agendi ratione (…) efficacius cavetur (…) ut quodvis paericulum arceatur species eucharisticas profanandi…».
Ma tant’è! Le Conferenze episcopali del Nord-Europa, prima, e poi le
altre, (la CEI compresa!), con ingenua o perfida volontà hanno obbligato la Santa Sede a ripetere di
nuovo le mortificanti esperienze
dei primi tempi (intrisi anch’essi di
gravi sacrilegi sull’Eucarestia!), per
cui la stessa “Rivista liturgica” (62, 1975, p. 272) poteva scrivere: «…
gli abusi, infine, cominciano ad
essere difficilmente controllabili».
Un insuccesso del “nuovo rito”,
quindi, che fu documentato anche
dallo stesso Giovanni Paolo II in
una sua Lettera: “Sul Mistero e il
culto della SS. Eucarestia” (del 24
febbraio 1980) in cui dice: «Giungono voci su casi di deplorevoli
mancanze di rispetto nei confronti
delle Specie eucaristiche; mancanze che gravano non soltanto sulle
persone colpevoli di tale comportamento, ma anche sui Pastori della Chiesa che fossero stati meno
vigilanti sul contegno dei fedeli
verso l’Eucarestia…».
«Avviene pure che, talora, non si è
tenuta in conto la libera scelta e
volontà di coloro che, anche dove
è stata autorizzata la distribuzione
della “Comunione sulla mano”,
preferiscono attenersi all’uso di riceverla in bocca».
E il Papa conclude chiedendo “perdono”, a nome proprio e dell’intero
Episcopato, «per tutto ciò che per
qualsiasi motivo e per qualsiasi
umana debolezza, impazienza, negligenza, in seguito anche all’applicazione talora parziale, unilaterale, erronea delle prescrizioni del
Concilio Vaticano II, possa avere
suscitato scandalo e disagio circa
l’interpretazione della dottrina e la venerazione dovuta a questo grande Sacramento. E prego il Signore
Gesù perché nel futuro sia evitato,
nel nostro modo di trattare questo
sacro Mistero, ciò che può affievolire o disorientare in qualsiasi maniera il senso di riverenza e di
amore nei nostri fedeli»94.
E nella Lettera “Dominicae Cenae”, ancora Giovanni Paolo II lamenta che, in molti luoghi, dove si
dà la “Comunione sulla mano”,
succedono “fenomeni dolorosi”,
accusando, anche qui, “le responsabilità dei Pastori”!
Ora, purtroppo, questi episodi
sconcertanti sono andati aumentando smisuratamente, diabolicamente! Ormai, è una vera cateratta di “sacrilegi”!
Qui, ne diamo un sufficiente numero di esempi che abbiamo già precedentemente pubblicato sulla nostra Rivista “Chiesa viva” (novembre 1971), dove dicevamo che i “fatti” riportati «si possono controllare
presso l’Editore del volantino originale, in lingua tedesca, presso il
quale sono state depositate le lettere originali, munite di data, indicazione del luogo e firma dei testimoni a conoscenza dei fatti» (e cioè:
Zurigo, CH 9029, C.P. 187).
Ed ecco i “fatti”:
– In una trattoria, un giovane tagliuzzò un’ostia con un paio di
forbici; voleva constatare se uscisse del sangue; poi, la gettò nel gabinetto.
Testimonio: l’oste della trattoria:
un protestante.
(Nov. 1969, Tovenburg - San Gallo)
– Il parroco H. di S. B. ha confermato che un bambino aveva portato a casa un’Ostia e l’aveva data da
mangiare… al cane!
D. E. a H.
– In Olanda, alcuni scolari avevano
un’abbondante raccolta di “Ostie
consacrate”, ricevute abusivamente
per mezzo della “Comunione sulla
mano”. Quelle Ostie (circa 200!)
furono inchiodate come farfalle a
una parete!
Testimonio: il Decano della Chiesa.
F. E. a G.
– In un ospedale della Germania del sud furono trovate, in un bagno, tre
Ostie quasi decomposte, furto di un
ragazzo addetto alla cucina, che le
aveva prese “con la mano”. Furono
trovate il 22 dicembre 1969.
Testimonio: il Primario dell’Ospedale.
F. E. a G.
– In una lavanderia pubblica fu trovata un’Ostia consacrata nei pantaloni di un bambino. Il ragazzo confessò di averla abusivamente ricevuta “in mano” (10 gennaio 1970).
Testimonio: il proprietario della lavanderia.
F. E. a G.
– «Come sacerdote, fui costretto a
distribuire la Santa “Comunione in
mano” e vi osservai che dalle Ostie,
fatte di pane comune, caddero in
terra dei “frammenti” della grandezza di un’unghia di un mignolo,
e furono, naturalmente, portati sulla strada dalle scarpe sporche dei
comunicandi…
Durante la distribuzione della S.
Comunione a dei ragazzi, uno scolaro gettò di mano ad un altro il
Corpo del Signore ed il sacerdote
che distribuiva la Comunione vi
pestò sopra, finché non mi riuscì di
sottrarre l’Ostia santa da sotto le
scarpe di questo signore.
Durante un’altra supplenza, cadde
in terra un “frammento” considerevole dell’Ostia Consacrata e fu
cercata invano tra le piastrelle del
pavimento. Certamente, Essa venne portata via dall’acqua, durante
pulizia del pavimento.
Si potrebbero citare ancora altri fatti del genere.
Consulente spirituale parroco».
B. K. a S.
– «Stavo al lato destro dell’altare di
San Giuseppe. Davanti a me c’era
un signore, il cui contegno rilassato
dava nell’occhio. Perciò, lo osservai
bene. Quando il sacerdote aveva
messo l’ostia nella sua mano, se ne
andò. Io mi voltai e vidi che alzò
l’ostia in alto, guardandola da ogni
parte; poi, ne sbocconcellò un pezzetto e, improvvisamente, mise la
mano in tasca, levò qualcosa - penso fosse stato un borsellino - e vi
mise la santa Ostia. Anche mio figlio H. K., studente in medicina a Tübingen, osservò questo fatto».
L. K. a E.
– Una signora che andava a due
sante Messe al giorno, in chiese diverse, osservò un uomo che assisteva, pure in ambedue le chiese, alla S. Messa, comunicandosi con la
mano, quindi, due volte al giorno!
La signora ne informò il Vicario
Generale, che conosceva bene.
L’uomo sospetto venne osservato
per più giorni dalla polizia. Si scoprì il suo indirizzo. Un giorno venne fermato all’uscita di casa. Gli fu
tolto il pacchetto che portava. Conteneva una scatoletta con 17 Ostie!
Quando gliene fu chiesta la ragione, nominò il committente che gli
garantiva 50 (cinquanta) franchi
per ogni Ostia!
Testimonio: il Padre domenicano L.
P. a N.
R. M. a G.
***
del sac. dott. Luigi Villa
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