martedì 22 settembre 2020

ETERNITÀ

 


PELLEGRINA IN TERRA STRANIERA

Dio ti creò per l’eternità; e la terra è il luogo che ci conduce, giorno dopo giorno, verso la nostra fine. Cammina, come pellegrina in terra straniera, verso l’incontro con Dio. (15-1-67)

La terra, le creature, le cose... Amore, l’eternità mi chiama e il resto mi schiaccia! (27-9-63) 

Nel mio camminare verso Dio, ad ogni istante mi elevo un po’ di più nell’ascensione verso di Lui e sono più vicina al mio fortunato congedo dalla terra. (28-6-61)

Nel mio volo veloce, quasi senza calpestare la terra in cui abito, dico a tutte le creature: allontanatevi da me, ché vado verso Dio!; e alla mia Trinità una: ricevimi, Amore, che vengo da Te! (28-6-61)

Oggi mi manca un giorno in meno per l’incontro felice e beato, eterno e definitivo, a faccia a faccia, con la mia Famiglia Divina. (28-6-61) 

La mia vita, le mie appetizioni, le mie notti, i miei cordogli, le mie pienezze, le mie esperienze e le mie nostalgie sono così profonde e così misteriose, che mi fanno vivere vita in morte, esilio in gloria e ricerca in riempimento silenzioso per il giorno sospirato dell’incontro con Dio. (9-12-72)

Il mio vivere è desiderare, appetire, cercare e sentirmi insoddisfatta... Io voglio tutto ciò di cui ho bisogno, e ho bisogno di Dio tale quale è! (14-4-76)

Vivo in cielo senza esserne abitante e abito in terra senza viverci. (1-3-61)

Com’è duro l’esilio! Ma è il cammino glorioso che ci porta all’eternità, dove godremo per sempre, per sempre!, del fatto che Dio sia, in sé, da sé e per sé, infinitamente felice, per la contenzione compatta della sua perfezione vissuta in carità d’intercomunicazione familiare. (20-9-74) 

Eternità, Eternità amata!, col pensiero del tuo possesso, la mia anima, schiacciata dalla croce, salta dalla contentezza e ti desidera ardentemente; ma l’amore vince ed abbraccio la durezza del mio vivere, anche se il desiderio dell’Eternità mi immola di fronte alla terribile esigenza che mi brucia di possederla. (11-5-61)

Il mio spirito ha bisogno di correre... correre «lì», nella profondità dell’Essere, per stare con Lui amando ed essendo amata; e, adorando in atteggiamento sacerdotale, irrompere in un cantico amoroso di rendimento di grazie perché Dio è felice, infinitamente felice, coeternamente felice, consostanzialmente felice, in sé, da sé e per sé, nel gaudio infinitamente perfetto di Famiglia amorosa. Dio ci attende «lì» nel nostro posto, nella profondità fonda del suo petto. (12-9-75)

Dio ci attende «lì», dove si ascolta la Parola che, in sapienziale sapienza, il Padre pronuncia in un eterno silenzio d’infinito Amore ridonativo. (12-9-75)

Io voglio l’Essere perché ne ho bisogno, e soltanto in Lui e con Lui il mio cuore riposerà. Sono stata creata per Dio nella sua luce, nel suo amore, nel suo possesso... Per questo, Dio del mio cuore, dove sei...? E fino a quando aspettare...? Vieni a salvarmi dalla prigione di questo torturante esilio!  (10-11-75)

Reclamo l’abisso dell’Essere, per immergermi nella sua profondità, ma mi separa l’abisso dell’esilio! (17-3-75)

A volte mi sembra di voler spezzare l’oppressione di questa chiusura e volare alla Patria, lì, con Dio per sempre, da dove si ascolta, nella luce ineffabile, la conversazione coeterna dell’eterno Essente. (10-11-75)

Quando io sospiro l’eternità, non è che io desideri la morte, ma reclamo la Vita. La morte naturale è distruzione, e Dio non mi ha creato per morire. Per questo la morte, che è conseguenza del peccato, ripugna alla natura, come tutto ciò che è castigo. (8-10-65)

Poiché la morte è il mezzo che mi porterà alla Vita, la chiamo, benché mi ripugna, poiché dopo di essa, mi si dà l’eternità che la mia anima brama. (8-10-65)

Vivo dove non sono e sono dove non vivo. L’urgenza dell’eternità per me è tanto forte, che a volte devo farmi grande violenza per continuare a lottare sulla breccia. (14-8-65)

Ho perso i cammini e mi sono addentrata nella foltezza dell’Essere; dietro la bellezza del suo volto, accattivata, corro veloce, cercando il giorno eterno in cui la mia anima possa saziarsi, a faccia a faccia, nello sguardo infinito, lì, nell’Oceano amoroso dove l’Essere, dal tanto essersi, si è Trinità in un semplice essere di vita familiare. (8-7-61) 


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