LETTERA 5
Scritta tra il 388 e il 391.
Nebridio si lamenta che i concittadini di A. ne disturbino la contemplazione coi loro affari e lo invita nella propria villa.
NEBRIDIO AD AGOSTINO
1. È dunque così, Agostino mio? Spendi energie e pazienza nelle faccende dei tuoi concittadini e non ti si restituisce ancora la sospirata tranquillità? Di grazia, chi ha il coraggio di importunare te che sei tanto buono? Credo quelli che non sanno quale sia l'oggetto del tuo amore e del tuo ardente desiderio. Non c'è nessuno dei tuoi amici che riveli loro le tue predilezioni? Né Romaniano né Luciniano? Ascoltino almeno me. Io proclamerò, io attesterò che tu ami Dio, vuoi servirlo ed essere a Lui unito. Vorrei attirarti nella mia casa di campagna e che ivi tu stessi tranquillo. Non avrò infatti paura d'essere chiamato seduttore dai tuoi concittadini che ami troppo e dai quali sei troppo amato.
LETTERA 6
Scritta nello stesso tempo (388-91).
Nebridio sottopone ad A. il problema della memoria la quale, a suo parere, è inseparabile dall'immaginazione (n. 1); questa poi ricava le sue immagini non tanto dai sensi quanto da sé medesima (n. 2).
NEBRIDIO AD AGOSTINO
Memoria e immaginazione.
1. Provo un grande piacere nel conservare le tue lettere come se si trattasse degli occhi miei. Infatti sono importanti non per l'estensione bensì per gli argomenti, e contengono importanti dimostrazioni di problemi importanti. Esse mi parleranno di Cristo, di Platone, di Plotino. Di conseguenza saranno per me piacevoli ad udirsi per la loro eloquenza, facili a leggersi per la loro brevità e salutari ad intendersi per la loro sapienza. Avrai cura perciò di farmi conoscere quello che a tuo parere sembrerà santo e buono. A questa lettera poi risponderai quando avrai esaminato più accuratamente il problema dell'immaginazione e della memoria. Io credo infatti che, sebbene non ogni immaginazione sia accompagnata dalla memoria, ogni ricordo tuttavia non possa verificarsi senza l'immaginazione. Ma tu mi obietti: che cosa accade quando ricordiamo di aver compreso o pensato qualche cosa? Contro questa osservazione io rispondo dicendoti che ciò si è verificato perché quando abbiamo percepito o pensato alcunché di corporeo e di soggetto al tempo, noi abbiamo prodotto una cosa che interessa la fantasia: infatti o abbiamo rivestito di parole le nostre percezioni e i nostri pensieri (e queste parole non sono indipendenti dal tempo e interessano i sensi o la fantasia), oppure il nostro intelletto o il nostro pensiero hanno subito una qualche impressione tale da poter lasciare una traccia nella fantasia. Queste cose io le ho dette senza averci pensato a lungo e in modo confuso, secondo il mio solito: tu le esaminerai e, rigettato ciò che vi è di falso, raccoglierai quello che c'è di vero in una lettera.
Le immagini della fantasia.
2. Senti un'altra cosa: perché, di grazia, non diciamo che la fantasia ricava tutte le immagini da se stessa, piuttosto che dai sensi? Infatti come l'intelletto è spinto dai sensi a vedere il mondo intelligibile, che gli è proprio, piuttosto che ricevere qualcosa da essi, così può darsi che anche la fantasia sia spinta dai sensi a contemplare le immagini che sono in lei piuttosto che attingere qualcosa da essi. Giacché può darsi che per questo avvenga che quello che i sensi non vedono essa tuttavia lo possa vedere: e questo è un indizio che ha in sé e da sé tutte le immagini. Anche su questo problema mi risponderai esponendomi il tuo pensiero.
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