COLUI CHE PARLA DAL FUOCO
L'offerta fatta da Josefa doveva sospingerla sempre più innanzi nel cammino tracciatole dal Maestro. Nei giorni seguenti più che mai ella sperimenta ciò che la volontà divina sta per chiederle di coraggio e di fiducia.
«Mi trovo in una tale tentazione di freddezza e di turbamento - scrive alla fine di ottobre - che mi sembra non aver più né vocazione né fede, tanto mi sento insensibile e immersa nell'oscurità. Offro le mie sofferenze per consolare il Sacro Cuore e guadagnargli anime, ma questo stesso pensiero rimette sotto i miei occhi tutta la mia vita infedele. Vedermi come sono e ardire di pregare per altre anime, mi sgomenta!».
Così Nostro Signore pareva si compiacesse di abbandonarla e questi abbandoni apparenti, non rari nella vita spirituale, siccome succedevano immediatamente ai privilegi d'amore, lasciavano Josefa insolitamente sconvolta. Tuttavia reagiva decisa a restare fedele attraverso ogni difficoltà.
«Mio Dio! - scrive - voglio consolare il tuo Cuore! Non Ti vedo, non Ti sento, ma credo in Te e Ti amo! Eppoi, occorre dirlo? ricorro continuamente alla mia celeste Madre!».
Trascorrono così otto giorni. Il sabato 6 novembre 1920, Josefa si sveglia convinta di aver perduto la vocazione e che tutto sia ormai inutile.
«In mezzo a tale tormento - scrive - non potevo che ripetere quest'invocazione: Gesù, Gesù non mi abbandonare! Così passò la meditazione, poi la Messa, e mi comunicai, ma non potevo che chiamare Gesù in mio aiuto e ripetere: credo che Tu sei nell'anima mia, lo credo, mio Dio!
«La Sua voce ad un tratto mi rispose:
«- Sono qui!».
«In quell'istante mi sentii pervasa da una grande pace e Lo vidi. Aveva in capo la corona di spine e la fronte rigata di sangue. La ferita era aperta e con le mani Egli mi mostrava il Cuore».
«Gesù mio, come mi lasci sola! e per tanto tempo, e tentata».
«- Quando ti lascio così fredda - disse – è perché prendo il tuo ardore per riscaldare altre anime. Quando ti abbandono all'angoscia, la tua sofferenza placa la collera divina. Quando ti sembra di non amarmi eppure mi ripeti il tuo amore, allora tu consoli maggiormente il mio Cuore. Ecco quello che voglio: che sii pronta a consolare il mio Cuore ogni volta che ho bisogno di te».
«Gli risposi che ciò che mi tormenta di più è il timore di offenderlo, poiché poco importa il soffrire, ed Egli lo sa bene».
«- Vieni, Josefa, non temere di niente, non sei sola! Non posso abbandonarti... Più sei piccola e umile, più hai bisogno d'essere custodita...».
Di fronte a tali assicurazioni divine, ella confessa di nuovo le sue debolezze e ripete il suo amore e il suo abbandono...
«L'ho supplicato di darmi le virtù di cui ho tanto bisogno, soprattutto l'umiltà. Mi interruppe:
«- Ho dell'umiltà per il tuo orgoglio».
«Sono poi così vile, così debole nelle sofferenze!».
«- Io sono la forza stessa!».
«Infine mi sono offerta senza nulla ritenere per me».
«- Tu dici bene, Josefa: nulla per te... tu, tutta per Me, ed Io tutto per te! Quando ti lascio sola nell'angoscia abbraccia la mia Volontà, abbandonati al mio Amore».
Suor Josefa Menéndez
Nessun commento:
Posta un commento