ATTI DEL CONFRONTO
CON EMERITO VESCOVO DONATISTA
1. Il 20 settembre, sotto il dodicesimo consolato di Onorio e l'ottavo di Teodosio, imperatori gloriosissimi, nella chiesa maggiore di Cesarea, dopo che il vescovo metropolita Deuterio si fu diretto processionalmente alla cattedra, accompagnato da Alipio di Tagaste, Agostino di Ippona, Possidio di Calama, Rustico di Cartennas, Palladio di Tigava ed altri vescovi, essendo presenti anche i presbiteri, i diaconi, tutto il clero e una gran folla di fedeli, nonché alla presenza di Emerito, vescovo del partito di Donato, Agostino, vescovo della Chiesa cattolica, prese la parola e disse: Fratelli carissimi, voi che da sempre siete stati cattolici, e voi tutti, che siete tornati alla Chiesa cattolica dall'errore donatista e avete conosciuto la pace di questa santa Chiesa cattolica e l'avete conservata con cuore sincero, e anche voi, che forse dubitate ancora della verità dell'unità cattolica, ascoltate ciò che il nostro amore disinteressato verso di voi ci sollecita a dire! Quando il nostro fratello Emerito, tuttora vescovo dei Donatisti, giunse l'altro ieri in questa città, fummo immediatamente informati della sua presenza. E poiché desideravamo ardentemente di incontrarlo, sospinti da quella carità che Dio ben conosce, andammo subito a fargli visita. Lo trovammo mentre sostava in piedi nella pubblica piazza. Dopo lo scambio dei saluti, gli facemmo notare che per lui restare sulla piazza sarebbe stato faticoso ed anche un poco sconveniente, perciò lo invitammo a venire con noi in chiesa. Ed egli accettò senza la minima difficoltà. Da ciò arguimmo che non avrebbe ricusato la comunione cattolica, così come si era presentato spontaneamente e non aveva esitato un momento ad entrare in chiesa. Ma poiché persisteva da molto tempo nella perversità dell'eresia, benché si trovasse all'interno di una chiesa cattolica, abbiamo tenuto un discorso alla vostra carità, che avrete la bontà di richiamare alla mente. Parlai a lungo; voi avete ascoltato e siete senz'altro in grado di ricordare bene tutto ciò che ho detto sulla pace, sulla carità, sull'unità della santa Chiesa cattolica, che Dio ha promesso e ha accordato. In quel mio discorso mi rivolgevo a voi, ma esortavo lui; e con tutta la forza delle viscere della mia carità, in quel mio discorso soffrivo le doglie del parto per generare al Signore tutti coloro che si trovavano in pericolo per la propria anima. Questo infatti disse ad alcuni anche il beato apostolo Paolo: Figliolini miei, che io di nuovo partorisco, finché non sia formato Cristo in voi! 1. Tuttavia lui, anche dopo il nostro discorso, ha persistito nella sua ostinazione, ma non per questo abbiamo pensato di dover disperare; come pure siamo convinti che non si debba mai disperare di qualsiasi uomo, finché vive in questo corpo. Se infatti ho affermato l'altro ieri che non avevo perduto la speranza, non era certo perché osassi disperare oggi.
Dopo la Conferenza di Cartagine, quasi tutti i Donatisti si sono convertiti.
Sant'Agostino
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