26 settembre 1946, Santi Cipriano e Giustino.
Sta scritto: "Percuoterò il Pastore e le pecore saranno disperse. Ma dopo che sarò resuscitato, vi precederò in Galilea".
Private del Pastore, le pecore sono sconvolte, senza coesione, senza forza, senza resistenza, senza direzione. Tuttavia è necessario che il Buon Pastore soffra. Per lui non è più il tempo di andar dietro alla pecorella smarrita lasciando provvisoriamente le altre sotto la guardia dei cani e delle barriere.
Ora che dà la vita per tutte le sue pecore, è obbligato a lasciarle completamente. Ma sa che finchè che attirerà su di sè l’attenzione del lupo, le sue pecore non corrono alcun rischio. La sua assenza tuttavia sarà breve. Ben presto sarà ancora alla loro testa; di più, li precederà preparando loro il cammino, facilitando loro il lavoro per la grazia dello Spirito Santo.
Sanno dunque che non saranno soli. Sarà tangibile per essi dalla Resurrezione all’Ascensione; ma non sarà meno reale in seguito anche se invisibile: avranno l’appoggio di due Persone Divine in luogo di Una. Gesù li precederà in Galilea. Cosa vuol dire? Innanzitutto nella parte di Gerusalemme chiamata Galilea perchè era riservata ai galilei, poi nella Galilea stessa, sulle sponde del lago di Genezareth, poi in tutte quelle province dal nome simile che rappresentano il loro futuro campo di apostolato mondiale: Galaad, Galazia, Galizia, Gaulanitide, infine la Gallia, questo paese per eccellenza di missionari da cui partiranno gli apostoli degli ultimi tempi che evangelizzeranno fino alle estremità della terra, affinchè l’Agnello che è stato immolato partendo dal giardino degli Ulivi sia conosciuto e amato in tutto l’universo. Allora le pecore avranno forza, coraggio, iniziativa. Da sè stesse? Certo che no! Il Buon Pastore le precede in Galilea: mostra loro il cammino, soprattutto il cammino dei cuori: dà loro coraggio, insegna loro a guarire e a catturare le anime.
Chi dirà, assieme alle difficoltà incontrate dai missionari, le facilità provvidenziali che essi hanno sovente trovato: è il sangue di Cristo al Getsemani che ha bagnato i solchi in cui essi seminano; certo, devono penare e soffrire: il Maestro ha mostrato loro il cammino; ma Gesù ha fecondato i loro sudori che, altrimenti, sarebbero rimasti vani. Che i nostri sacrifici e le nostre preghiere chiedano ora al Padre di famiglia di inviare nella sua messe dei mietitori degni del Maestro: sacrificati e santi come il Maestro, docili al Maestro affinchè gli agnelli vengano pure numerosi e docili attorno alle pecore e queste li portino al Buon Pastore; e che presto non ci sia più che un solo gregge sotto un solo Pastore e lo ricompensi di tutti i suoi dolori, di tutte le sue pene, di tutte le sue umiliazioni, di tutte le sue sofferenze, e che il movimento di apostolato partito da Gerusalemme vi riporti tutti i popoli come al loro centro.
meditazioni, ritrovate tra i suoi scritti Fernand Crombette
Nessun commento:
Posta un commento