Mons. Marcel Lefebvre
La magnifica eredità di Gesù Cristo
La storia della creazione e dell’umanità, è la storia della carità del buon Dio. Il Credo non è che un inno alla carità di Dio. Ora, esiste una relazione particolare tra la carità di Dio per gli uomini ed il sacerdozio? Chi potrà negarlo?
La storia della Redenzione degli uomini lo dimostra.
Dio, nella sua immensa carità, ha voluto che tutti gli spiriti che ha creato si unissero a Lui in modo ineffabile, veramente divino, che fossero partecipi della sua vita, della
sua divinità per l’eternità. In un primo tempo ha voluto sondare i cuori dei nostri primi avi per vedere se gli erano veramente sottomessi. Ahimè! I nostri primi avi gli hanno disobbedito, si sono
allontanati da Lui, trascinando con loro tutte le generazioni future.
Quando gli angeli prendono una decisione, essa è definitiva, ma poiché l’uomo vive nel tempo, per lui c’era la speranza di un recupero. Gli era quindi possibile
godere della misericordia di Dio. Perché, se c’è qualcosa di ancora più grande della carità, questa è la misericordia. La misericordia consiste nel chinarsi verso il peccatore, verso
colui che è afflitto dal peccato per farlo ritornare a Dio. Allora il Figlio di Dio ha deciso di incarnarsi e di offrirsi al buon Dio, per riscattare gli uomini da quel peccato. Ha voluto versare il proprio Sangue per
restituirci nuovamente la vita divina, quella vita straordinaria, cui ci prepariamo tutti e alla quale ci dispone la grazia.
Una sola parola, un solo atto d’amore di Nostro Signore Gesù Cristo incarnato sarebbe bastato per riscattarci tutti, ma Nostro Signore ha voluto provare il suo amore in
un modo più sensibile, versando il proprio Sangue per noi. E non ha voluto farlo solo per la sua generazione. E’ venuto a salvare l’umanità intera e le generazioni future.
E, nella sua carità per noi, ha pensato di scegliere tra gli uomini degli eletti che avrebbe resi simili a Lui, ai quali avrebbe dato quel potere straordinario di essere degli
altri Cristi, d’immolarsi con Lui sulla Croce ed al tempo stesso continuare il suo Calvario, continuare il suo Sacrificio, versare il suo Sangue, dare il suo Corpo ai fedeli come nutrimento.
E’ così che ha pensato ai sacerdoti. Ecco il grande mistero dell’amore di Nostro Signore Gesù Cristo, mistero della nostra fede, veramente Mysterium fidei1. Che idea sublime da parte del buon Dio: volere associare a Sé delle povere creature peccatrici, ma riscattate
dal suo Sangue, contrassegnandole col carattere sacerdotale, e permettere loro di pronunciare le parole che continueranno la sua Redenzione. Che meraviglia2!
Il mistero della Chiesa è straordinario. E’ una creazione della carità di Dio, una prova ulteriore che Dio ci ama e ci ama infinitamente, perché il buon Dio
ha fatto la Chiesa per dare Se stesso, per continuare Se stesso attraverso i secoli. Si è donato alla sua sposa, la Chiesa, e si è donato realmente: ha dato il suo Corpo, il suo Sangue, la sua Anima e la sua
Divinità. Li ha affidati alla Chiesa per continuare questa opera di Redenzione, per continuare il suo Calvario, il suo Sacrificio3.
“Fate questo in memoria di Me” (Lc 22,19), continuate il mio Sacrificio: ecco quello che ha detto Nostro Signore agli apostoli nell’ultima Cena. In quel momento, gli apostoli sono diventati sacerdoti, partecipi del sacerdozio
di Nostro Signore Gesù Cristo. Il sacerdozio è la grande eredità di Gesù Cristo. Nostro Signore ha affidato il proprio sacerdozio nelle mani della Chiesa perché esso continui fino alla fine
dei tempi4.
1 Parola pronunciata nel momento della consacrazione del prezioso Sangue.
2 Omelia, Écône, 29 giugno 1984.
3 Omelia, Écône, 2 febbraio 1984.
4 Omelia, Auxerre, 8 luglio 1978.
Il sacerdote è un dono straordinario che Nostro Signore ha fatto all’umanità. Se non avessimo sacerdoti, non avremmo la santa comunione, non potremmo comunicarci
con Nostro Signore Gesù Cristo, non potremmo ricevere la grazia dello Spirito Santo tramite i sacramenti. Così, il sacerdote è il canale attraverso il quale dal Cielo scendono le grazie di Nostro Signore
Gesù Cristo per santificarci5.
I seminaristi, nel corso delle loro ordinazioni successive, ricevono dalla Chiesa, in quanto essa è divina, tutte le grazie dello Spirito Santo che li trasformano in Dio, in
Nostro Signore Gesù Cristo, che li divinizzano dando loro quella vita di Dio che scorre in essi sempre di più. Nella misura in cui essi corrispondono alla grazia donando le loro anime a Dio, schiudendole nella
purezza, nella bellezza, nella semplicità del proprio cuore, la vita di Dio circola in loro. Essa scorre nell’anima dei seminaristi grazie a Nostro Signore, alla santa Chiesa, al Sacrificio divino, ai sacramenti,
alla preghiera, all’orazione. Sono altrettanti canali della vita di Nostro Signore che li inonda di Spirito Santo, dello spirito di carità di Nostro Signore Gesù Cristo. La Chiesa permette loro di partecipare
veramente all’eternità di Dio e ai doni di Dio, che sono indefettibili6.
Voi che toccherete le cose sante, ed in particolare la santa Eucaristia, quanto deve essere grande la vostra santità7!
Voi che siete sulla strada del sacerdozio, sacerdos, dunque sacra dans, che state per dare le cose sacre, quanto dovete essere coscienti di essere, fin dall’ingresso nel chiericato, delle persone sacre! Allora, ascoltate bene i consigli
che vi dà la Chiesa e cercate, con la grazia di Dio, con la preghiera, con l’orazione, mentre siete in seminario, sostenuti dalla preghiera di tutti i fedeli che vi circondano, di tutti quelli che vi amano, di
tutti quelli che vi seguono, di ricevere tutte le grazie di cui avete bisogno per santificarvi ed essere degni delle ordinazioni che ricevete8.
5 Omelia, Losanna, 9 luglio 1978.
6 Omelia, Écône, 2 febbraio 1984.
7 “Con l’Ordine sacro, il chierico si trova deputato ai ministeri più degni che esistono, in cui esso
serve Cristo in quel sacramento dell’altare, che richiede una santità interiore superiore a quella stessa che domanda lo stato religioso” (Somma teologica, II-II,q.184,a.8). “Ma perché l'opera vostra sia davvero benedetta da Dio e copiosi ne siano i frutti, è necessario ch'essa sia fondata nella santità
della vita. Questa è, come abbiamo dichiarato di sopra, la prima e più importante dote del sacerdote cattolico: senza questa, le altre doti poco valgono; con questa, anche se le altre doti non sono in grado eminente,
si possono compiere meraviglie, ” (Pio XI, Ad catholici sacerdotii fastigium, 20 dicembre 1935). “Siate santi, perché santo è il vostro ministero!” (Pio XII,
Menti nostræ, 23 settembre 1950).
8 Omelia, Zaitzkofen, 13 marzo 1982.
Testi scelti dal rev.do Patrick Troadec
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