mercoledì 18 novembre 2020

Oltre la morte - La sofferenza accolta con amore è la perla più preziosa che tu possa offrire a Dio.

 


Riflessioni

 

Dopo tutto quello che abbiamo scritto sul purgatorio, possiamo dire che il purgatorio non è un carcere terribile in cui l’anima è prigioniera della vendetta divina. NO. Il purgatorio è una dolorosa purificazione per rendere capace l’anima di godere pienamente della felicità del paradiso. Chi potrebbe dire che è crudele levare la lanugine dall’occhio a qualcuno affinché possa godere della bellezza del paesaggio? Chi potrebbe considerare una crudeltà far prendere a un malato di stomaco una medicina amara affinché possa poi godere del banchetto cui è stato invitato? L’anima in purgatorio è un’anima malata che ha bisogno delle medicine dei suffragi, delle preghiere e delle messe per risanarsi ed essere felice. In purgatorio pobbiamo pagare anche il minimo peccato e lavare anche la più piccola macchia. Per questo non dobbiamo passar sopra facilmente ai peccati veniali come se non avessero importanza. Ogni peccato, anche il più piccolo, è un’imperfezione e una mancanza d’amore verso Dio. Coloro che dicono: “Mi rassegno a un angolino di cielo”, non sanno quel che dicono. Avranno grandi patimenti con grandissimo desiderio di fare le buone opere che non hanno fatto e vedranno le molte anime alle quali hanno fatto mancare le loro buone azioni. Ogni accidia e ogni disinteresse per migliorare si convertirà nell’aldilà in un grande tormento dell’anima.

Santa Faustina Kowalska dice nel suo Diario: «Oggi ho conosciuto interiormente alla mia anima la cosa orribile e spaventosa che è il peccato, per piccolo che sia. Preferirei patire mille inferni prima di commettere anche il più piccolo peccato veniale» (15 marzo 1937). Vediamo cosa accadde a padre Stanislao Choscoa, domenicano. è documentato nella Storia di Polonia de Brovius dell’anno 1590.

Un giorno, mentre questo santo religioso pregava per i defunti, gli apparve un’anima circondata dal fuoco. Lui le chiese se quel fuoco era più forte di quello della terra. Gli rispose:

- Tutto il fuoco della terra, paragonato a quello del purgatorio è come acqua fresca.

- Potresti darmene una prova?

- Nessun mortale potrebbe sopportare la minima parte di questo fuoco senza morire all’istante, Se vuoi averne una prova stendi la tua mano.

Il religioso stese la sua mano e vi cadde una goccia di sudore, o di liquido che sembrava tale, di quell’anima. Fu tanto grande il dolore che emise un grido e cadde al suolo svenuto. Vennero i suoi fratelli e cercarono di rianimarlo. Raccontò loro quello che era successo e li esortò a fuggire anche il più piccolo peccato per non soffrire quelle pene terribili.

Vi è a Roma un celebre museo sulle anime del purgatorio, fondato nel 1900 da padre Victor Jouet, sacerdote del Sacro Cuore, fondatore anche della rivista “Il purgatorio”. In questo museo viene offerta al visitatore una serie di documenti autentici con prove della visita di queste anime ai vivi. In vari oggetti si possono vedere le impronte del fuoco su libri liturgici, su messali, tessuti e su oggetti di pietà come crocifissi eccetera. Questo ci conferma ancora una volta che in purgatorio, almeno a certi livelli, vi è un fuoco che può bruciare anche le cose della terra. Come è questo fuoco che brucia l’anima? Solo Dio lo sa, ma queste prove sono sufficienti per comprendere quanto sia terribile “bruciare” eternamente nell’inferno o le grave sofferenze che devono sopportare le anime che soffrono il “fuoco” del purgatorio.

Preghiamo per le anime del purgatorio. è una delle migliori opere di carità che possiamo fare. Personalmente, quando passo davanti a un cimitero, mi ricordo sempre di pregare per le anime benedette di quel luogo; e tutti i giorni nella messa le raccomando con speciale fervore. Sciaguratamente oggigiorno si sta diffondendo l’abitudine di cremare i cadaveri.

Naturalmente la Chiesa «permette la cremazione, se tale scelta non mette in questione la fede nella risurrezione dei corpi» (Cat 2301). Comunque riteniamo che sarebbe meglio inumare i corpi per avere un luogo di riferimento e per poter visitare quel luogo e pregare per il defunto. Alcune famiglie usano conservare nelle loro case le ceneri per un tempo indefinito, ma alcuni vescovi hanno consigliato tante volte che le gettino nel mare o nel fiume, o meglio ancora che le sotterrino, per evitare problemi psicologici in alcune persone deboli, ed anche per evitare che col tempo le case si trasformino in cimiteri o musei delle ceneri di tutta la famiglia.

Quanto ai funerali e alle pompe funebri, è bene che si facciano, ma con la dovuta moderazione, senza sprecare molto denaro in fiori o in esteriorità, quando ciò di cui più hanno bisogno i defunti sono le messe e le preghiere. Riguardo alla camera ardente, si deve avere rispetto per il defunto e per i familiari, creando un ambiente di raccoglimento e di preghiera. è penoso che in certi posti si approfitti di questi momenti per raccontare celie, conversare di cose mondane e, a volte, per mangiare e bere a crepapalle, come se ci si trovasse a una festa. Qualcosa di simile possiamo dire che avviene anche nel giorno dei Defunti, quando molte persone sogliono visitare i cimiteri.

Una cosa particolarmente grave è quella di non adempiere agli impegni contratti con i defunti affinché si celebrino messe per le loro anime e tenersi per sé il denaro destinato a questo scopo; sarebbe come tenere per sé il denaro destinato alle medicine per curare un infermo. Altra cosa importante è che il denaro rubato o male impiegato deve essere restituito persino in purgatorio. Per questo i figli dovrebbero pagare i debiti dei loro genitori o dare denaro alle missioni e per opere di carità, per cacellare in questo senso i peccati dei propri genitori.

Esaminiamo un caso avvenuto a Montefalco, in Italia, dal 2 settembre del 1918 al 9 novembre 1919. Queste apparizioni di un’anima del purgatorio sono confermate da alcune religiose del convento ed egualmente da mons. Pietro Pacifici, vescovo di Spoleto, nel 1921. Le 28 apparizioni ebbero luogo nel convento delle Suore Clarisse di San Leonardo di Montefalco. Mai si poté vedere l’anima purgante, ma si rendeva presente alla ruota della clausura per parlare brevemente e per lasciare una elemosina, quasi sempre di dieci lire. Suonava la campanella dell’ingresso affinché la madre badessa scendesse, anche quando erano chiuse tutte le porte d’entrata sia al convento sia alla chiesa.

Era solito dire: Lascio qui dieci lire per le preghiere. Quando le chiedevano per conto di chi fossero, rispondeva: Non mi è consentito dirlo. Il 3 ottobre 1919 disse chiaro alla superiora: Sono un’anima del purgatorio, che mi trovo lì per aver dissipato beni ecclesiastici. In un’altra occasione disse che era sacerdote. In tutto lasciò trecento lire e furono celebrate per quell’anima 38 messe. Il 9 novembre, dopo che la badessa fu scesa al suono della campana, le disse: Lodati siano Gesù e Maria. Ringrazio voi e la comunità: poiché hanno pregato per me, sono libero da ogni pena. Su richiesta della badessa diede loro la benedizione sacerdotale in latino.

Il luogo dove avvennero queste apparizioni è stato trasformato in cappella dedicata alla preghiera per le anime del purgatorio e in particolare per i sacerdoti defunti. Venne benedetta il 26 febbraio 1924 e sul luogo è sorta una confraternita che opera in favore delle anime del purgatorio.

Considerato tutto ciò, sarebbe cosa buona chiedere ogni giorno a Dio nostro Padre la grazia di andare direttamente in paradiso e di chiedergli anche la pazienza e la rassegnazione per accogliere tutte le sofferenze che vorrà inviarci prima di morire, per trascorrere il nostro purgatorio qui e non nell’aldilà.

Rendiamo fruttuoso il tempo per crescere nell’amore.

Ricordiamoci che il nostro paradiso sarà grande tanto quanto la misura del nostro amore. E la misura dell’amore deve essere l’amore senza misura. Non poniamo limiti al nostro amore a Dio e verso il prossimo. Non stanchiamoci di amare Dio e gli altri. Non stanchiamoci di contemplare Gesù Eucaristia chiedendogli che riempia il nostro cuore del suo amore. Chiediamo alla “Madre dell’amore meraviglioso” (Ecl 24, 18), a Maria, che ci insegni ad amare.

In questo modo, nella misura in cui amiamo con tutta la nostra anima, con tutta la nostra mente e tutto il nostro essere, ci sentiremo realizzati come esseri umani che compiono fedelmente la loro missione in questo mondo. Siamo stati creati per amore e per amare. Solo nell’amore sincero e generoso incontreremo la nostra realizzazione personale, il senso della nostra vita e il compimento di tutte le nostre speranze.

Allora, non dimentichiamo che il tempo di amare si esaurisce giorno per giorno, che il tempo nella vita è limitato, che non possiamo perder tempo. Il tempo ha fine e di esso bisogna approfittare al meglio. Comunque siamo in tempo per correggere gli errori; c’è ancora tempo per amare. Dopo potrebbe essere troppo tardi. Facciamo della nostra vita una cammino d’amore e accumuliamo un tesoro che ci serva per la vita eterna. ricordiamo sempre quello che diceva la beata Isabella della Santissima Trinità. «Nella sera della vita rimane solo l’amore».

P. Angel Peña


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