domenica 17 gennaio 2021

PADRE PIO E IL DIAVOLO



 Gabriele Amorth racconta... 

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La specializzazione particolarissima di don Gabriele Amorth - confessa: non la finirei più  di parlare di esorcismi - non lo ha “preso” in maniera tale da alterargli il giudizio, come potrebbe essere umano e comprensibile, sull’azione diabolica nel mondo. 

«Padre Pio si è battuto continuamente contro il demonio. Però teniamo ben presente che il demonio ha due attività. L'attività ordinaria, che è quella che gli preme, consiste nel far cadere l'uomo nel peccato, e condurlo all'Inferno. Questa è la vera attività del demonio. Leggevamo nel vecchio catechismo di san Pio X, magari lo si fosse riformato e mantenuto, invece di... ottimo, ottimo il Nuovo Catechismo. Ma è troppo grosso, è da consultare. Speriamo che il “compendio” che si farà sia di maggiore praticità. Si diceva del demonio nel Catechismo di San Pio X: "Per odio contro Dio, tenta l'uomo al male”. Quella è la vera attività del demonio. Poi c'è anche quest'attività straordinaria, molto più rara, direi, particolare, che è quella delle vessazioni che possono arrivare anche alla possessione diabolica. Non c'è dubbio che Padre Pio ha lottato contro l'attività ordinaria del demonio, la sua vera battaglia è stata contro l'attività ordinaria del demonio, strappargli le anime e farle vivere in grazia di Dio. Strapparle dalla schiavitù di Satana, perché il peccato rende schiavi di Satana, anche se non con le forme della vessazione, in cui il demonio si impossessa delle persone. Ma è una schiavitù molto peggiore, perché è una schiavitù dell'anima. Mentre la possessione diabolica non tocca l'anima. Noi abbiamo tante figure di santi che sono stati posseduti dal demonio, e ce ne sono anche alcuni che sono morti posseduti dal demonio. Per esempio la beata Eustochio, benedettina di Padova, che è stata posseduta dal demonio dalla nascita alla morte; è morta a ventitré anni. Con la possessione il demonio non tocca l’anima, mentre con l’azione del peccato tocca l’anima, altroché. Rende schiava l’anima. Invece la schiavitù del corpo può essere un mezzo... di santificazione. Tanti santi e sante hanno conosciuto quest’esperienza: santa Gemma Galgani, sant’Angela di Foligno, santa Maria Maddalena de’ Pazzi, lo stesso Don Orione ha avuto due periodi... Don Bosco per due anni è stato tormentato dal demonio; non possessione, ma tormenti del demonio. E tutti lo sapevano, e tutti pregavano per lui. Si è liberato da solo, ma non ha mai voluto dire come. Una volta, di fronte a un gruppo di ragazzi, chiese: “Se voi incontrate il demonio, che cosa fate?”. Uno dei ragazzi rispose: mi faccio il segno della Croce, per mandarlo via. “Bravo! E se questo non basta, che cosa fate?”. Un altro rispose: mi faccio il segno della Croce con l’acqua benedetta. “Bravo! E se neanche questo non basta ancora?”. Quei ragazzini non hanno saputo più che cosa rispondere. E Don Bosco, come fra sé e sé: “Lo so io che cosa bisogna fare... lo so io che cosa bisogna fare”. E non ha detto altro. Certamente ha fatto delle penitenze, dei digiuni particolari. Per due anni è stato proprio tormentato dal demonio; ma si è giunti al punto che il demonio aveva il terrore di Don Bosco. C’è un episodio storico, riguardo a questo punto. Quando era vecchio non si sapeva, di giorno in giorno, se avesse la forza di scendere in cappella a dire messa, o la celebrasse nella sua camera. Gli mandarono da Nizza un sacerdote che accompagnava una ragazza posseduta dal demonio. Entrarono in cappella, e stettero lì ad aspettare, per vedere se scendeva oppure no. Lui non sapeva nulla, non gli avevano detto nulla. Si è vestito, è sceso in sacrestia; e come è entrato nella cappella con indosso i paramenti da messa, il demonio è scappato, La ragazza è stata liberata. E lui non sapeva niente; il demonio non resisteva alla presenza di don Bosco. Neanche Padre Pio gli piaceva, e lo ha sempre tormentato. Pensiamo anche al curato d’Ars, quanto è stato tormentato dal demonio. Il diavolo conosce i suoi avversari più pericolosi, e il Signore non interviene per la santificazione di queste persone. E il mistero della Croce». 

Era un universo ben differente da quello che percepiamo noi nella nostra quotidiana materialità, il mondo in cui viveva Padre Pio. Un panorama di silenzio, di preghiera, di  unione mistica con il sovrasensibile. Fra una persona normale e il monaco del Gargano  esisteva probabilmente la stessa differenza presente fra un apparecchio fotografico  normale, e un impianto a raggi X. Anche su questo punto don Gabriele Amorth offre un  contributo inedito a questa straordinaria epopea spirituale. «Che cosa vedeva Padre Pio nelle anime che lo avvicinavano? Talvolta le vedeva chiaramente preda di Satana. In qualche caso Padre Pio lo ha anche detto alla persona interessata, e solo a quella. Penso che normalmente non vedesse il demonio, ma lo combatteva con forza; sapeva benissimo che l'azione principale del demonio, quella a cui tutti soggiaciamo, è di tentarci al male. Spesso, durante le confessioni, faceva dei gesti con le mani, come se volesse cacciare via qualche cosa. 

Porse pregava il Signore di liberare il penitente dalle tentazioni o dalle abitudini cattive; Sant'Alfonso, che è maestro in questa materia, suggeriva che i confessori facessero mentalmente un piccolo esorcismo, prima di procedere alla confessione. Riguardo alla lotta contro l'azione straordinaria del demonio Padre Pio aveva un particolare potere e un particolare discernimento, come vediamo in tantissimi santi e sante, pure senza essere esorcista, come abbiamo detto, per cui non ha quasi mai fatto esorcismi. Molte volte gli hanno portato delle persone possedute dal demonio, e il comportamento del padre si differenziava da caso a caso. Ma le liberazioni immediate sono rare. Ricordo una ragazza che veniva accompagnata al momento della comunione perché molto disturbata dal maligno. Stringeva i denti, girava e rigirava il capo; Padre Pio attendeva con una particola in mano, senza dire nulla, fino a che riusciva a darle la comunione».  

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MARCO TOSATTI 

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