domenica 18 aprile 2021

L'UOMO E LE SUE TRE ETA’



NOSTRA OFFERTA


 

L'OFFERTA PREZIOSA

Molti credono che il consacrarsi a Dio sia un rifugio.

Dicono che nel mondo non c'è nulla; che il mondo è un colossale trucco e che riserva solo spine; dicono che è beato chi si dà a Dio e che la più bella vita si fa nel servizio di Dio.

È vero che la mia sorte non la cambierei per tutto l'oro e i piaceri del mondo, ma non per questa vita, sebbene per l'altra.

Il cammino del mondo è cosparso di rose, sia pure con delle spine; il cammino dei discepoli di Gesù, come quello del Maestro, è cosparso di spine senza rose.

Nel mondo c'è abbastanza da divertirsi e da godere e se non ci andiamo dietro non è perché non ci attragga, ma per farne un sacrificio a Dio.

Nella famiglia acquisita ci sono le gioie più grandi ed i piaceri più forti della vita. Con un po' di intelligenza e di fortuna si può fare una vita molto dolce e comoda.

Nel servizio di Dio c'è rinunzia totale a tutto e chi non la pratica integralmente ne perde in massima parte il merito.

È vero che ai mondani spesso sopraggiungono preoccupazioni e disgrazie, che tolgono in parte ed anche in tutto il gusto di vivere; che molti mariti e molte mogli per i guai avuti dal coniuge, dalla salute o dai figli si sono amaramente pentiti d'essersi sposati; che molti ricchi muoiono di noia fra le loro ricchezze. Ma non bisogna neppure esagerare: il bene della vita mondana non viene per nulla sommerso dal male, tranne per un certo numero di disgrazie.

Se così non fosse nessuno penserebbe più a sposare; invece, la verità è che nessuno, tranne i pochi eletti, vuol consacrarsi a Dio. D'altro canto non è neppure giusto pensare a tutte le possibili complicazioni, anzi la natura stessa ci porta a trascurarle.

Ho dunque il diritto di pensare al più roseo avvenire; ed è questo quello che a Dio debbo sacrificare.

Possiamo osservare che amici nostri, meno belli e meno intelligenti di noi hanno fatto fortuna nel mondo e menano una vita piacevolissima.

È questa bella sorte, e forse una sorte ancora più bella, quella che dobbiamo sacrificare.

È tanto gradito a Dio e tanto meritorio avere qualche cosa di grande da offrirGli: la creatura bella dei nostri sogni, il più affascinante amore, i più voluttuosi piaceri, la gioventù, la vita.

È questo il nostro grande dono a Dio, che colma Dio di infinita compiacenza.

È questa l'offerta che dobbiamo fargli e rinnovare ogni giorno nella S. Messa, in unione all'offerta che di sé ivi rinnova Gesù.

Chi meglio di Gesù poteva fare una vita terrena bella, onorata e felice?

Eppure egli ha voluto la croce.

È giusto ed è bello che anche noi, per amor suo, sacrifichiamo il nostro successo terreno. Compagni nel dolore, lo saremo anche nella felicità.

Non dobbiamo offrire a Dio uno scarto, una vita più buona a nulla, un avvenire senza attrattive. A Dio le cose migliori ed il fiore della nostra vita. È vero che Dio non rifiuta nessuno; ma che valore ha una vita inutile? Quanto più belle qualità abbiamo per essere amati, quanto più belle sono le nostre speranze, quanto più gusto proviamo ad amare ed essere amati, tanto più il nostro dono è a Dio gradito, a noi meritorio e proficuo alla Chiesa.

Donandoci a Dio non dobbiamo pensare di fare una vita bella. Sarebbe un'illusione e poi un'amara delusione.

Avremo una vita sacrificata. Il servizio di Dio non è il rifugio dei deboli, ma l'agone dei forti. Dietro Gesù troveremo la croce; e questa croce, costituita dalla pratica dei voti e delle virtù cristiane, dobbiamo portarla per tutta la vita. Su questa croce, infine, dovremo morire.

Tuttavia il Signore dà a chi gliela chiede la forza necessaria per tutto affrontare e soffrire.

Il nostro premio sarà il Paradiso: sarà tanto grande che sarebbe sempre poco sacrificare per esso mille vite.

« Voi piangerete e gemerete, ci ha avvertito Gesù; il mondo godrà e voi sarete contristati; ma rallegratevi che la vostra tristezza sarà cambiata in gaudio » (Io. 16,20).

Tuttavia anche per questa vita Dio ci dà qualche cosa: una pace che supera ogni senso e che nessuno ci può togliere; un ideale altissimo di perfezione e di lotta; una visione più ampia dell'esistenza, l'unica visione reale dei valori della vita.

ILDEBRANDO A. SAN-ANGELO


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