All’incredulo perché sia meno scettico, e al sacerdote perché sia meno tiepido.
Santa Margherita Maria Alacoque: un cuore umano nel Cuore divino
Come suggerisce il suo nome, può essere accostata all'umile e fragile fiore dei campi, dai candidi petali e dal cuore d'oro, accarezzata da quel 'vento' che proviene dal cielo, illuminata e baciata da quel 'sole' ch'è la sorgente della vita.
Con questa creatura, che per tutta la vita mantiene il desiderio di rimanere nascosta, sconosciuta e addirittura disprezzata come Gesù, Iddio ci mostra che ama servirsi, nei suoi progetti, dei più deboli per confondere i forti.
Gesù stesso si prende cura di istruirla e di formarla ai disegni divini fin da bambina. Le cose della terra poco l'attirano. La sua anima obbedisce a un richiamo che ancora non può comprendere. Basti pensare che senza conoscerne il valore, si sente continuamente spinta a dire: «Mio Dio, ti consacro la mia purezza e a te faccio voto di perpetua castità». E, una volta, pronuncia queste parole durante le due elevazioni della Santa Messa. Non capisce l'importanza dell'atto compiuto, né il significato delle parole 'voto' e 'castità': ha appena quattro anni. Ma Dio vuole prevenirla dalle influenze del male e conservare l'innocenza della sua anima.
Già a quest'età si sente fortemente attratta a rimanere in chiesa, e non prova altra gioia nella vita se non quella di restarci a lungo. Trascorre ore e ore in ginocchio, con le mani giunte, davanti al tabernacolo, senza avere nella mente altre cose se non i primi elementi della dottrina cristiana che si insegnano ai bambini come lei.
È il Cuore di Cristo, nascosto nell'Eucaristia, che l'attira a sé, ma la piccola Margherita ne ignora ancora tutto il mistero. Non sa che il sacro Cuore di Gesù, nei disegni della misericordia di Dio, vuole chiamare tutti gli uomini sulla via della salvezza, e ha già designato lei per questa missione, dapprima come fedele discepola, poi come instancabile e coraggiosa apostola.
La giovinetta non delude le aspettative divine: il suo cuore è trepidante d'amore per il SS. Sacramento; lei stessa racconta: «Vi avrei trascorsi giorni e notti intere, senza bere né mangiare, e senza sapere cosa facessi, se non consumarmi in sua presenza come un cero ardente, per rendergli amore per amore». Ha un «desiderio inestinguibile della santa comunione», e prova invidia di quelle persone che «potevano comunicarsi spesso e avevano la libertà di poter rimanere davanti al Santissimo Sacramento». E il fatto di non poterlo fare, per l'assistenza alla madre sola e ammalata e per l'obbedienza alle persone a cui è sottoposta, lo concepisce come punizione dei suoi peccati. Ma Gesù, suo maestro e sua guida, la onora con parole profuse d'amore: «Ti ho scelta per mia sposa e ci siamo promessi fedeltà...», «Se tu mi sarai fedele, io non ti lascerò mai e dovrai a me la vittoria contro i nemici».
I nemici sono coloro che vogliono avviarla al matrimonio: la madre, i parenti, le lusinghe dei pretendenti. Ma, con accanto il suo Sposo divino, vince la tenerezza dei suoi cari e le suggestioni del mondo. Scrive: «[ ...] quand'anche mi fosse costato mille volte la vita, sarei stata religiosa e lo proclamai a chiare note». Le dà grande gioia il solo pensiero che, entrando in un monastero, avrebbe potuto comunicarsi frequentemente, e trascorrere le notti, sola, davanti al Sacramento: «in quel luogo delle più care delizie», ed «essere la più felice dell'universo».
Il monastero di Paray-le-Monial, dell'Ordine della Visitazione, segna l'inizio della sua nuova vita. Qui Gesù le manifesta, per la prima volta, le «meraviglie» e i «segreti» del suo sacro Cuore: è il 27 dicembre 1673, festa di S. Giovanni evangelista.
La giovane visitandina, mentre si trova davanti al SS. Sacramento, si sente «investita dalla divina presenza», e cade in estasi. Un lungo e amoroso dialogo s'instaura, allora, tra Gesù e lei. Vede il Cuore del Risorto, vivente nell'Eucaristia, «come un sole scintillante di una luce sfolgorante - racconta -, i cui raggi ardenti mi cadevano perpendicolarmente sul cuore. Me lo sentivo dapprima incendiato di un fuoco così ardente che mi sembrava di stare per esser ridotta in cenere».
Gesù stesso ne spiega il significato col dire: «Il mio divin Cuore è così appassionato d'amore per gli uomini, e per te in particolare, che non può più contenere in se stesso le fiamme dell'ardente carità, e bisogna che le diffonda per mezzo tuo».
Santa Margherita, colei che Gesù chiama «Discepola diletta del mio sacro Cuore», ci fa così conoscere la passione d'amore che il cuore di Dio nutre per l'uomo. È un richiamo a quanto scrive l'autore del Cantico dei Cantici, che canta il casto amore tra Dio e la Chiesa, sua Sposa.
Da quel 27 dicembre 1673, questa giovane riceve la missione di far adorare il sacro Cuore di Gesù. Ma non basta. E racconta: «Dopo mi chiese il cuore; io supplicai lo prendesse, come fece, e lo mise nel suo adorabile; in esso me lo fece vedere come un atomo che si consumava in quell'ardente fornace e da qui ritirandolo come una fiamma ardente in forma di cuore, lo rimise dove l'aveva preso».
Avviene quello 'scambio di cuori' che produce una donazione completa al Signore: è la condizione di perfetta unione raggiunta da creature privilegiate sostenute dalla divina grazia. Egli, infatti, fa entrare la sua «diletta» in una dimensione spirituale suggellata dal dono del cuore nuovo, per condurla alla 'consacrazione' al suo Cuore e farla adempiere in modo totale al comandamento: "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore" (Dt 6,5).
Il messaggio centrale delle rivelazioni a Paray-le-Monial è il celebre lamento di Gesù che Santa Margherita ascolta nel giugno del 1675, sempre davanti al SS. Sacramento: «Ecco il Cuore che ha tanto ama o gli uomini, che non ha risparmiato nulla fino a esaurirsi e a consumarsi, per testimoniare loro il suo amore; e per riconoscenza ricevo dalla maggior parte ingratitudine a causa delle irriverenze e dei sacrilegi e a causa della freddezza e del disprezzo che hanno per me in questo Sacramento d'amore... Per questa ragione ti chiedo che il primo venerdì dopo l'ottava del Corpus Domini sia dedicato a una festa particolare per onorare il mio Cuore... per riparare le indegnità che egli ha ricevute durante il tempo in cui è stato esposto sugli altari». Il Salvatore, rivolgendosi a lei, è come se si rivolgesse a ogni uomo, alla Chiesa stessa.
Solo chi conosce il dolore di un innamorato ingiustamente respinto, può riuscire a comprendere la sofferenza straziante di Colui che, dopo aver dato la propria vita per la salvezza dell'uomo, ancora viene umiliato, oltraggiato, respinto e abbandonato. Eppure chiede solo di essere amato, null'altro. Per tale motivo sceglie il cuore di Santa Margherita, ch'è «come un altare consacrato [...] per offrire all'eterno Padre sacrifici ardenti, per calmare la sua giustizia e rendergli una gloria infinita».
Da allora in poi questo «fuoco così ardente», la Santa vorrebbe «comunicarlo a tutte le creature, affinché Iddio fosse amato» come da sempre desidera. E lo fa, con l'esemplarità della sua vita e con i suoi vivificanti insegnamenti.
Non ci sono parole per qualificare il tipo di amore che lega questa creatura all'Eucaristia. Quando una volta la desidera ardentemente e non può comunicarsi, Gesù le dice: «Figlia mia, ho visto i tuoi gemiti, e i desideri del tuo cuore mi sono così graditi che se non avessi istituito il divin Sacramento d'amore, lo istituirei per amor tuo, per aver il piacere di essere nella tua anima e di prendere un riposo d'amore nel tuo cuore».
Lei stessa confessa: «Dio mi dà un così gran desiderio della santa Comunione che niente è capace di procurarmi gioia così sensibile come questo pane di amore».
Amarlo con tutta l'anima e con tutto il cuore, senza limiti. Per questo motivo Santa Margherita Maria Alacoque assume e propone, come modello da imitare, la vita di Gesù Eucaristico, illustrandone i molteplici aspetti:
VITA DI OBBEDIENZA:
«Chi è più ubbidiente di Gesù nella santa Eucaristia? Là egli si trova nell'istante in cui le parole sacramentali sono pronunciate, sia il prete buono o cattivo, o qualsiasi uso voglia farne, permettendo di essere portato in cuori macchiati di peccati di cui egli ha tanto orrore. [...] Voglio, dunque, ubbidire fino all'ultimo respiro, per rendere omaggio all'ubbidienza' di Gesù nell'ostia, il cui candore m'insegna che bisogna essere una vittima pura per essergli immolata, senza macchia per possederlo, pura di corpo, di cuore, d'intenzione, di affetto».
VITA NASCOSTA:
«La sua vita è completamente nascosta agli occhi delle creature, che arrivano a scorgere solo le povere specie del pane e del vino. Analogamente [...] mi terrò sempre nascosta sotto la cenere dell'umiltà, con il rifiuto e il disprezzo delle creature, per consolare Gesù nei disprezzi, offese, sacrilegi, profanazioni e altre indegnità che riceve in questa vita nascosta, senza che mai se ne lamenti».
VITA SOLITARIA:
«Gesù è sempre solitario nel SS. Sacramento; conversa soltanto con Dio. Per essere conforme a lui, cercherò dovunque di essere solitaria, conversando interiormente solo con Gesù. La mia mente avrà una curiosità sola: conoscere lui, affinché la mia anima sia sempre pronta ad adorarlo, e il mio cuore tutto in fiamme per amarlo».
VITA SACRIFICATA:
«Egli sta lì come in uno stato di morte, rispetto alla vita dei sensi. Occorre, dunque, che il mio piacere consista nel non gustarne mai, rinunciando a tutto quanto me ne potrebbe procurare, cercando di evitare tutto quanto potrebbe appagare i miei sensi».
VITA DI POVERTA:
«Gesù si fa povero nel SS. Sacramento, poiché dà a noi tutto quanto possiede, senza serbare niente per sé, per possedere il nostro cuore e arricchirlo di se stesso. Per imitarlo e attirare l'amabilissimo suo Cuore, occorre che abbandoni e disprezzi me stessa e sia ben lieta che gli altri non abbiano riguardo per me».
A proposito del voto di povertà, ribadisce: «Io non devo solo venir spogliata dei beni e delle comodità della vita, ma ancora di ogni piacere, consolazione, desiderio e affetto del proprio interesse, lasciandomi togliere e dare come se fossi morta o insensibile a tutto».
VITA DI SILENZIO:
«Gesù conserva nel SS. Sacramento un silenzio ininterrotto, che io voglio imitare con il silenzio interno ed esterno parlando solo quando lo esige la regola e la carità. [...] Consacrerò ogni parola al Verbo divino affinché non permetta che ne pronunci qualcuna che non sia a sua gloria».
Per onorare e far onorare il silenzio di Gesù nell'Eucaristia, Santa Margherita fa anche memoria del silenzio di Gesù «nella stalla di Bethlem», «nel deserto», «nell'Orto degli Ulivi», «davanti a Erode», «davanti a Pilato», «tra le ingiurie che subì durante la Passione», «in croce».
Per un tal Gesù (obbediente, nascosto solitario, sacrificato, povero e silenzioso), bisogna «essere come un cero acceso che desidera solo consumarsi per fargli onore», abbandonarsi «come una statua nelle mani dello scultore», disporsi «come un'alunna alla presenza del maestro», «come una tela in attesa davanti al pittore», e diventare così «una vera e perfetta copia dell'effigie di Gesù crocifisso».
L'ADORAZIONE
davanti al SS. Sacramento permette a chi la pratica di «riposare a lungo sul suo petto divino», imitando l'atteggiamento dell'apostolo Giovanni nell'Ultima Cena: sentire gli amorosi battiti di Gesù, quasi a confonderli con i propri, all'unisono. È un immergere il proprio cuore nel Cuore divino, per riaverlo ripieno del suo stesso amore; è come ritrovarsi un cuore nuovo: ecco la CONSACRAZIONE. Da questo stato di "tutto per Lui" scaturisce la cosiddetta RIPARAZIONE, cioè consolare l'Amato dall'altrui abbandono, col fervore senza fine di un cuore rinnovato, seppure nella consapevolezza - come ammette, in piena umiltà, Santa Margherita - di essere nell'incapacità di rimarginare tutte le ferite che il sacro Cuore riceve.
Adorazione, consacrazione e riparazione sono, dunque, gli aspetti della spiritualità tutta eucaristica di Santa Margherita Maria Alacoque: accesa e alimentata con le fiamme che si sprigionano dalla «fornace ardente del puro amore».
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