LIBRO DEL PROFETA DANIELE
25 Ariòc condusse in fretta Daniele alla presenza del re e gli disse: «Ho trovato un uomo fra i Giudei deportati, il quale farà conoscere al re la spiegazione del sogno».
Ariòc ascolta Daniele. In fretta lo conduce dal re. Lo annunzia come persona capace di spiegare il sogno, indicando anche le sue origini.
Ariòc condusse in fretta Daniele alla presenza del re e gli disse: «Ho trovato un uomo fra i Giudei deportati, il quale farà conoscere al re la spiegazione del sogno». In questa presentazione è importante l’indicazione delle origini.
Il re deve sapere che Daniele è Giudeo. Non tanto perché sappia che è figlio di Abramo, ma perché si ricordi che Daniele adora il vero Dio, il vero Signore.
Chi svela il sogno e dona la sua interpretazione al re non è un idolatra, come i maghi e gli indovini di Babilonia, ma è un adoratore del vero Dio.
Il re deve fare la differenza tra gli adoratori degli idoli e quanti adorano il vero Dio. Agli adoratori degli indoli manca la sapienza, la saggezza, l’intelligenza.
Gli adoratori dell’unico vero Dio e Signore, quando sono del Signore, sono sempre dal Signore, dalla sua sapienza, intelligenza, saggezza.
Il re deve riconoscere che Daniele è dal suo Dio. È questo che fa la differenza tra un uomo e un altro uomo. Essere dal vero Dio è essere dalla vera vita.
Ariòc presentando Daniele come esule, deportato tra i Giudei è come se volesse introdurre il discorso che Daniele si accinge a tenere dinanzi al re.
26 Il re disse allora a Daniele, chiamato Baltassàr: «Puoi tu davvero farmi conoscere il sogno che ho fatto e la sua spiegazione?».
Il re vuole essere certo che Daniele non sia un imbroglione, venuto da lui per ingannarlo e interroga Daniele se è veramente capace in ciò che dice.
Il re disse allora a Daniele, chiamato Baltassàr: «Puoi tu davvero farmi conoscere il sogno che ho fatto e la sua spiegazione?».
Il re conosce quanta astuzia, furbizia, scaltrezza vi è nei maghi e negli indovini. Non vuole essere ingannato da Daniele. Lui cerca pace per il suo cuore.
Il sogno gli ha tolto la pace. Un re senza pace nel cuore non può attendere alle cose del regno. Per questo ha urgente bisogno di conoscere.
Questo principio operativo vale per ogni uomo. Non ci si può occupare delle cose fuori di noi, se non vi è pace in noi. La pace è il primo bene del cuore.
Molte cose vanno male, sono fatte male, perché i cuori sono inquieti, irrequieti, senza pace, turbati, sconquassati, stanchi, arrabbiati, affaticati, oppressi.
Come fa uno spirito consegnato alla droga, all’alcool, al non sonno, al non riposo a tempo debito secondo le esigenze del corpo, operare bene?
Non può. La natura ha le sue leggi. Si rispettano le sue leggi, essa rispetta il nostro lavoro. Non si rispettano le sue leggi, essa non rispetta noi.
MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI
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