lunedì 20 settembre 2021

LA CITTÀ DI DIO

 


...la perdita delle ricchezze... 

10. 2. Torniamo a quelli che hanno perduto le ricchezze nel  saccheggio di Roma. Se le consideravano come hanno udito da  questo uomo povero nel corpo ma ricco nella coscienza, cioè se  usavano del mondo come se non ne usassero 33, han potuto dire  come Giobbe gravemente tentato ma non vinto: Sono uscito nudo  dal grembo di mia madre e nudo tornerò alla terra. Il Signore ha  dato, il Signore ha tolto, è avvenuto come è piaciuto al Signore; sia  benedetto il nome del Signore 34. Da buon servo dovette  considerare come grande ricchezza lo stesso volere del suo Signore,  obbedendogli si arricchì nello spirito, non si addolorò perché da vivo  fu abbandonato da quelle cose che, morendo, in breve avrebbe  abbandonato. I più deboli poi che con una certa avidità si erano  attaccati ai beni terreni, sebbene non li preponessero a Cristo, hanno esperimentato perdendoli fino a qual punto peccavano  amandoli. Infatti sono stati tanto addolorati quanto si erano  impigliati in dolori, secondo il detto dell'Apostolo che dianzi ho  citato. Era infatti necessario che intervenisse l'insegnamento delle  prove per individui, da cui a lungo era stato trascurato quello delle  parole. Infatti quando l'Apostolo dice: Coloro che vogliono diventar  ricchi incorrono nella tentazione, eccetera, certamente riprova nelle  ricchezze l'amore disordinato, non la facoltà di averle perché in un  altro passo ha ordinato: Comanda ai ricchi di questo mondo di non  atteggiarsi a superbia e di non sperare nelle ricchezze fallibili, ma  nel Dio vivo che generosamente ci dà a godere tutte le cose;  agiscano bene, siano ricchi nelle opere buone, diano con facilità,  condividano, mettano a frutto un buon stanziamento per il futuro  allo scopo di raggiungere la vera vita 35. Coloro che trattavano così  le proprie ricchezze hanno compensato lievi danni con grandi  guadagni e si sono più rallegrati delle ricchezze che dando con  facilità hanno conservato più sicuramente che contristati di quelle  che tenendo strette per timore hanno perduto con tanta facilità. È  avvenuto che è stato perduto sulla terra ciò che rincresceva  trasferire altrove. Vi sono alcuni che hanno accolto il consiglio del  loro Signore che dice: Non accumulatevi tesori sulla terra perché in  essa la tignola e la ruggine distruggono e i ladri scassano e rubano,  ma mettete a frutto per voi un tesoro nel cielo perché in esso il  ladro non arriva e la tignola non distrugge. Dove infatti è il tuo  tesoro, lì sarà anche il tuo cuore 36. Costoro nel tempo della  sventura hanno provato quanto furono saggi nel non disprezzare il  maestro più veritiero e il custode più fedele e insuperabile del  proprio tesoro. Perché se molti si son rallegrati di avere le proprie  ricchezze dove per puro caso il nemico non giunse, quanto più  tranquillamente e sicuramente poterono rallegrarsi coloro che per  consiglio del proprio Dio le hanno trasferite là dove non poteva  assolutamente giungere. Per questo il nostro Paolino, vescovo di  Nola, da uomo straordinariamente ricco divenuto volontariamente  poverissimo e santo di grande ricchezza, quando i barbari  saccheggiarono anche Nola, fatto prigioniero, così pregava in cuor  suo, come abbiamo appreso da lui personalmente: O Signore, fa'  che non mi affligga per l'oro e l'argento; tu sai dove sono tutte le  mie cose. Aveva tutte le sue cose in quel luogo, in cui gli aveva  insegnato ad accumularle e metterle a frutto colui il quale aveva  preannunciato che simili mali sarebbero avvenuti nel mondo. E per  questo coloro che avevano obbedito al consiglio del proprio Signore sul luogo e il modo con cui dovevano riporre il tesoro, nelle  incursioni dei barbari non perdettero neanche le ricchezze della  terra. Ma quelli che han dovuto pentirsi di non avere ascoltato che  cosa si doveva fare dei beni terreni, hanno imparato se non in base  alla saggezza che doveva precorrere, certamente in base  all'esperienza che ne seguì. 

Sant'Agostino

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