Consacrazione al Verbo Incarnato
Onoro dunque la privazione nella vostra Umanità della sussistenza umana, o Gesù, e a vostro onore e gloria, per quanto si addice alla vostra grandezza e alla mia condizione, io rinuncio a tutto il potere, a tutta l’autorità e libertà che posso avere di disporre di me stesso, del mio essere e di tutte le sue condizioni, circostanze e pertinenze; vi rinuncio interamente e tutto rimetto nelle vostre mani, nelle mani della vostra Anima divina, e della vostra Umanità consacrata dalla Divinità alla quale è unita, vi rinuncio in onore della vostra Umanità per l’adempimento di tutti i suoi voleri e poteri sopra di me.
Voglio anzi che non vi sia Io in me; voglio poter dire con S. Paolo: Vivo ego, jam non ego, vivit vero in me Christus (Gal 2, 20). «Io vivo, ma non io, Gesù Cristo vive in me». Secondo la ragione profonda di S. Agostino, voglio che lo spirito di Gesù sia lo spirito del mio spirito, la vita della mia vita.
Come il Figlio di Dio, per diritto di sussistenza, è nel possesso della natura umana unita alla sua Persona, così voglio che, per un diritto di potere speciale e particolare, Gesù si degni entrare per sempre in possesso del mio spirito, del mio stato e della mia vita, ch’io non sia più che una semplice capacità e un puro vuoto riempito di Lui e non di me stesso.
A questa intenzione, o Gesù mio Signore, a Voi ed alla Vostra Umanità deificata, Umanità veramente vostra nella sua deificazione, ma veramente mia nella sua umiliazione, nei suoi dolori e nei suoi patimenti; a Voi e ad Essa, per quanto è in mio potere per natura e per grazia, presento e offro oblazione e donazione intera, assoluta e irrevocabile di tutto quanto vi sono debitore nell’essere e nell’ordine di natura e di grazia e di tutto quanto ne dipende, di tutte le azioni naturali, di tutte le azioni indifferenti (se pur ve ne sono), e di tutte le azioni buone e virtuose che potrò mai operare. Voglio usare nel modo più assoluto di tutto questo mio potere per rendermi vostro, per consacrarmi tutto a Voi, per riferire tutto quanto è in mia facoltà all’omaggio e all’onore della Vostra sacra Umanità. Intendo essere completamente vostro e considero ormai la Vostra Umanità come l’oggetto al quale, dopo Dio, dedico l’anima mia, la mia vita interiore ed esteriore, e in generale tutto quanto è mio.
Gesù, per la privazione della sua propria sussistenza e la intima unione delle sue due nature sussistenti nella unità della sua Persona, entra in una vita divinamente umana e umanamente divina. Il Figlio unico di Dio, il Verbo Eterno, lo splendore, la potenza e la gloria del Padre prende la forma di servo, e la prende in due maniere: l’una con l’assumere la nostra umana natura, abbassando così l’essere infinito e supremo della sua divinità sino al nulla della nostra umanità: l’altra assumendola in uno stato e nel mistero di una vita laboriosa e viatrice, abbassando quella umanità così unita a se stesso e elevata al trono e allo stato di una Persona divina, sino ad uno stato di vita umile e dipendente dalle sue creature, e infine sino all’obbrobrio ed al supplizio crudele e infame della croce.
Grandi misteri, o Gesù, che imprigionano la vostra grandezza e sovranità in uno stato di abbassamento e di servitù, coi vincoli sacri di obbedienza all’Eterno Padre e di amore verso di noi! Grandi misteri che mi impongono, per un diritto potentissimo e giustissimo, di dedicare il nulla ch’io sono, a servirvi ed adorarvi in questo vostro umile stato.
In nome di questo doppio stato e della forma di Servo in cui vedo la vostra suprema grandezza ridotta dalla vostra vita laboriosa e dalla vostra Croce, mi presento e mi offro a Voi, vi dedico e consacro la mia vita di natura e di grazia, e voglio servirvi non solo con le mie aspirazioni e le mie azioni, ma pure per uno stato ed una condizione che mi dedichi a Voi con una relazione singolare. Come Voi siete sempre mio, io pure voglio essere sempre vostro e voglio essere vostro per una qualità permanente che Vi renda un onore ed un omaggio perpetuo.
Contemplandovi, nel vostro doppio abbassamento, doppiamente schiavo del nostro amore, voglio io pure essere lo schiavo della vostra grandezza, del vostro abbassamento e del vostro amore: voglio che la mia vita e le mie azioni di natura e di grazia vi appartengano come vita e azioni di uno schiavo che è vostro per sempre.
Mi consacro dunque tutto a Voi, o Gesù, ed alla vostra sacra Umanità, con la più umile ed assoggettante condizione che io conosca, che è la condizione e relazione di schiavitù. Riconosco che è dovuta questa mia schiavitù alla Vostra Umanità, tanto per la grandezza dello stato al quale essa è elevata per la unione ipostatica, quanto per l’eccesso di abbassamento volontario nel quale, per la mia salvezza e la mia gloria, si è ridotta e annientata nella sua vita, nella sua croce e nella sua morte. Perciò depongo e stabilisco presentemente e per sempre l’anima mia, il mio stato e la mia vita in stato di assoggettamento e in relazione di dipendenza e schiavitù verso di Voi e la vostra Umanità così deificata e insieme in tal modo umiliata.
Card. Pietro de Bérulle
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