Scopo e piano dell'opera.
1. 1. Fratelli carissimi, per rispondere in modo breve, per quanto posso, al libro di non so quale eretico, che mi avete inviato, ho indicato in primo luogo quale errore venga in esso trattato.
Secondo quanto avete scritto, il testo veniva letto sulla piazza del porto alla turba che accorreva con pericolosa curiosità e ascoltava con piacere. In verità i Manichei non sono gli unici che condannano la Legge e i Profeti, ci sono anche i Marcioniti e alcuni altri le cui sette non sono molto conosciute dal popolo cristiano. Questo individuo, il nome del quale da questo libro non sono riuscito a trovare, rigetta Dio come creatore del mondo, mentre i Manichei non accettano il libro della Genesi e lo bestemmiano, senza dubbio professano però che Dio ha creato il mondo buono, sebbene da una natura differente dalla propria e plasmando la materia. Per quanto, dunque, io non sia riuscito a scoprire di che setta sia questo individuo blasfemo, la Scrittura divina che egli attacca con le sue malevoli discussioni deve esser difesa contro la sua lingua. Inoltre, poiché vuol apparire in ogni modo cristiano, giacché adduce alcune testimonianze del Vangelo e dell'Apostolo, dev'esser confutato ricorrendo anche alle Scritture che fanno parte del Nuovo Testamento, affinché si veda in modo ancora migliore che egli, nell'attaccare il Vecchio Testamento, delira più con sconsideratezza che con furbizia.
La prima questione: il principio del tutto.
2. 2. In primo luogo questo autore empio chiede con bocca sacrilega ciò che un uomo pio avrebbe potuto chiedere in modo religioso, ovvero " come si debba intendere ciò che sta scritto: In principio Dio fece il cielo e la terra 1 ", tralasciando nel suo testo, oltretutto, la terra della quale invece poi parla. Domanda quindi: " Di quale principio si tratta? Di quello in cui Dio stesso cominciò ad essere o di quello in cui si tediò del fatto d'essere inoperoso? ". A tali domande si deve rispondere: Dio non ha cominciato ad essere, né si è tediato della sua solitudine: è sempre esistito e non illanguidisce quando riposa né si affatica quando opera, e quando il cielo ancora non c'era non mancava di una sede, né ha ottenuto la sede solo dopo aver creato il cielo quasi fosse un viandante al termine delle sue peregrinazioni. Infatti ha il potere di permanere in modo beatissimo in se stesso e di quel suo tempio, che sono tutti i santi e gli angeli e gli uomini, si costituisce la sua abitazione, nel senso che essi ricevono da lui quel bene che li rende beati, non che lui riceva da loro la dimora senza la quale non potrebbe essere beato 2. In conseguenza di ciò si dovrà interpretare ciò che sta scritto: In principio Dio fece il cielo e la terra, come il principio in cui cielo e terra cominciarono ad essere. Infatti non sono sempre esistiti, coeterni a Dio, ma, essendo cose create, hanno avuto un inizio quando hanno cominciato ad essere. Oppure, siccome Dio ha creato il cielo e la terra nel principio coeterno a sé, lo intendiamo nel suo Figlio unigenito 3. Costui è infatti la Sapienza di cui l'Apostolo dice: Cristo è la potenza di Dio e la sapienza di Dio 4. E nel salmo a Dio che fece il cielo e la terra si dice: facesti tutte le cose nella sapienza 5. O, se questo individuo non vuole accettare la testimonianza del salmo, che ascolti l'Apostolo che parla di Cristo:
Per mezzo di lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili 6.
Sant'Agostino
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