Esempio
Il Belluacense (Vincenzo di Beauvais) e il Cesario narrano che un giovane nobile che il padre aveva lasciato ricco, essendosi ridotto per i suoi vizi così povero che doveva mendicare, si allontanò dalla patria per andare a vivere con minor vergogna in un paese lontano dove non fosse conosciuto. Durante il viaggio incontrò un vecchio servo di suo padre il quale, vedendolo così afflitto per la povertà in cui era caduto, gli disse di farsi coraggio perché voleva presentarlo a un principe molto generoso che lo avrebbe provveduto di tutto. Ma il vecchio servo era un empio stregone. Un giorno, prese con sé il povero giovane e lo portò attraverso un bosco fino a uno stagno dove cominciò a parlare con una persona che non si vedeva; sicché il giovane gli domandò con chi parlasse. Rispose: « Con il demonio ». Vedendo il giovane spaventato, gli disse di non temere e seguitò a parlare con il demonio: « Signore, questo giovane è ridotto in miseria estrema e vorrebbe ritornare nella sua condizione originaria ». « Se vorrà ubbidirmi, rispose lo spirito del male, lo renderò più ricco di prima; ma anzitutto deve rinnegare Dio ». A queste parole il giovane inorridì, ma poi, istigato da quel maledetto mago, rinnegò Dio. « Non basta, riprese il demonio; bisogna che rinneghi anche Maria. Da lei infatti derivano le nostre maggiori perdite. Quante anime toglie dalle nostre mani, le riconduce a Dio e le salva! ». « Questo no! rispose il giovane. Non rinnegherò la Madre mia che è tutta la mia speranza. Preferisco piuttosto andar mendicando per tutta la vita ». E si allontanò da quel luogo. Mentre se ne ritornava, si trovò a passare davanti a una chiesa « Ma quest'ingrato, Madre mia, mi ha rinnegato ». Vedendo però che la Madre non cessava di pregarlo, rispose infine: « Madre, io non ti ho negato mai niente; sia perdonato, poiché tu me lo chiedi ». Un uomo, che aveva comperato i beni di quel dissipatore, assisteva segretamente a questa scena. Avendo visto la misericordia di Maria verso quel peccatore, gli diede per moglie la sua unica figlia e lo nominò erede di tutti i suoi averi. Così il giovane per mezzo di Maria ricuperò la grazia di Dio e anche i beni temporali.
Seguito dello stesso argomento
Esempio
È famosa la storia di Teofilo scritta da Eutichiano, patriarca di Costantinopoli, che fu testimone oculare del fatto qui narrato e che è confermata da san Pier Damiani, da san Bernardo, san Bonaventura, sant'Antonino e altri citati dal padre Crasset. Teofilo era arcidiacono della chiesa di Adana, città della Cilicia. Era tanto stimato che il popolo lo voleva come suo vescovo, ma egli rifiutò per umiltà. In seguito però ad accuse di alcuni calunniatori, egli fu deposto dalla sua carica e ne provò un tale dolore che, accecato dalla passione, andò a trovare un mago ebreo il quale lo fece incontrare con Satana, perché lo aiutasse nella sua disgrazia. Il demonio rispose che se voleva il suo aiuto doveva rinunziare a Gesù e a Maria sua Madre e consegnargli l'atto di rinunzia scritto di propria mano. Teofilo scrisse l'atto esecrando. Il giorno seguente il vescovo, avendo saputo il torto che gli era stato fatto, gli chiese perdono e lo reintegrò nella sua carica. Allora Teofilo, lacerato dai rimorsi per l'enorme peccato commesso, non faceva altro che piangere. Se ne va quindi in una chiesa, si butta piangendo ai piedi di un'immagine di Maria e dice: « Madre di Dio, io non mi voglio disperare, poiché tu sei così pietosa e mi puoi aiutare ». Passò così quaranta giorni a piangere e a pregare la santa Vergine.
Ed ecco che una notte la Madre di misericordia gli appare e gli dice: « Teofilo, che hai fatto? Hai rinunziato all'amicizia mia e di mio Figlio e per chi? Per il nemico mio e tuo ». « Signora, rispose Teofilo, ci devi pensare tu a perdonarmi e a farmi perdonare da tuo Figlio ». Allora Maria, vedendo la sua fiducia, gli disse: « Fatti coraggio, perché voglio pregare Dio per te ». Rianimato da queste parole Teofilo raddoppiò le lacrime, le penitenze e le preghiere, rimanendo davanti a quell'immagine. Ed ecco che Maria gli comparve di nuovo e con aria gioiosa gli disse: « Teofilo, rallègrati; ho presentato le tue lacrime e le tue preghiere a Dio. Egli le ha accettate e già ti ha perdonato, ma da oggi in poi sii grato e fedele a lui ». « Signora, replicò Teofilo, ciò non mi basta per essere pienamente consolato; il demonio ha ancora in mano sua quell'atto esecrando in cui ho rinunziato a te e a tuo Figlio. Tu puoi farmelo restituire ». Tre giorni dopo Teofilo si sveglia di notte e si trova sul petto lo scritto. L'indomani, mentre il vescovo stava in chiesa alla presenza di una grande folla, Teofilo andò a gettarsi ai suoi piedi, gli narrò tutto il fatto piangendo dirottamente e gli consegnò l'infame scritto, che il vescovo fece subito bruciare davanti a tutta la gente che piangeva di gioia, esaltando la bontà di Dio e la misericordia di Maria verso quel misero peccatore. Teofilo ritornò nella chiesa della Vergine e li dopo tre giorni morì serenamente, ringraziando Gesù e la sua santa Madre.
"Le glorie di Maria" di Sant' Alfonso Maria de Liguori
Nessun commento:
Posta un commento