VOGLIA DI PARADISO
Dal giorno in cui all'orizzonte della nostra esistenza, è apparsa la novità della vita eterna come valore assoluto, tutto ciò che è contingente e relativo passa al secondo posto, perché diventa un fine secondario, o addirittura un non-valore.
I beni terreni, pur avendo una loro intrinseca importanza, acquistano pregio nella misura in cui contengono un riferimento al Bene assoluto e alla vita eterna.
Il vero bene e il vero male non si definiscono in base alla nostra sensibilità, ma perché incidono in senso positivo o negativo per la vita futura.
La disgrazia, per dirla col Manzoni, «non è patire ed essere poveri: la disgrazia è il far del male».
Così, tanto per esemplificare, un dissesto familiare, un insuccesso, una malattia non sono più da considerare un vero male: sono un male sì, ma un male "per modo di dire", perché l'unico vero male è la perdita, anche minima, del capitale di vita divina che ogni azione proietta nell'eternità.
L'involucro esterno del nostro corpo, al confronto, è da ritenere di così poca importanza che, secondo l'Imitazione di Cristo, deve essere considerato quasi un nulla.
È questo, del resto, il pensiero di Gesù che nella celebre parabola del ricco Epulone contrappone la felicità del povero Lazzaro nell'altra vita all'effimera soddisfazione dell'Epulone gaudente che se la spassa sulla terra.
Dice Paolo: «il tempo ormai si è fatto breve; d'ora innanzi, quelli che hanno moglie, vivano come se non l'avessero; coloro che piangono, come se non piangessero ... quelli che comprano, come se non possedessero; quelli che usano del mondo, come se non ne usassero appieno: perché passa la scena di questo mondo! Io vorrei vedervi senza preoccupazioni ». Dobbiamo abituarci a vedere le creature e le cose in trasparenza e con i contorni sfocati, perché
- il fissare,
- l'assaporare, e
- l'ascoltare,
sono atteggiamenti che devono essere riservati all'unico vero Bene che è Dio eterno!
Don Novello Pederzini
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