Questa soavissima fra tutte le parole che possono pronunciare le nostre labbra, e che era il nome preferito con cui Gesù, il nostro divino fratello, era solito chiamare il Padre suo e Padre nostro, deve essere quasi la nostra tessera, la nostra parola d'ordine, il nostro gemito, il nostro grido di battaglia nelle tentazioni o nell'affrontare qualche sacrificio. Con gli angeli, con tutti gli uomini, con la natura gridiamo: - Papà, Papà, Papà! Mille volte, in treno, sotto le gallerie, in chiesa, per la strada: sempre dobbiamo avere in bocca il caro Nome. Perchè lo stantuffo della macchina a vapore è più rapido di noi? Perchè il mare non si stanca mai?
Dobbiamo essere come loro, e ripetere senza stancarci il caro N ome, come fanno la pioggia e le nevi gridando ad ogni goccia e falda, come fanno le ali degli uccelli ed il vento, ed anche ogni ruota di motori e di treno e di automobili.
E' un Nome troppo dimenticato, troppo sconosciuto; ma è l'unico dato a noi come conforto dallo stesso Figlio di Dio, il solo che lo poteva dare.
P.Gioacchino Rossetto - "Lettere" e "Frumento "
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