Una violenza preziosa
Varie volte Gesù ha vissuto la gioia di vedere i suoi interlocutori, volontari o obbligati, cambiare vita dopo esser stati perdonati. Varie volte ha sentito il sospiro di sollievo e di libertà di coloro a cui diceva: "Va' in pace, ti perdono"! Un sospiro che parlava da sé. E nota bene come la maggior parte di quelle persone erano state obbligate a presentarsi a Gesù! L'adultera gli era stata scaraventata ai piedi con violenza, con odio e con sarcasmo. Zaccheo, che s'era nascosto tra le fronde di un sicomoro, s'è sentito dire: "Vieni giù, oggi devo venire a casa tua". II ladrone, se non fosse stato appeso ad una croce proprio quel giorno, non avrebbe avuto la fortuna che ha avuto.
Persone obbligate o dalla situazione o da Gesù stesso a inginocchiarsi e chiedere il perdono! Ma esse non sapevano ancora quale dono sarebbe stato loro fatto né pensavano che avrebbero potuto ottenerlo. Queste esperienze raccontate dal Vangelo mi portano la memoria al S. Curato d'Ars, Giovanni Maria Vianney. Quando gli si avvicinava qualcuno a chiedergli consiglio, per altolocato che fosse, lo faceva anzitutto inginocchiare e lo "obbligava" a chiedere perdono, a confessarsi. Bravo, aveva compreso il metodo di Gesù, e aveva compreso che un'anima perdonata e cosciente d'esser perdonata è capace pure di ragionare! Altrimenti, parla e parla e parla, continui a girare attorno al problema senza toccarlo. Il problema è uno solo: il peccato. Se il peccato pesa nel cuore e non viene eliminato, quel cuore non è in grado di capire, di ragionare, di aver luce sulle cose fondamentali della vita e della morte, semplicemente perché non è libero. Il problema è questo: togli il peccato, e tutto sarà diverso, tutto acquisterà nuova luminosità e limpidezza. Gesù ci tiene a perdonare.
Queste esperienze le ho fatte pure io: sulla mia pelle e su quella degli altri. Ne ho un'esperienza abbastanza vasta: puoi credermi.
Gesù Cristo ha visto quant'è indispensabile per l'uomo sentire con gli orecchi l'assicurazione del perdono di Dio. Egli aveva visto le folle che accorrevano da Giovanni il Battista: aveva visto che a lui, uomo, confessavano i propri peccati, per ottenere soltanto la promessa del perdono! Quale desiderio di aprire il cuore ad un uomo di Dio!
Gesù ha visto ed ha capito che questo sarebbe stato il problema numero uno di tutti gli uomini di tutti i secoli di questo pianeta, visto che tutti sono peccatori. Ha pensato per loro. Ha trovato un sistema "economico", se volete, ma rispettoso, oltre che della psicologia degli individui, anche della loro libertà. Un sistema che è anche impegnativo e serio. Ha consegnato il suo potere di perdonare i péccati ad altri uomini. Non ad uomini qualsiasi, naturalmente, non a quelli che non avevano fede in Lui, ma a quelli che Gli davano fiducia, che gli promettevano di rimanere uniti e di vivere nel suo insegnamento. Non ha cercato uomini senza peccato, non ha cercato uomini perfetti: sapeva che non li avrebbe trovati. È stato costretto a consegnare il compito di perdonare ad uomini capaci di peccare, bisognosi essi pure di chiedere perdono. Ma Gesù non si è pentito di questo suo atto di amore per noi.
A Pietro, trovandosi presso la città di Cesarea di Filippo, ebbe a dire: "A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli" (Mt 16, 19). E poi, a Cafarnao, a tutto il gruppo degli Apostoli, a proposito delle colpe dei fratelli, ripeté: "In verità vi dico: tutto quello che legherete sopra la terra sarà legato anche in cielo e tutto quello che scioglierete sopra la terra sarà sciolto anche in cielo" (Mt 18,18).
Volle confermare tutto ciò ed esplicitarlo meglio, se ce ne fosse stato bisogno, perché comprendessimo che questo compito poteva essere in mano ad uomini peccatori; volle convincere gli Apostoli che questo era il loro compito principale nel mondo, compito a cui non potevano sottrarsi senza disubbidienza grave; ecco dunque che il giorno stesso della sua Risurrezione, il giorno di Pasqua, alla sua prima apparizione nel Cenacolo, dopo aver perdonato ai discepoli la loro paura, la loro fuga e il loro rinnegamento, disse: "Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi" (Gv 20, 22-23).
Sono parole stupende. Da queste parole dipende la mia libertà. Se io sono stato perdonato infinite volte lo devo a queste parole, e se io, peccatore, accolgo i peccatori e li perdono nel nome di Dio è solo perché devo ubbidire a queste parole. È un dovere che adempio con gioia. È pure un atto di fede. Non so se sia più grande l'atto di fede di colui che si confessa o quello che faccio io prete nel dargli il perdono dell'Onnipotente!
È un atto di fede in Dio e di amore per gli uomini che compio con gioia!
Don Vigilio Covi
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