I. - IL DISEGNO DIVINO NELLA NOSTRA PREDESTINAZIONE ADOTTIVA IN GESÙ CRISTO
Come ben sappiamo, è dalla creazione del primo uomo che Dio ha effettuato il suo disegno: Adamo ha ricevuto, per sé e per la sua discendenza, la grazia che faceva di lui il figlio di Dio; ma, per colpa sua, ha perduto questo dono divino, tanto per sé quanto per la sua discendenza. Dopo la sua rivolta nasciamo tutti peccatori, spogli di quella grazia che ci renderebbe tutti figli di Dio; siamo, al contrario, Filii irae, nemici di Dio e figli votati alla sua collera (1). Il peccato ha attraversato il disegno di Dio.
Ma Dio, dice la Chiesa, si è mostrato più ammirevole nella restaurazione dei propri disegni che non lo sia stato nella creazione (2). Come ciò? Qual è questa meraviglia divina celebrata dalla Chiesa?
Questo mistero è l'Incarnazione.
Dio restaurerà tutto per mezzo del Verbo incarnato.
Questo è il «mistero nascosto da. secoli nei pensieri divini» (3) e che S. Paolo rivela: Cristo, Uomo-Dio, sarà il nostro mediatore; egli ci riconcilierà con Dio e ci renderà la grazia. E siccome questo gran disegno è stato preveduto da tutta l'eternità, S. Paolo ce ne parla con ragione come di un mistero sempre presente. È l'ultimo grande tratto, col quale il grande apostolo finisce di farci conoscere il disegno divino.
Ascoltiamolo con fede, poiché siamo qui al cuore stesso de ll’opera divina.
Il pensiero divino è di costituire Cristo capo di tutti i redenti, di tutto ciò che ha un nome in questo mondo e nel secolo a venire (4), affinché per lui, con lui ed in lui, noi arriviamo tutti all’unione con Dio ed effettuiamo la santità soprannaturale che Dio vuole da noi.
Non c'è pensiero più netto nelle lettere di San Paolo, pensiero di cui egli sia più convinto, che egli metta più in rilievo. Leggete tutte le sue epistole, vedrete che continuamente egli vi ritorna, al punto di farne quasi l'unico fondamento della sua dottrina. Osservate. In questo passo dell'epistola agli Efesini, che vi ho citato in principio, che egli ci ha predestinati ad essere suoi figli adottivi per mezzo di Gesù Cristo ... noi, ai suoi occhi, siamo piacevoli nel suo beneamato Figlio». Dio ha risolto di «restaurare tutto» nel suo figlio Gesù, o meglio, secondo il testo greco, di «ricondurre ogni cosa sotto Cristo come sotto un capo unico» (1). Cristo è sempre in prima linea nei pensieri divini.
Come si effettua ciò?
Il Verbo, di cui noi adoriamo la generazione eterna nel seno del Padre, si è fatto carne (2). La Santissima Trinità ha creato una umanità simile alla nostra, e fino dal primo istante della sua creazione l 'ha unita, in modo ineffabile e indissolubile, alla persona del Verbo, del Figlio, della seconda persona della santa Trinità. Questo Uomo-Dio è Gesù Cristo. Questi unione è talmente stretta che c'è una sola persona, quella del Verbo. Dio perfetto. Facendosi uomo, egli resta Dio (3). Il fatto di aver preso, per unirsela, una natura umana, non ha rimpicciolito la divinità.
In Gesù Cristo, Verbo Incarnato, le due nature sono unite, senza mescolanza né confusione; esse restano distinte, pur essendo unite nell’unità della persona. Per il carattere personale di questa unione, Cristo è il vero Figlio di Dio, «egli possiede la vita di Dio» (4).
È la stessa vita divina, che sussiste in Dio e riempie l'umanità di Gesù. Il Padre comunica la propria vita al Verbo, al Figlio; ed il Verbo la comunica all'umanità, che egli si è unito personalmente. Perciò, guardando nostro Signore, il Padre eterno lo riconosce «per suo vero Figlio» (5). E perché egli è suo Figlio, perché questa umanità è l'umanità di suo Figlio, essa possiede una comunicazione piena ed intera di tutte le perfezioni divine. «L'anima di Cristo è piena di tutti i tesori della scienza e della sapienza di Dio» (1). S. Paolo dice che «in Cristo, la pienezza della divinità abita corporalmente» (2); la santa umanità è piena di grazia e di verità (3).
Il Verbo fatto carne è dunque adorabile nella sua umanità come nella sua divinità, perché sotto questa umanità si vela la vita divina. - «O Gesù Cristo, Verbo Incarnato, io mi prostro davanti a voi, perché voi siete il Figlio di Dio, eguale al Padre vostro. Voi siete veramente il Figlio di Dio. Voi siete il Figlio beneamato dal Padre, colui nel quale egli ha messo le sue compiacenze. Io vi amo e vi adoro»: Venite adoremus!
Ma, - ed è questa una rivelazione ammirabile che ci riempie di gioia, - questa pienezza di vita divina che è in Gesù Cristo, deve traboccare da lui fino a noi, fino all’intero genere umano.
La filiazione divina, che è in Cristo per natura e fa di lui il vero ed unico Figlio di Dio, deve estendersi fino a noi per la grazia, in modo che «Cristo è, nel pensiero divino, il primo nato di una moltitudine di fratelli» che sono figli di Dio, per la grazia, come egli lo è per natura (4).
Siamo giunti al punto centrale del disegno divino: noi riceviamo l'adozione divina da Gesù Cristo e per Gesù Cristo. «Dio ci ha mandato suo figlio, dice S. Paolo, per con- ferirci l'adozione» (1). La grazia di Cristo, Figlio di Dio, ci è comunicata perché diventi in noi il principio dell'adozione: tutti dobbiamo attingere alla pienezza di vita divina e di grazia di Gesù Cristo. S. Paolo, dopo aver detto che la pienezza della divinità abita corporalmente in Cristo, soggiunge subito in guisa di conclusione (2). «Ecco che voi avete tutto pienamente in lui, perché egli è il vostro capo», e S. Giovanni dice ugualmente dopo averci mostrato il Verbo fatto carne, pieno di grazia e di verità: «E noi tutti abbiamo ricevuto tutto dalla sua pienezza» (3).
Così non soltanto il Padre ci ha, da tutta l'eternità, «scelti nel suo Cristo», - osservate la parola in ipso: egli ci ha eletti «nel suo Cristo» (tutto ciò che è all'infuori di Cristo non esiste, per così dire, nel pensiero divino), ma ancora per Gesù Cristo noi riceviamo la grazia, mezzo della adozione che egli ci destina (4) ... «Noi siamo figli come Gesù; noi a titolo di grazia, egli per natura; egli il vero figlio, noi gli adottivi» (5). Noi entriamo nella famiglia di Dio per opera di Cristo. Da lui e per lui ci viene la grazia e, per conseguenza, la vita divina (6).
Questa è la sorgente stessa della nostra santità. Come il tutto di Gesù Cristo può riassumersi nella sua filiazione divina, così il tutto del cristiano può riassumersi nella sua partecipazione per Gesù Cristo, in Gesù Cristo, a questa filiazione. La mostra santità consiste in questo; più parteci- piamo alla vita divina per la comunicazione che Gesù Cristo fa della grazia, di cui possiede per sempre la pienezza, più elevato è il grado della nostra santità. Cristo non è solamente santo in sé stesso, egli è la nostra santità, Tutta la santità, che Dio ha destinato alle anime, è stata deposta nell’umanità di Cristo e noi dobbiamo attingere a questa sorgente.
«O Gesù Cristo», cantiamo con la chiesa, al Gloria della messa, «voi solo siete santo».
Solo santo, perché voi possedete la pienezza di vita divina; solo santo, perché solamente da voi attendiamo la nostra santità: «Voi siete divenuto, come lo dice il vostro grande apostolo, la nostra giustizia, la nostra saggezza, la nostra redenzione, la nostra santità» (1). In voi noi troviamo tutto. Ricevendo voi, noi riceviamo tutto; poiché, dandovi a noi, vostro Padre, che è il nostro, come voi stesso avete detto (2), ci ha dato tutto (3).
Tutte le grazie di salvezza e di perdono, tutte le ricchezze, tutte le fecondità soprannaturali di cui sovrabbonda il mondo delle anime, ci vengono da voi solo (4). Che vi sia dunque resa ogni lode, o Cristo! E per vostro mezzo ogni lode risalga a vostro Padre per il «dono inenarrabile» che ci ha fatto di voi!
Beato Dom COLUMBA MARMION
Nessun commento:
Posta un commento