sabato 7 novembre 2020

LE GRANDEZZE DI MARIA

II. - Ma la Vergine inoltre, in quel medesimo istante, ha un altro oggetto di rapimento in Gesù che vive ed opera in Lei ed è il primo esercizio della vita interiore di Gesù con Dio suo Padre. È questo un oggetto differente da quello che abbiamo esposto fin qui. Questa occupazione è differente da quella in cui la Vergine, è rapita per lo stato di Gesù in se medesimo, ossia per la sostanza del mistero dell'Incarnazione: qui l'oggetto della contemplazione e del rapimento della Vergine sono gli atti medesimi di Gesù, le prime azioni interiori e spirituali dell'anima di Lui nel colloquio col Padre suo.

Il divino Infante non ha ancora nome su la terra, ma non è inattivo, né ozioso; la debolezza dell'infanzia non gli impedisce di agire, perché affetta il suo corpo, e non l'anima sua: Gesù è attivo; veggente, vigilante, la sua vita interiore e spirituale è degna di rapire il cielo e la terra; orbene, questa vita rapisce la Vergine santamente occupata nella contemplazione degli stati e degli atti intimi di Gesù. La vita del Figlio suo è la sua propria vita: i pensieri ed i sentimenti di Gesù sono i suoi pensieri ed i suoi sentimenti ed in questi Ella è tutta occupata 53.

Se la Vergine non ebbe la luce divina della visione immediata della divina Essenza, ebbe almeno la luce angelica 54 ,la quale le manifestava l'anima di Gesù e le sacre [109] occupazioni di quest'anima. Era questa la sua luce, la sua grandezza e la sua beatitudine su la terra; era questo uno dei suoi principali esercizi; e qui appunto Maria incomincia a godere di una conoscenza così santa e a dedicarsi ad una occupazione così elevata.

Maria adunque contempla la vita e l'occupazione di Gesù in se medesima: ecco il libro che il Figlio suo ha per Lei, come lo apre in cielo, secondo l'Apocalisse 55. In un tal libro Maria vede le trattative di Gesù con Dio suo Padre, vede le lodi, le adorazioni, la dedizione, l'oblazione ch’Egli fa di se medesimo al Padre; vede tutto quanto concerne cosa sì grande come la vita e l'accordò del Figlio col Padre, e del Padre col Figlio incarnato nel mondo per la gloria del Padre. La Vergine pertanto viene elevata alla conoscenza dei segreti di Gesù, poiché avvengono nel suo seno, il quale è la dimora vivente dove il Figlio tratta nell'intimità con l'Eterno Padre. Maria pertanto esce felicemente dai propri pensieri, dalla sua vita interiore e spirituale, per investirsi dei pensieri di Gesù; si appropria l'amore e l'adorazione di Gesù verso Dio suo Padre, i suoi obblighi e i suoi atti, sommergendo l'uso della sua propria vita nell'abisso della vita interiore del Figlio suo.

Sinora la vita spirituale della Vergine è stata [110] meravigliosamente grande e lo Spirito Santo l'ha educata in una buona scuola; ma ora è cosa ben differente, Maria entra in una nuova scuola: il Figlio di Dio l'attira in se medesimo e nella conoscenza dei suoi atti rispetto a Dio suo Padre, Maria riceve l'impressione e la comunicazione degli atti divini di Gesù, Ella vive, non già nella sua propria luce, nel suo proprio amore, ma nella luce, nell'amore e negli atti di Gesù, il quale l'attira nell'unità con se medesimo tràendola fuori di se stessa e delle sue azioni interiori, perché sia vivente in Lui e partecipe delle sue sante operazioni, con una sorta di impressione dolce, elevata, potente, che rapisce la Madre nel Figlio suo, la Vergine in Gesù.

Così, Gesù vive nella Vergine ed è questa la prima anima nella quale ha stabilito la sua vita. Ed è proprio della Vergine di essere attenta alla vita interiore e spirituale del Figlio suo e di essere una pura capacità di Gesù colmata da Gesù medesimo.

La Vergine, come ci insegna l'Evangelista in due luoghi, aveva gran cura di raccogliere gli atti e le parole, persino degli altri, rispetto al Figlio suo e tutto conservava nel proprio cuore, senza lasciarne cadere neppure una briciola: Maria antem conserbabat omnia verbo haec (omnia dice) conferens in corde suo (Maria conservava con gran cura tutte queste cose, meditandole nel proprio cuore - Luc., II, 12). Cosa dovremo dunque dire degli atti e sentimenti interiori e divini del Figlio suo, atti che il mondo non poteva vedere, ma che Maria nella sua luce 56 non poteva ignorare: atti tanto più preziosi quanto più era degno il fondo da cui emanavano, poiché [111] non potevano essere formati che nel Cuore sacratissimo e nella mente deificata di Gesù?

La Vergine è dunque rapita da Gesù e doppiamente rapita in Gesù, rapita nella contemplazione dello stato di Lui nel proprio seno e degli atti interiori dello spirito di Gesù vivente in Lei, vale a dire, dell'oggetto più degno che vi sia dopo la Divinità medesima.

Ma perché bisogna che in mezzo a tali grandezze io trovi degli abbassamenti e fra tali dolcezze, delle amarezze? Farei torto all'Autore di questi misteri ed alla loro verità se non li rappresentassi quali sono, se non descrivessi al vero ciò che avviene nello stato del Figlio, come in quello della sua santissima Madre. Non debbo pertanto omettere, che in queste grandezze, cui la Vergine viene elevata in quei rapimenti in cui Ella viene fissata, io trovo croci ed umiliazioni, poiché i nostri misteri sono misteri di croce e di umiliazione per il signore medesimo; è dunque ragionevole che queste due qualità, mentre sono appropriate al Creatore, siano pure attribuite alla creatura e diffuse in tutti gli stati della sua vita sulla terra.

La Vergine adunque ha la sua parte nella Croce e nell'umiliazione; inoltre, e ciò va osservato con grande attenzione, vi partecipa persino nel giorno delle sue grandezze e della sua maggiore elevazione. Maria essendo la prima che ha parte con Gesù, è pure la prima che partecipa alla Croce ed agli abbassamenti di Gesù. E questa partecipazione di Maria è singolare e speciale, né può convenire che a Lei.

La santissima Vergine partecipa alle croci ed alle umiliazioni di Gesù, non già per effetto del peccato come avviene per noi; e neppure peri i motivi che il Figlio suo porta i nostri peccati, poiché Gesù porta solo questo carico; ma in virtù dell'amore e dell'unione col Figlio suo, [112] poiché la mutua comunicazione delle qualità è uno degli effetti dell'amore 57.

Orbene, la Vergine è troppo congiunta col Figlio suo perché non sia conforme e simile a Lui; ha troppa vicinanza e familiarità con Lui, perché ne ignori lo stato ed i segreti. Maria sa quanto avviene tra Gesù e il Padre, conosce lo stato di Ostia nel quale Gesù si è costituito e di cui già in Lei porta i contrassegni e gli effetti. Gesù nel suo stato divino si trova in uno stato umiliante, e una tale umiliazione trapassa il cuore della Madre e l'umilia anche Lei. In conseguenza di questo stato del Figlio suo, Maria parimenti porta nello stato medesimo della sua divina Maternità una sorta di abbassamento e di umiliazione. Gesù mentre è il Figlio di Dio, viene trattato come Figlio dell'uomo, anzi come la Vittima di Dio per gli uomini. È concepito, nascerà, e vivrà in conformità con la sua qualità di Vittima umile e soggetta alla sofferenza. Come dunque il Figlio di Dio è umiliato in questo stato della sua filiazione umana, così la Vergine si trova pure in una condizione umiliante nello stato sublime della Maternità divina.

I privilegi dovuti al Figlio ed alla Madre sono riservati al cielo; la terra non ne è degna. La Vergine, infatti, lo dovrebbe generare immortale e lo genera mortale. Sarebbe stato conveniente che Gesù nascesse da Maria nello stato in cui uscì dal Sepolcro, cioè glorioso e risplendente; [113] e invece Ella lo genera esposto alle nostre abiezioni ed alle nostre miserie. Avrebbe dovuto generarlo nel Paradiso, in cielo, nel seno del Padre, poiché Egli è Figlio dell'Eterno Padre e un giorno verrà esaltato su un trono alla destra e nel seno della Divinità (MARC., XVI, 19): invece lo genera in un paese oscuro, a Nazaret; lo partorirà in un Betlemme, in una stalla, sul fieno e su la paglia.               

Maria riconosce le grandezze del Figlio suo ed anche le proprie grandezze per riguardo a Lui, ma conosce il disegno del Padre di umiliare il Figlio suo, e il disegno del Figlio di umiliarsi Lui stesso; ed Ella entra pienamente in tali disegni e accetta di essere Madre umiliata di un Figlio umiliato. Orbene ecco il luogo e il tempo in cui Maria viene edotta di queste verità ed incomincia ad accettare le umiliazioni fissate nei decreti della divina sapienza sul Figlio suo e sopra di se medesima, su la filiazione Umana del Figlio suo e su la propria Maternità divina. A Nazaret, infatti, in quella nascita di Gesù in Maria, avvengono questi abbassamenti, Maria li conosce e li risente secondo l'ampiezza delle sue cognizioni, secondo la forza del suo amore, secondo il vigore del suo sentimento nelle cose divine, nelle cose che si riferiscono al Figlio suo e suo Dio.

 CARD. PIETRO DE BÉRULLE


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