lunedì 9 agosto 2021

DELLE CAUSE DEI MALI PRESENTI E DEL TIMORE DE' MALI FUTURI E SUOI RIMEDI AVVISO AL POPOLO CRISTIANO

 


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Vengo agli eretici. L'uniforme di cattolici, che hanno portato sino ad ora i Giansenisti, e la debolezza di certi spiriti, che credettero questa eresia un fantasma e una chimera, hanno moltiplicato per modo la loro setta, che molti son divenuti Giansenisti senza nè pur saperlo. Questi lupi trasvestiti da agnelli, molte volte con una verste talare, e con una faccia dimessa, hanno penetrato a notte oscura ne' licei, e nei chiostri, e sino nei gabinetti delle dame. Una massima severa ha loro servito di ve lo, e una protezione comprata con lettere di cambio è stata ad essi di scudo. Hanno immerso il dente nella greggia di Gesù Cristo, affidati nel silenzio delle tenebre, ed ora solo incomincia un'alba nemica a scuoprir co'raggi suoi le loro labbra rosse di sangue. Chi è dunque, che possa discer nere questi lupi, enumerar le pecore da loro scannate nelle città cattoliche, dove per anche le tenebre cuoprono il lor macello? Verrà poi anche in queste parti il celeste agricoltore col vaglio a mondar l'aja, e a separare la paglia dal grano, e allora si apriranno i secreti dei cuori, e si vedrà in mezzo a quanti eretici vivono tuttora i buoni cattolici. - Ma i buoni cattolici sono poi molti? Ahi che se tornasse un Michea profeta, e cominciasse a scorrere le città cattoliche, per la desolazione della vigna di Gesù Cristo s'udrebbe gridare un'altra volta: Misero me, che son divenuto simile a chi raccoglie nell'autunno gli avanzi della vendemmia: non trovo alla mia fame un sol grappolo, e indarno l'anima mia si strugge pel desiderio di frutta mature (1). Non si trova più un santo sulla terra, e non v'ha più tra li uomini un giusto (2). Chiamano il male col nome di bene: e l'ottimo tra loro è come un cardo pungente, e il giusto è come una spina di siepe (5). Ma ecco che arriva il giorno, in cui Dio esplora, e visita la sua vigna: ora sarà devastata (4). Non voglia Iddio, che siccone si avvera il lamento di Michea, cosi pur anche abbia ad effettuarsi la sua predizione. Molti seducon se stessi, perchè hanno la fede di Gesù Cristo, ma poi non ne mo strano nell'opere loro gli effetti. Ora la fede senza l'opere è una fede morta (1). Non basta la fede a giustificare il cristiano, ma sono di più necessarie le opere (2). Come l'uomo è composto di anima e di corpo, e senza l'anima il corpo è morto; così il cristiano è un composto di opere, e di fede, e senza l'opere la fede è morta (5). Dunque mostrate, o Cristiano, le vostre opere per conoscere se siete vivo o morto. Voi credete, che Gesù Cristo è Dio. Anche i demonii lo credono, e tremano (4) . Ma questo non basta. Mostratemi di più, che voi praticate la sua legge; e non vi domando conto de suoi consigli, ma dei suoi precetti; e non di precetti nuovi, ma degli antichi, di quelli soltanto, che sono comuni e agli ebrei, e ai turchi, e a tutte le genti - - - a Ascolta Israele, diceva Mosè agli ebrei, il Signore Dio nostro è il solo Signore. Amerai dunque il tuo Signore Iddio con tutto il cuore, con tutta l'anima, e con tutte le forze (1). E bene quanti sono tra i cristiani che diano prova di amar Dio di questa maniera? Il metodo della vita introdotto comunemente nelle nostre contrade non permette quasi di pensare a Dio, e molto meno di amarlo. Dio diede un certo ordine, e una certa misura al tempo, affinchè servisse insieme ai bisogni dell'uomo, e insieme al culto del creatore. Ogni cosa ha il suo tempo, e dentro lo spazio ad essa assegnato passano tutte le cose sotto del cielo. Tutte le cose ch'egli ha fatte, ciascuna a suo tempo sono buone (2). Ma quest'ordine è stato totalmente inverso dai cristiani. Fu ordinato da Dio il tempo del riposo, e della fatica. Egli medesimo benchè instancabile ne ha lasciato l'esempio nella creazione del mondo; sei giorni di lavoro intorno a questa gran fabbrica, e un giorno di riposo: E Dio ebbe compiuta nel settimo giorno l'opera ch'egli avea fatta: e riposò il settimo giorno dati l' opere che avea compite (1). Dunque non bisognerebbe invertir quest'ordine o dando tutto alla fatica, o tutto al riposo. Danno tutto alla fatica tanti avidi e interessati, i quali non si prendono mai un momento di riposo dagli affari mondani, e dalle sollecitudini della vita. In consequenza non cercano mai, o quasi mai Iddio; e come se tutto dipendesse dalla loro industria, non lascian quasi luogo alla di vina provvidenza. Appena si vede un segno di cristiano mal delineato sulla lor fronte; e i di festivi sono anch'essi dedicati o a raccogliere i guadagni dei giorni antecedenti, o a disporne dei nuovi. Io credo, che dell'Italia, e di tutta l'Europa possa ripetersi ciò, che dice della Francia l'arcive scovo di Vienna (Testim. delle Chiese di Franc. ec. tom. 4. pag. 165.) » A che mai sembra che quivi si attenda dopo non so quanti anni? Ahimè! ben poco agli oggetti della religione, e alla religione stessa: ben poco ad incoraggiare, e a favorire la virtù, ben poco a ciò, che contribuirebbe per ciascun di noi al felice esito del grande affare, dell'affare, le cui conseguenze saranno eterne.

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DEL CONTE CANONICO ALFONSO MUZZARELLI

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