EPISTOLARIO
Le grazie di predilezioni, che ininterrottamente si riversano sull'anima, sviluppano in essa un senso profondo di gratitudine e di umiltà. Ad una maggiore e più limpida conoscenza di Dio, che suscita sentimenti di lode e di ammirazione, corrisponde una visione sempre più chiara e penetrante del proprio io, con tutte le sue limitatezze e indegnità. Quindi, anziché attribuire a sé qualche merito o compiacersi di questo stato, l'anima riconosce e manifesta volentieri che tutto è pura grazia di Dio, il quale si è compiaciuto, nonostante la indegnità della creatura, di elevarla a sé e renderla oggetto di tanto amore e di tanta benevolenza:
"Io riconosco benissimo di non aver in me niente che sia stato capace di attirare gli sguardi di questo nostro dolcissimo Gesù. La sola sua bontà ha colmato l'anima mia di tanti beni" (14 10 1912; cf. anche 3 12 1912).
"Ahimè! che sono inutile a tutto. Il Signore prenda compassione di me e mi renda capace d'adoprarmi, da che tanto mi ama, anch'io a gloria sua" (26 6 1913).
"Per lo innanzi provavo confusione che altri sapessero quello che il Signore opera in me, ma da alcun tempo in qua non la sento più questa confusione, perché vedo che non per questi favori io son migliore, vedendomi anzi peggiore e che poco profitto io fo con tutte queste grazie. Tal è il concetto che ho di me, che non so se vi siano altri peggiori" (1 11 1913).
"Iddio poi si va sempre più ingrandendo all'occhio della mia mente e lo veggo sempre nel cielo dell'anima mia, che si va circondando di densa nebbia. Lo sento vicino e pur lo veggo lontano lontano. Ed al crescere di queste brame Dio si fa più intimo a me e lo sento, ma pure queste brame me lo fanno vedere sempre più lontano. Dio mio! che cosa strana!" (16 7-1917).
"La mia mostruosità apparisce ributtante ai miei occhi istessi, come a quelli di Dio purezza e di ogni uomo; io mi aborro e mi odio, specialmente dal non saperne il modo come uscire da questa mostruosità, Padre! sono indegno di proferire questo nome e dirigere a voi la mia povera parola. Sono ridotto al punto da sembrarmi che la tentazione di disperazione di me stesso si sia già incorporata e che io già disperi" (13 11 1918; cf. anche 17 10 1918).
PADRE PIO DA PIETRELCINA
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