Vita di Don Guido Bortoluzzi
La sua precoce vocazione diventa una promessa
Fu appunto durante una di queste escursioni per andare a prendere il latte quando, all’età di dieci anni, gli accadde un fatto che rafforzò la sua decisione di offrire tutto se stesso alla Madonna e al Signore e diventare prete: la Madonna lo aveva miracolosamente salvato dal pericolo di cadere in un precipizio.
Riprendo un’altra pagina autobiografica.
Ero arrivato alle Casere Pèterle, in cima alla valle Runàl, a prendere il solito latte da Giovanna Mira quando mancava poco più di un’ora al tramonto. In breve il sole fu oscurato dalle nubi e cominciò a piovere. Nella speranza che cessasse, mi fermai. Ma, visto che continuava, mi decisi di ripartire. Mi diedero una vecchia giacca per coprirmi le spalle. 1
Calzavo un paio di scarpette di pezza. Dovevo risparmiare le ‘dàlmade ’ dai danni dei ciottoli che coprivano la strada ripida, ma i danni li sentivano le mie caviglie.
Mi sconsigliarono di prendere la scorciatoia per i prati del Col Salèr ai Lastrìn, ma, giunto al bivio coi piedi dolenti, preferii eventuali scivolate sul prato ai sassi che mi rotolavano sotto i piedi.
Si fece buio presto e non sapevo a che punto dovevo girare a sinistra per ritornare sulla strada. La pioggia sempre più fitta ad ogni nuovo lampo e tuono faceva scorrere l’acqua sotto i miei piedi.
Lunghi scivoloni mi avevano portato troppo a destra dove sotto c’era il burrone profondo e il torrente che rumoreggiava minaccioso. Ad ogni scivolone mi adagiavo sul fianco per aderire di più al suolo ripido e per poter piantare le dita della mano libera sul terreno e così trattenermi.
Con l’altra tenevo il manico del vaso del latte che era da cinque litri, ma ne conteneva uno soltanto, non avendone trovato uno più piccolo.
Un terrore inesprimibile mi invase quando mi sentii scivolare per una decina di metri fin dove sentivo direttamente il fragore del torrente sottostante. Mi adagiai supino annaspando intorno senza trovare alcun appiglio. L’acqua piovana scorreva sotto la mia schiena. La vecchia giacca che mi era stata data era inzuppata e pesante e mi era sfuggita dalle spalle.
Terrorizzato invocai la Madonna. In cima alla valle c’è Irighe col suo Santuario, mèta di pellegrinaggi. A Lei rinnovai il mio proposito di consacrarmi al Signore.
Non osavo muovermi perché ogni piccolo movimento mi faceva scivolare.
Mi vedevo con la fantasia ormai morto sfracellato laggiù e immaginavo come il dì seguente mi avrebbero cercato e raccolto in pezzi.
Invocavo un po’ di luce, urlando fortemente.
Proprio sopra di me guizzarono successivamente tre lampi e vidi la mia posizione.
Riuscii a raccogliere la giacca, ma non il berretto nuovo al quale ero affezionato per la piccola aquila dorata che era stata cucita sul davanti.
Fatti alcuni passi prudenti verso la strada, mi ritrovai di fronte ad un profondo crepaccio. Non potevo saltarlo e non trovavo, nel buio, il modo di aggirarlo. Disperato urlai ancora:
– Madonna Santissima, aiutatemi ancora. Fate che trovi la via d’uscita. –
Fui molto contento di vedere ancora un lampo e poi un secondo. Così riuscii a portarmi in salvo.
Il berretto fu trovato, su mie indicazioni, da mio fratello maggiore il giorno seguente, in cui toccava a lui, di turno, recarsi alle Casere Pèterle, a prendere il solito litro di latte.
Dagli scritti di Don Guido Bortoluzzi
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