AGOSTINO AI SANTI FRATELLI E VESCOVI EUTROPIO E PAOLO
La nona contestazione: la libertà umana è più incline a peccare che a non peccare?
4. 9. Scrive costui: Si deve porre un'altra domanda su che cosa faccia essere l'uomo con il peccato: se una necessità di natura o se una libertà dell'arbitrio. Se una necessità di natura, l'uomo è esente da colpa; se una libertà dell'arbitrio, domandiamoci da chi l'uomo abbia ricevuto la stessa libertà dell'arbitrio. Senza dubbio da Dio. Ora, quello che Dio ha dato è sicuramente buono: non si può negare. Ma come dunque risulterebbe buono, se fosse incline più al male che al bene? Ed è più incline al male che al bene il libero arbitrio, se per esso l'uomo può essere con il peccato e non può esser senza peccato. Si risponde: per libertà d'arbitrio accadde che l'uomo fosse con il peccato, ma ormai la viziosità dovuta e seguita al castigo ha cambiato la libertà in una necessità. Perciò la fede grida a Dio: Salvami dalle mie necessità 17. Noi, posti sotto queste necessità, o non possiamo capire quello che vogliamo, o vogliamo fare quello che abbiamo capito ma non possiamo farlo. Infatti anche la stessa libertà è una promessa che viene ai credenti dal Liberatore. Se il Figlio vi farà liberi, dice Gesù, sarete liberi davvero 18. La ragione è che, quando la volontà fu vinta dal vizio in cui cadde, la natura perse la libertà. Per questo un altro testo della Scrittura dice: Uno è schiavo di ciò che l'ha vinto 19. Come dunque il medico non è necessario ai sani, ma ai malati 20, così il liberatore non è necessario ai liberi, ma agli schiavi, cosicché con il suo Liberatore si congratula la libertà dicendo: Hai salvato l'anima mia dalle sue necessità 21. È la stessa sanità infatti ad essere la vera libertà, e la libertà non si sarebbe perduta se la volontà fosse rimasta buona. Poiché invece la volontà peccò, nell'uomo che peccò insorse la dura necessità di avere il peccato dentro di sé, finché si guarisca tutta l'infermità e si riceva tanta libertà che in essa sia, com'è necessario, immutabile la volontà di vivere felicemente, unita alla necessità volontaria e felice di vivere anche santamente e di non peccare mai più.
La decima contestazione: l'uomo è cattivo?
4. 10. Scrive costui: Dio dunque fece buono l'uomo e oltre a farlo buono gli comandò pure di fare il bene. Quanto sarebbe grande la nostra empietà, se dicessimo che l'uomo è cattivo, mentre non è stato fatto cattivo né gli è stato comandato di fare il male, se gli negassimo la possibilità d'essere buono, mentre è stato fatto buono e gli è stato comandato di fare il bene! Noi rispondiamo: Proprio dunque perché non è stato l'uomo da se stesso, ma è Dio che ha fatto buono l'uomo, non è l'uomo che si rifà buono da se stesso, ma è Dio che lo rifà buono, se collabora con Dio mediante il volere, il credere, il pregare, liberandolo dal male che ha fatto a sé da se stesso. Ciò poi avviene se, con la grazia di Dio per Gesù Cristo nostro Signore 22, l'uomo si rinnova nella sua anima di giorno in giorno 23 così da meritare di risorgere con il suo corpo nell'ultimo giorno non alla pena, ma alla vita eterna.
Sant'Agostino
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