mercoledì 18 ottobre 2023

LA PERFEZIONE DELLA GIUSTIZIA DELL'UOMO

 


AGOSTINO AI SANTI FRATELLI E VESCOVI EUTROPIO E PAOLO 


La nona contestazione: la libertà umana è più incline a  peccare che a non peccare? 

4. 9. Scrive costui: Si deve porre un'altra domanda su che cosa  faccia essere l'uomo con il peccato: se una necessità di natura o se  una libertà dell'arbitrio. Se una necessità di natura, l'uomo è esente  da colpa; se una libertà dell'arbitrio, domandiamoci da chi l'uomo  abbia ricevuto la stessa libertà dell'arbitrio. Senza dubbio da Dio.  Ora, quello che Dio ha dato è sicuramente buono: non si può  negare. Ma come dunque risulterebbe buono, se fosse incline più al  male che al bene? Ed è più incline al male che al bene il libero  arbitrio, se per esso l'uomo può essere con il peccato e non può  esser senza peccato. Si risponde: per libertà d'arbitrio accadde che  l'uomo fosse con il peccato, ma ormai la viziosità dovuta e seguita  al castigo ha cambiato la libertà in una necessità. Perciò la fede  grida a Dio: Salvami dalle mie necessità 17. Noi, posti sotto queste  necessità, o non possiamo capire quello che vogliamo, o vogliamo  fare quello che abbiamo capito ma non possiamo farlo. Infatti anche  la stessa libertà è una promessa che viene ai credenti dal  Liberatore. Se il Figlio vi farà liberi, dice Gesù, sarete liberi davvero 18. La ragione è che, quando la volontà fu vinta dal vizio in  cui cadde, la natura perse la libertà. Per questo un altro testo della  Scrittura dice: Uno è schiavo di ciò che l'ha vinto 19. Come dunque il  medico non è necessario ai sani, ma ai malati 20, così il liberatore  non è necessario ai liberi, ma agli schiavi, cosicché con il suo  Liberatore si congratula la libertà dicendo: Hai salvato l'anima mia  dalle sue necessità 21. È la stessa sanità infatti ad essere la vera  libertà, e la libertà non si sarebbe perduta se la volontà fosse  rimasta buona. Poiché invece la volontà peccò, nell'uomo che peccò  insorse la dura necessità di avere il peccato dentro di sé, finché si  guarisca tutta l'infermità e si riceva tanta libertà che in essa sia,  com'è necessario, immutabile la volontà di vivere felicemente, unita alla necessità volontaria e felice di vivere anche santamente e di  non peccare mai più. 


La decima contestazione: l'uomo è cattivo? 

4. 10. Scrive costui: Dio dunque fece buono l'uomo e oltre a farlo  buono gli comandò pure di fare il bene. Quanto sarebbe grande la  nostra empietà, se dicessimo che l'uomo è cattivo, mentre non è  stato fatto cattivo né gli è stato comandato di fare il male, se gli  negassimo la possibilità d'essere buono, mentre è stato fatto buono  e gli è stato comandato di fare il bene! Noi rispondiamo: Proprio  dunque perché non è stato l'uomo da se stesso, ma è Dio che ha  fatto buono l'uomo, non è l'uomo che si rifà buono da se stesso, ma  è Dio che lo rifà buono, se collabora con Dio mediante il volere, il  credere, il pregare, liberandolo dal male che ha fatto a sé da se  stesso. Ciò poi avviene se, con la grazia di Dio per Gesù Cristo  nostro Signore 22, l'uomo si rinnova nella sua anima di giorno in  giorno 23 così da meritare di risorgere con il suo corpo nell'ultimo  giorno non alla pena, ma alla vita eterna. 

Sant'Agostino

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