DIARIO SPIRITUALE
di Anonimo napoletano
" Benché a chi è entrato in Religione, e si guarda d'offender Dio, paia di aver fatto tutto ; oh che rimangono certi vermi, che non si lascian conoscere, finché non ci abbian rose le virtù ! E questi sono un amor proprio, una propria stima, un giudicare gli altri, benché per lo più in cose piccole, ed un mancamento di carità verso il prossimo: poiché se pure strascinando, soddisfacciamo all'obbligo, non lo facciamo con quella perfezione, che Dio vorrebbe da noi. " S. Teresa.
Ad uno di questi vermi, che è quello della propria stima, attribuiva Monsignor di Palafox la causa della sua rilassazione dopo la sua conversione, e dell'essere stato vicino a perdersi per sempre. Poiché, dice, sebbene io era umile, mi dava però a credere di esser veramente umile: ed ancorché procurassi e bramassi d'esser buono, solea presumere d'esser veramente buono: e quella occulta superbia obbligò la divina Bontà ad ammaestrarmi, acciò vedessi, che non era buono, ma cattivo, fiacco, miserabile, e pieno di superbia, di sensualità, d'infedeltà, ed un prodigo dispregiatore de' beni della grazia. Si narra nelle Vite de' PP. che due di loro aveano ricevuto il dono di vedersi scambievolmente la Grazia uno del cuore dell'altro. Or essendo uno di loro uscito di cella un Venerdì di buon'ora, trovando un Monaco, che stava mangiando in quell'ora contro il consueto de' Monaci, lo giudicò di mancamento, e ne lo riprese. Ritornato poi a casa, il compagno non vide in lui il solito segno della Grazia, e gli dimandò che avesse fatto, e non ricordandosi l'altro di nulla: vedi soggiunse, che non abbi detta alcuna parola oziosa. Allora ricordossi quegli del suo mal giudizio, e gli narrò il fatto: per lo che ambidue digiunarono due intere settimane: quali terminate, apparve nel colpevole il solito segno.
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