Il dì 13 maggio 1815 nella santa Comunione fu la povera anima mia favorita dalle tre divine persone, unitamente e distintamente ricevetti grazie da loro. Non so dir di più, perché nel ricevere questo favore perdetti ogni uso di ragione, e stette la povera anima mia fuori di se stessa circa un’ora e mezza. Dopo di questo tornarono alle potenze le loro facoltà, e nuovamente ricevetti grazie. Mi fu mostrato il mio spirito sotto la forma di nobile giovanetto, bello nel volto e agile nel portamento, adorno di bellissimo scapolare trinitario, bianco con croce sfolgoreggiante di luce.
Il nobile giovanetto portava nella mano destra un masso di luce risplendentissima; questo masso di luce, così da me chiamato, per non aver termini adatti per spiegare cosa così bella e di sommo valore, qual era questa luce, con la quale il mio spirito si presentava liberamente al suo Dio, e da Dio era benignamente ricevuto. In questa guisa adorno, fu dai santi patriarchi Felice e Giovanni e dai santi Re magi presentato all’augusto trono di Dio. Molti spiriti celesti mi facevano corona d’intorno, e pieni di ammirazione lodavano e benedicevano Dio. Questi nobili personaggi mi presentarono al celeste mio Re, il quale benignamente mi ricevette tra le sue braccia; si degnò farmi gustare il prezioso liquore che scaturiva dal suo amoroso cuore.
Oh, quanto mai era dolce e soave! la povera anima mia restò come inebriata dalla fragranza e dalla soavità, ma quando tutta liquefatta se ne stava, l’amante mio Re mi invitò ad entrare nel suo cuore. Oh, come l’amore apriva la nobile ferita! con quale amore mi introduceva ben dentro, non è spiegabile! Di qual sorta furono i replicati inviti dell’amoroso suo cuore non è di mente umana il comprenderlo; neppure io, che ne godetti i buoni effetti, ne comprendevo la gran vastità.
Entrata che fui in quell’amorosa caverna, chi lo crederebbe? trovai nel suo venerando cuore cose così grandi e magnifiche, che non so paragonarle a nessuna cosa del nostro mondo, per bella e magnifica che sia.
Introdotta che fui negli ampli spazi di questa vastità, godeva la povera anima mia quanto di dilettevole e di bello possa mai trovarsi sulla terra, ma in una maniera che non è spiegabile.
Beata Elisabetta Canori Mora
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