giovedì 15 agosto 2024

NON TROVAVO PIÙ IL SIGNORE E IN QUESTA PENA IMPARAVO A CONOSCERE ME E DIO

 


Qualche volta, quando mi trovavo con qualche aridità e desolazione e non trovavo più il Signore e venivami tale brama di Esso, uscivo fuori di me, correvo ora in un luogo ora in un altro. Lo chiamavo ben forte, gli davo tutte le sorti di nomi, ora Padre, ora Maestro, ora Sposo, ed andavo cercando nomi magnifici, e tutti li dicevo più volte. Correvo e alle volte mi fermavo buon tempo, ché non potevo più, e poi mi tornava di nuovo questa brama, e mi mettevo a correre e gridavo forte con dire: Mio sommo Bene, tornate a me. Delle volte mi pareva di sentirlo, ma in modo che non so spiegarlo. So che allora impazzivo più che mai: mi sentivo come abbruciare, in particolare qui dalla parte del cuore. Vi mettevo panni bagnati nell'acqua fresca, ma in subito si asciugavano. Mi sentivo consumare e non sapevo cosa fosse. Mi aiutavo di chiamare il Signore, la voce non mi bastava, coi colpi delle catene e spine dicevo: Questi ancora, o Gesù mio, son voce per me; però tornate, non posso più. Ora chiamavo i santi e sante dicendo loro: Dite a Gesù mio sposo che l'aspetto. Venga ora, non tardi più. Delle volte dicevo a qualche santo più particolare: O mio avvocato, avete pure voi provato queste sorte pene, quando stavate quaggiù fra noi; sapete che cosa è il vivere lontani da Dio con queste desolazioni; e perché non vi movete a pietà? Dite al mio Signore, al mio Sposo che l'aspetto: non tardi più.
Di tutto questo che ho raccontato sinora mi è occorso delle volte senza numero. Dicevo anche più cose, ma non mi ricordo bene di tutto, e però non le scrivo.

Molte volte in un subito mi trovavo priva d'ogni desiderio e fra tenebre e oscurità non potevo fare più parola. Solo dicevo: Signore siate benedetto, sia fatto ora e sempre il vostro santo volere. Stavo dei giorni così patendo, e non trovavo il Signore in modo alcuno. era questo suo nascondersi una gran pena. Ma che? Fra questa pena imparavo a conoscere che cosa io potevo da me stessa, e molto più penetravo il mio neinte, la mia impotenza; la carità, l'amore infinito di Dio. Questo mi faceva operare e far tutto.

S. VERONICA GIULIANI


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