sabato 14 novembre 2020

TRATTATO DI DEMONOLOGIA

 


GERMANA CELE, NATAL, SUDAFRICA 1906-1907


Una predica a due che ha fatto epoca

La relazione del padre Erasmo narra lo svolgimento singolare, in parte drammatico — e in parte  anche comico — di una Messa solenne da lui celebrata nella cappella della missione la domenica 20 agosto 1906 alla presenza di un tolto pubblico. Era presente anche la nostra Germana, tenuta sotto  controllo da una suora e da una robusta ragazza negra, in un angolo, in fondo alla cappella.

Appena cominciata la Messa Germana cominciò a dar segni di insofferenza, a far boccacce, gesti  scomposti, a chiacchierare forte. Al vangelo la cosa si fece ancora più seria. Il celebrante leggeva il  testo di Matteo nel quale erano riferite le parole di Gesù: «Questo genere di demoni non si caccia  che con la preghiera e il digiuno» (Mt 17,21). A quel punto il fracasso diventò assordante. La  ragazza cercava di disturbare il sacerdote in tutti i modi con urli, risate, sghignazzi, battiti di mani,  digrignando i denti, lanciando insulti. Poi improvvisamente sfuggì alle sue guardiane e scappò dalla  cappella.

Padre Erasmo si fermò un istante, la fece richiamare e la fece rimettere, sempre sotto buona guardia, nel primo banco. Lì essa, senza volersi inginocchiare, continuò a far boccacce e a digrignare i denti. Il predicatore cominciò la sua omelia commentando il testo evangelico. Raccomandò agli uditori la preghiera e la vigilanza per non cadere nei lacci del maligno: il demonio, bugiardo fin da principio,  cerca soltanto di ingannare e di sedurre gli uomini per farli cadere in peccato.

Qui comincia il dialogo animatissimo con battute, interruzioni, repliche, negazioni e ritrattazioni  che hanno reso interessantissima e unica quella Messa per tutti quelli che vi erano presenti. Ne  riportiamo in riassunto la parte centrale. Dei due predicatori, padre Erasmo e il demonio, che  parlava per bocca di Germana, il più efficace fu certamente il secondo. I principi della fede e della  morale non potevano essere meglio esposti e spiegati dallo strano e improvvisato predicatore. GERMANA (cioè il diavolo): Falso! falsissimo! È tutto una bugia! — gridò satana interrompendo  padre Erasmo, battendo forte sul banco e gettando in aria i libri della preghiera.

IL PADRE: Taci e dì la veritì!

GERMANA: Sì, è tutto vero quello che dice il padre. 

IL PADRE: Il demonio lavora le anime alla loro perdizione con le tre concupiscenze, la  concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita.

Molti si lasciano sedurre, vivono abitualmente in peccato quando si confessano tacciono. GERMANA: Non confessatevi!

IL PADRE: Taci! Chi pecca è schiavo del peccato e dello spirito del male. Quanto numerosi sono  nel mondo li schiavi di questo genere! Sono ciechi e sordi, si accostano sacrilegamente ai  sacramenti e moltiplicano colpe su colpe.

GERMANA: Tacete sempre in confessione! Dite sempre bugie al confessore!

IL PADRE: Finiscila e confessa la verità.

GERMANA: Sì, quello che dici è tutto vero.

IL PADRE: Io metto davanti a voi — dice il Signore — la vita e la morte. Scegliete. Chi sceglie la  vita e vuole avere giorni buoni abbandoni il male e faccia il bene. Credete in Dio, amatelo e  osservate i suoi comandamenti.

GERMANA: — cercando di contraffare ironicamente la voce, i gesti e le parole del predicatore e  allungando la lingua fuori dalla bocca — Che cosa vuol dire credere? Che osa è Dio? Dov’è Dio?  Tu non l’hai mai visto. Come puoi dire che c’è un Dio?

IL PADRE: Taci, spirito immondo e di la verità.

GERMANA: Sì, c’è un Dio. Egli è in cielo e in ogni luogo. Io l’ho visto.

IL PADRE: Ora è il tempo della grazia — dice l’apostolo questi sono i giorni della salvezza. 

Cercate di sfruttarli al massimo. Spogliatevi dell’uomo vecchio coi suoi vizi e le sue concupiscenze  e rivestitevi dell’uomo nuovo creato secondo Dio nella verità, nella santità e nella giustizia. GERMANA: No! no! no! Non fate questo. E tutto una bugia e un inganno.

IL PADRE: Silenzio! Cercate, fratelli di fare vera penitenza dei vostri peccati ricordandovi del  sangue, della passione e morte del Salvatore. Inginocchiatevi umilmente davanti al crocifisso e fate  un vero esame della vostra coscienza.

GERMANA: Tu continui a raccomandarmi di tacere e poi continui a parlare. Come mai una predica tanto lunga oggi? Finiscila una buona volta! Tu mi hai già stufato abbastanza.

IL PADRE: Il Signore è il buon pastore che va in cerca della pecora smarrita. Egli è pieno di bontà e di misericordia. Rivolgetevi a lui con fede, con amore e con timore ed egli vi accoglierò. GERMANA: Falso, falso, falso! Non fatelo!

IL PADRE: Dì che non è falso. Te lo ordino!

GERMANA: Sì, è tutto vero, è veramente così.

IL PADRE: Dopo i comandamenti di Dio dovete osservare anche i precetti della chiesa, assistere  alla Messa la domenica e le feste comandate.

GERMANA: Non fatelo. Venite in chiesa dopo l’elevazione, chiacchierate e ridete durante la Messa e uscite di chiesa prima che sia finita. Ma questa predica quanto dura? Quando la smetterai di  parlare?

IL PADRE: L’inferno esiste e molti vi cadono.

GERMANA, ridendo sguaiatamente e battendo le mani dalla gioia: Confessatevi tacendo il peccato, non preparatevi, non pensate al dolore e al proposito. Solo così andrete in paradiso!

IL PADRE, dopo aver invitato l’assemblea a inginocchiarsi e a promettere a Dio di migliorare la  propria vita, recitò diverse preghiere, fece rinnovare i voti battesimali e finì con l’invocazione alla  Madonna essendo quel giorno la festa del Cuore Immacolato di Maria.

GERMANA: Noi (i demoni) non possiamo inginocchiarci, noi non possiamo dare a Dio nessun  onore. Io non posso adorare Dio, fate tutti come me. Date la vostra anima al diavolo.

Dopo la predica fu intonato il Credo. Alle parole «Si è incarnato» Germana ricominciò a strepitare,  a abbaiare e a fare i soliti gesti. Durante l’offertorio si alzò dal banco rimanendo sospesa due metri  nell’aria, poi sghignazzando andò a posarsi nel coro dietro all’altare. Ma bastò una severa occhiata  del celebrante per richiamarla all’ordine e farla tornare subito, da sola, al suo posto. Poco dopo,  restando nel banco, voltò le spalle all’altare e gridò:

— Adorate me.

A un nuovo comando del padre si voltò di nuovo verso l'altare e così rimase fino alla fine. 

Avvicinandosi il momento della consacrazione la sua agitazione aumentò sempre più procurando  non poco disturbo e distrazione ai presenti.

Dopo la Messa ci fu la benedizione eucaristica. Il canto del Tantum Ergo le dava maledettamente  sui nervi. All’incensazione dell’Altissimo non né poté più:

— Finiscila col tuo fumo! e disse una bestemmia che non si può ripetere.

E facile capire la profonda impressione che quella Messa e quella omelia a due deve aver lasciato in tutti i preesenti.

Paolo Calliari

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